scritto da Pasquale Petrillo - 11 Ottobre 2017 12:50

Cirielli, il Rosatellum, le preferenze e la seconda repubblica mai nata

foto Angelo Tortorella

Ci sono almeno due risposte nell’intervista rilasciata al nostro giornale dall’onorevole Edmondo Cirielli, che meritano un approfondimento anche perché strettamente collegate tra loro.

La prima riguarda un tema politico e parlamentare di strettissima attualità, ovvero la discussione della nuova legge elettorale, volgarmente chiamata Rosatellum, dal nome del suo proponitore, Ettore Rosato, capogruppo del Partito Democratico alla Camera dei deputati.

Cirielli boccia la legge senza mezzi termini. E, in verità, condividiamo le sue puntuali critiche. Se questa legge riuscirà a venire alla luce, avremo un nuovo parlamento di nominati e non di eletti, salvo per un terzo di loro che gli elettori sceglieranno nei collegi uninominali. Per il resto decideranno i capi partito. In lista saranno piazzati i candidati scelti dai partiti e risulteranno eletti, in ragione dei voti ottenuti dalla lista e quindi dei seggi ad essa attribuiti, secondo l’ordine determinato sempre dai partiti. Gli elettori potranno esprime un unico voto, valido sia per la quota proporzionale per le liste bloccate che per il collegio uninominale. Insomma, non sarà possibile per l’elettore il voto di preferenza tra i candidati in lista. Tradotto, continua la frode, anche se mitigata rispetto al sistema elettorale adottato in questi ultimi dieci anni, nei confronti della libertà e del potere del cittadino-elettore di scegliere il candidato preferito.

La seconda risposta di Cirielli, che merita di essere evidenziata, è quella in cui afferma che l’ultima legge elettorale, il cosiddetto Porcellum, si è dimostrata sbagliata “per la modalità di selezione della classe dirigente”. Tant’è che Cirielli, il quale è in parlamento da oltre quindici anni, confessa di aver assistito ad “un progressivo declino della classe politica”, di cui lui stesso fa parte, attribuendole la responsabilità del “progressivo slittamento verso il basso” piuttosto che far lievitare la qualità della politica e dei suoi interpreti.

E come dargli torto!? Cirielli ritiene che con una legge elettorale con le preferenze, e “dove le coalizioni siano chiare fin dall’inizio, si potrebbe tornare a parlare di politica con la P maiuscola, scegliendo parlamentari radicati sul territorio ed abituati a stare in mezzo al popolo e a comprenderne i problemi e gli umori”.

Non siamo certi che basterebbero le preferenze per voltare pagina, ma di sicuro con queste leggi elettorali farlocche, compresa l’eventuale prossima, buone a imbrigliare, raggirare e a surrogare la reale volontà popolare, ci ritroveremo in Parlamento sempre una rilevante schiera di deputati e senatori che al più potrebbero andare bene a dire la loro in un’assemblea di condominio.

Certo è che la storia fa dei brutti scherzi. Le preferenze elettorali negli ultimi anni della prima repubblica, tra la fine degli anni ottanta e i primi anni dell’ultimo decennio dello scorso secolo, venivano considerate come uno dei mali peggiori della nostra democrazia.

Nelle preferenze si vedeva buona parte delle negatività del nostro Paese: corruzione, mercimonio elettorale, voto di scambio, malaffare, infiltrazioni mafiose e malavitose in genere, ma anche il perno della partitocrazia, il fulcro del sistema politico-istituzionale bloccato, l’architrave su cui poggiava la forza persuasiva del governo e del sistema di potere dell’immarcescibile Dc e dei suoi alleati, primi fra tutti i socialisti…

Un feticcio della cattiva politica, insomma, le preferenze come un totem da abbattere. Tanto che nel 1991 gli italiani con un referendum e con il più largo consenso, quasi all’unanimità, ridussero le preferenze ad una. In pratica, con un tratto di matita smantellarono un sistema elettorale che di lì a poco, con le inchieste di Mani pulite, sarebbe stato travolto insieme all’intero apparato politico della prima repubblica, con i suoi partiti, la Dc in primo luogo, e con i suoi protagonisti, Craxi prima di tutti.

Ora, forse sarà una sorta di nemesi storica, dopo più di venticinque anni torna la voglia delle preferenze e così probabilmente con ciò si chiuderà il cerchio di questa seconda repubblica mai nata.

Giornalista, ha fondato e dirige dal 2014 il giornale Ulisse on line ed è l’ideatore e il curatore della Rassegna letteraria Premio Com&Te. Fondatore e direttore responsabile dal 1993 al 2000 del mensile cittadino di politica ed attualità Confronto e del mensile diocesano Fermento, è stato dal 1998 al 2000 addetto stampa e direttore dell’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’Tirreni, quindi fondatore e direttore responsabile dal 2007 al 2010 del mensile cittadino di approfondimento e riflessioni L’Opinione, mentre dal 2004 al 2010 è stato commentatore politico del quotidiano salernitano Cronache del Mezzogiorno. Dal 2001 al 2004 ha svolto la funzione di Capo del Servizio di Staff del Sindaco al Comune di Cava de’Tirreni, nel corso del 2003 è stato consigliere di amministrazione della Se.T.A. S.p.A. – Servizi Terrritoriali Ambientali, poi dall’ottobre 2003 al settembre 2006 presidente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica Martucci di Salerno, dal 2004 al 2007 consigliere di amministrazione del CSTP - Azienda della Mobilità S.p.A., infine, dal 2010 al 2014 Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Presidente della Provincia di Salerno. Ha fondato e presieduto dal 2006 al 2011 ed è attualmente membro del Direttivo dell’associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio. E’ autore delle pubblicazioni Testimone di parte, edita nel 2006, Appunti sul Governo della Città, edita nel 2009, e insieme a Silvia Lamberti Maionese impazzita - Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l'uso, edita nel 2018, nonché curatore di Tornare Grandi (2011) e Salerno, la Provincia del buongoverno (2013), entrambe edite dall’Amministrazione Provinciale di Salerno.

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