Le guerre del Terzo Millennio

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Tra le molte peculiarità che distinguono la nostra epoca c’è da registrare quella della conflittualità permanente di cui la recente guerra in Ucraina non è che l’ennesimo esempio.

Tuttavia, ci sono vari tipi di guerra: c’è la guerra fredda, la guerra strisciante, la guerra maliziosa e così via. Addirittura nella terminologia corrente il termine stesso di guerra (con tutti i suoi “corollari”: assalto, attacco, aggressione, ecc.) è ormai entrato nel linguaggio comune, simbolo efficace di una situazione, d’uno stato d’animo, di una statistica. Così si parla di guerra dell’auditel, guerra della finanza, aggressione sportiva (a parte gli ultras, ecc.); sono questi tutti modi che servono a comunicare un “momento” della vita che sta intorno a noi.

Esiste poi anche una guerra dell’arte o meglio, in questo caso, una guerra all’arte, cioè al bello, alla raffinatezza del gusto e dei modi, alla correttezza dei comportamenti e degli stati d’animo. Se ne va progressivamente in fumo, per così dire, una parte fondamentale di noi, di tutto ciò che l’umanità ha appreso in secoli e secoli di riflessione, di studi, di confronti. Se le bombe di Putin hanno distrutto buona parte dei tesori ucraini, altro tipo di proiettili aggrediscono e distruggono ogni giorno il patrimonio di un’altra bellezza: quella dell’intelligenza, della solidarietà, del rispetto.

La conclusione sembra scontata: dovremo abituarci a vivere col brutto, col sopruso, con l’inganno, con la sopraffazione. Sono tutte cose queste che non appartengono al mondo dell’ arte e della cultura per cui potremmo dire che stiamo andando incontro ad una vera e propria disfatta (giusto per usare un termine di assuefazione bellica).

La storia ci ha insegnato che quando arte e cultura vengono meno ovvero sono ridotte al lumicino, non è possibile nemmeno percorrere alcun cammino di pace, il che significa avviare l’umanità presente ad un declino senza speranza.

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Saggista e musicologo, è laureato in “Sociologia delle Comunicazioni di Massa”. Tra i suoi libri ricordiamo: Il Canto Nero (Milano, 1982), Trecento anni di jazz (Milano, 1986), Jazz moderno (Milano, 1990), Vesuwiev Jazz (Napoli, 1999), Il popolo del samba (Roma, 2005), Ragtime, Jazz & dintorni (Milano, 2007), prefato da Amiri Baraka, Una storia sociale del jazz (Milano 2014), prefato da Zygmunt Bauman, Saudade Bossa Nova (Firenze, 2017). Per i “Saggi Marsilio” ha pubblicato l’unica Storia del ragtime, in due edizioni (Venezia, 1984 e 1989) edita in Italia e in Europa. Ha scritto monografie: due su Frank Sinatra (Venezia, 1991) e The Voice – Vita e italianità di Frank Sinatra (Roma, 2011), e su Vinicio Capossela (Milano, 1993), Francesco Guccini (Milano, 1993), Louis Armstrong (Napoli, 1997), un paio di questi col contributo amichevole di Renzo Arbore e Gianni Minà. Collabora con la RAI, per la cui struttura radiofonica ha condotto diverse trasmissioni musicali, e per La Storia siamo noi ha contribuito allo special su Louis Armstrong. Tiene periodicamente stage su Civiltà Musicale Afroamericana oltre a collaborare con la Fondazione Treccani per le voci afroamericane. Tra i vari riconoscimenti ha vinto un Premio Nazionale Ministeriale di Giornalismo, ed è risultato tra i finalisti del Premio letterario Calvino per l’inedito. Per la narrativa ha pubblicato un romanzo breve per ragazzi dal titolo Easy Street Story, (Npoli, 2007), la raccolta di racconti È troppo tardi per scappare (Napoli, 2013), il romanzo epistolare Caro Giancarlo – Epistolario mensile per un amico ammazzato, (Terracina, 2014), che gli è valso il Premio ‘Giancarlo Siani’ 2014. È il direttore artistico del Festival Italiano di Ragtime e il suo sito è www.gildodestefano.it.

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