Il ritorno di Berlusconi e i polli della sinistra
Sull’analisi del voto siciliano, in questi giorni si è sentito, detto e scritto praticamente tutto. Per farla breve, c’è poco da aggiungere. Tuttavia, non si può negare che siano interessanti, e per certi versi persino intriganti, le linee di tendenza, ovvero le indicazioni che arrivano dalla terra del gattopardo, soprattutto guardando in prospettiva l’attuale panorama politico italiano.
E’ un fatto indiscusso, tanto per cominciare, che dalla Sicilia ci vengono alcune conferme: la crescita elettorale del centrodestra con l’immarcescibile Berlusconi, la crisi del Pd e le divisioni della sinistra, la superba solitudine del Movimento Cinque Stelle, l’orientamento tripolare dei consensi elettorali, il forte e sempre più marcato e preoccupante astensionismo.
E’ scontato, in un simile contesto, che lo scenario più prevedibile post-elezioni politiche del prossimo anno è quello dell’assenza di un vincitore. E, di conseguenza, della necessità di dover poi formare per forza di cose un governo di coalizione, finanche ipotizzando la possibilità di dover spacchettare le eventuali alleanze elettorali che si stanno profilando. A cominciare dallo schieramento di centrodestra, ormai una realtà politica forte e vincente, dopo che lo si era dato definitivamente per morto e sepolto.
In questa ottica, tanto per essere chiari, un governo Renzi-Berlusconi, o se si preferisce Partito Democratico-Forza Italia, con l’aggiunta di alleati minori, è dietro l’angolo. Inesorabilmente. Poi, lo chiameranno in qualche modo per nobilitarlo e magari sarà guidato da un esponente non di primissima fila, ma, alla fine, questa sembra essere l’ipotesi più accreditata.
Detto ciò, la partita elettorale resta aperta e non è escluso, come secondaria ipotesi di lavoro, che il risorto centrodestra di Berlusconi, Salvini e Meloni, riesca ad ottenere alle prossime elezioni politiche una maggioranza parlamentare. Stando ai tecnici del settore, infatti, con la nuova legge elettorale potrebbe anche bastare il quaranta per cento dei voti. Un traguardo alla portata, per ora, solo del centrodestra, che attualmente viaggia nei sondaggi poco al di sotto del 35 per cento. Gli altri due contendenti, il Pd e il M5S, viaggiano, invece, attorno al 27 per cento.
A quanto pare, però, sarà il voto del Mezzogiorno a decidere la partita. Al momento, infatti, al Nord prevale il centrodestra, al Centro il Pd, mentre al Sud i Cinque Stelle. Tuttavia, e il voto siciliano di domenica sembra confermarlo, l’elettorato meridionale viene classificato tra i più variabili e volubili, ed è quindi sotto certo aspetti difficilmente decifrabile. Insomma, il voto a Sud è più mobile. Una peculiarità, questa, che potrebbe favorire, allo stato attuale, il centrodestra determinando così una sua ulteriore e forse decisiva crescita.
E’ troppo presto, però, per trarre conclusioni che potrebbero risultare affrettate e fallaci. Alle prossime politiche è si vero che mancano pochi mesi, ma c’è tempo più che sufficiente per assistere a qualche colpo di scena e ad eventuali inversioni di tendenza.
Per ora, diciamo solo che questo centrodestra, con equilibri interni assai diversi rispetto alle precedenti edizioni, ha messo una seria ipoteca sul successo elettorale prossimo venturo.
Basterà questo spauracchio del ritorno di Berlusconi & C. per far venire a più miti consigli i vari polli del centrosinistra, per ora intenti a beccarsi a sangue? Mah, difficile a dirsi e più ancora a crederlo, in ragione della vocazione al suicidio che sembra storicamente prevalere a sinistra.
Stiamo a vedere cosa succede in questa campagna elettorale, che, ahi noi, si annuncia lunghissima e snervante. Nella speranza, ovviamente, di sopravvivere al mare di chiacchiere da cui saremo inevitabilmente sommersi.