Cava de’ Tirreni… Massimiliano de Rosa stretto tra il Pd, Servalli, Pinturicchio e San Girolamo
Cava de' Tirreni... Massimiliano de Rosa stretto tra il Pd, Servalli, Pinturicchio e San Girolamo
Nel 1946, alla conferenza di pace di Parigi, il nostro presidente del Consiglio dei Ministri di allora, Alcide De Gasperi, davanti ai rappresentanti delle potenze alleate vincitrici della seconda guerra mondiale, pronunciò un discorso memorabile.
«Sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me».
Così principiò. Non aveva torto De Gasperi. Era, sebbene da un punto di vista storico e politico non fosse personalmente colpevole, il rappresentante di un Paese, il nostro, uscito dal conflitto sconfitto e distrutto. Non solo. Rappresentava il Paese dove era nato il fascismo. Un regime dittatoriale che aveva stretto poi una tragica alleanza con la follia hitleriana del Terzo Reich germanico. Insomma, tutto era contro l’Italia e i suoi nuovi governanti.
Questo evento storico mi è venuto alla mente leggendo l’intervista al segretario del Pd cavese Massimiliano de Rosa pubblicata poco fa dal nostro giornale. Fatte le dovute differenze e proporzioni, a partire dal contesto, il nostro, assai, ma molto assai modesto e casereccio, de Rosa indubbiamente aveva e ha tutto contro nel rispondere alle domande. Il Pd nazionale è stato sconfitto ed è in crisi. In sede locale, poi, la situazione del nostro Comune, da sette anni guidato dal Pd, che versa in una disastrosa situazione finanziaria. Peggio di così!
De Rosa, tuttavia, da buon avvocato fa del suo meglio. Tratteggia, con un linguaggio forbito ed appropriato, un panorama politico se non a tinte rose quantomeno luminose a sufficienza. E’ indubbiamente un ottimista. E’ uno che, per carattere, vede di sicuro un bicchiere mezzo pieno piuttosto che mezzo vuoto. Anzi, persino mezzo vuoto quando è vuoto del tutto.
Qualche osservazione, però, è inevitabile.
De Rosa parla di una «situazione sfavorevole, con un’amministrazione che paga l’impopolarità dovuta ad un’opera di risanamento dei conti comunali». Sull’impopolarità dell’Amministrazione Servalli concordiamo, ma che questa sia dovuta ad un’azione di risanamento ho qualche dubbio.
Il primo, perché non so se sia stata per davvero avviata un’azione di risanamento finanziario. Anzi, il nostro afferma che l’attuale maggioranza ha garantito «la messa in sicurezza dei conti del Comune». In proposito, ho più di qualche dubbio. L’impressione, da profano di contabilità pubblica, è che per ora sia stata fatta un’operazione di mettere a posto i numeri del bilancio. Non certo, però, la sostanza del bilancio stesso. Il rischio è che da qui a poco ci ritroveremo con altri debiti da aggiungere agli attuali. Ovviamente, mi auguro di sbagliare.
Lo stesso trasferimento della riscossione della Tari alla Metellia mi dà una pessima sensazione. Quella di un modo artificioso e sbrigativo per liberare il bilancio comunale di ulteriori futuri debiti. E che la Metellia in prospettiva possa saltare, non mi sembra affatto un’ipotesi peregrina, diversamente non si spiegherebbe la resistenza, tenace e silenziosa (per ora), della sua governance. Vedremo, nell’auspicio che gli attuali soloni finanziari del nostro Comune si siano fatti bene i conti e dimostrino nei fatti con i prossimi bilanci di avere ragione.
Il secondo, l’opinione pubblica cittadina a grande maggioranza non vede e non apprezza il risanamento che sta portando avanti Servalli. Al contrario, gli imputa il disastro finanziario in cui versa il nostro ente comunale. L’impopolarità, quindi, è ascrivibile alle responsabilità dei debiti accumulati ed emersi negli ultimi due anni, attribuite a Servalli & C..
D’altro canto, la percezione che hanno i cavesi delle difficoltà finanziarie del Comune vanno ben oltre anche la stessa realtà. Mi spiego con un episodio accadutomi ieri. Nel corso di un’amabile conversazione avuta con alcune signore cavesi, sufficientemente colte e all’apparenza ben informate, è venuta fuori una vera e propria fake. Il Palazzo di Città, così avevano saputo, venerdì scorso era stato chiuso per mancanza di energia elettrica. Il motivo? Non era stata pagato la bolletta. Ce n’è voluto un po’ per spiegare che sì il Comune sarà pure in difficoltà finanziarie, ma che non era questa la ragione. Molto più semplicemente c’erano da eseguire dei lavori di manutenzione da parte della società erogatrice. All’amico Massimiliano, in proposito, non c’è alcun bisogno di aggiungere altro.
Un’ultima osservazione. Sul cambio di passo dell’Amministrazione Servalli, de Rosa parla di «un nuovo assetto alla macchina burocratica a partire dai dirigenti e dalle posizioni organizzative». Il suo è un programma minimalista. Vero è che ci vuole una rivisitazione della struttura amministrativa, a partire dai dirigenti e finire con gli uscieri, ma non è questa la soluzione del problema. Il salto di qualità l’Amministrazione Servalli lo farà se cambia radicalmente, o comunque in larga parte, la compagine assessoriale. Altrimenti la musica non cambierà e i dirigenti saranno costretti, per assenza di autorevolezza della parte politica, a dover arrangiarsi da soli. Peggio, a supplire alle mancanze della politica. Con i risultati che, purtroppo, ad oggi ci sono stati. Primo fra tutti, la guerra tra bande a Palazzo di Città, dove tra i dirigenti, o alcuni di loro, vi è un conflitto aperto e senza esclusione di colpi.
Questo per dire che se non c’è una Giunta municipale all’altezza della situazione delicata che si è andata creando nel tempo, il Comune continuerà a perdere colpi, la città verrà affossata ancora di più e il Pd, questa maggioranza e il centrosinistra andranno verso un inevitabile suicidio politico collettivo.
Per il resto, che dire? Riconosco al segretario cittadino del Pd una brillante e sagace capacità di narrazione. Al contrario di qualche altro esponente, soprattutto componente dell’attuale Amministrazione comunale, de Rosa non conta favole. Si limita a dipingere la realtà con pennellate di gradevoli colori, riduce le zone grige, attenua stingendo le tonalità più scure. Insomma, ricordando l’Avvocato, si rivela in certo qual modo, lui che è di fede juventina, una sorta di novello Pinturicchio.
Gli va di sicuro riconosciuto un bel coraggio e un’apprezzabile forza di volontà. Al suo posto, per com’è messo il Pd nel Paese e l’esecutivo municipale, mi avvilirei. Quasi di sicuro getterei la spugna. Lui no. La differenza forse sta nel fatto che lui ci crede. Al Pd, a quello che resta di questa maggioranza… Forse, senza averne contezza, ha una vocazione penitenziale sulla scia di San Girolamo.
C’è da invidiarlo. E, per davvero, auguri sinceri.