La scommessa spericolata e il vomitevole disgusto
L’incarico di formare il governo, che stamani il presidente Mattarella ha affidato per la seconda volta a Giuseppe Conte, potrebbe, il condizionale è d’obbligo per più di una ragione, rappresentare l’inizio di una nuova stagione politica.
Ci sono diversi motivi a sostegno di questa affermazione. Quello più scontato potrebbe essere un’approssimativa semplificazione del panorama politico, nel senso che da una parte si collocherebbero le forze politiche populiste-progressiste, dall’altra, a destra, quelle populiste-sovraniste, dove il terzo incomodo sarebbe Forza Italia, europeista e popolare, ma ormai elettoralmente molto indebolita e politicamente sempre meno influente.
Per il resto, che dire? Innanzi tutto, il governo giallorosso che dovrebbe nascere a breve presenta troppe zone d’ombra, dove le perplessità superano di gran lunga le certezze. Al di là di qualsiasi valutazione politica, si tratta di una scommessa spericolata per entrambi i contraenti. Più che sulla durata del nuovo governo che sarà formato, non a caso quel che più ci intriga è capire in quali condizioni arriveranno alle prossime elezioni i due alleati di questa inedita maggioranza, ovvero i Cinque Stelle e il Pd.
Chi rischia di più, indubbiamente, è il Pd e le ragioni sono numerose e facilmente intuibili, anche perché, diversamente dai pentastellati (bere la cicuta democrat o affogare con le elezioni anticipate), la scelta di entrare in una nuova maggioranza per formare un governo non era obbligata. A ciò si aggiungono le condizioni in cui versa il Pd, diviso al suo interno e sotto il ricatto politico della componente renziana. Se le cose andranno bene, il Pd forse riuscirà a reggere e magari metabolizzare le sue contraddizioni interne, diversamente potrebbe implodere perché la diarchia Zingaretti-Renzi, vale a dire il potere legale e quello reale, sarà inevitabilmente destinata a produrre effetti devastanti.
Detto questo, l’auspicio è sempre quello che il nuovo esecutivo faccia bene per gli interessi del Paese, quindi di tutti, a prescindere. I dubbi però restano intatti e granitici, tant’è che non ci facciamo la benché minima illusione.
Ciò non toglie, però, che il teatrino messo su in questo mese dalla politica nazionale ha provocato una generale sensazione di fastidio e, in qualche caso, di vomitevole disgusto. Sia chiaro, chi più chi meno non si salva nessuno o quasi dei protagonisti della politica nostrana, che hanno fatto a gara per primeggiare in quanto a menzogne, furbate, incoerenza, ipocrisie e trasformismi.
D’altro canto, altrimenti non si spiegherebbero la disaffezione per la politica, la scarsissima credibilità e stima di cui gode nell’opinione pubblica la classe politica, l’astensionismo sempre più diffuso e pervicace.
Insomma, tutto si tiene, anche quando si tratta di negatività com’è in questo caso.