Nei miei lunghi anni da pendolare coi bus SITA, per arrivare nel capoluogo partenopeo, ciò che più mi colpiva era l’isolamento umano, in netta contraddizione con l’affollamento del grosso veicolo.
Un’intera massa umana col capo chino sul suo smartphone, seduti o in piedi che fossero, tutti avvolti da un algido silenzio, connessi con il mondo per lasciare una traccia tuttavia racchiusi nella loro fedele solitudine informatica.
Personalmente ho sempre avuto un rapporto conflittuale con tali apparecchi sebbene ne riconosca la loro enorme utilità sociale, tuttavia in quelle mattinate preferivo al gelido cellulare il mio giornale, da leggere, interpretare, analizzare.
Un dinosauro? Probabilmente si, ma con una necessità irrinunciabile se sommata alle quattro chiacchiere con Pasquale, il direttore di questa testata e compagno di viaggio, e la sosta al bar di via Cervantes ad un passo dal Palazzo di Città, per dedicare 60 minuti, un’enormità di questi tempi, al rito quotidiano.
Quindi non si tratta di fare un confronto o un’analisi sulla utilità dei social, assolutamente indispensabili, ma di porre l’accento sugli eccessi e sugli abusi dei quali inevitabilmente siamo vittime. Nel preparare questo articolo che ha come focus appunto l’uso e l’abuso dei social, mi sono girato intorno ai luoghi che bazzico quotidianamente. Sconfortante il risultato.
Cominciamo dai bilanci. Nell’anno scorso, come in questo, si registra un vero e proprio boom degli attacchi informatici, con un incremento oltre il 20% rispetto al passato. Tra i mesi di aprile e giugno sono stati contati 381 attacchi e 359 incidenti di sicurezza, secondo il rapporto di Exprivia. Sicuramente sta crescendo la consapevolezza dei rischi, e il momento di far comprendere alle aziende che bisogna investire in sicurezza.
Un’inchiesta rileva che le donne sono le vittime designate del cyberstalking. Con persecuzioni on line, molestie, nuovi software per spiare. Passando ad un altro tipo di pericolo una nota diva della musica internazionale denuncia: “La pornografia via social mi ha rovinato il cervello. Ho iniziato con i video vietati ad undici anni e non mi sono più fermata”.
Poi il grido d’allarme: sempre piu giovanissimi cadono in questa trappola. Un tuffo nell’orrore proprio dalle cronache dei quotidiani. Una donna affoga il figlio di due anni. “Ho scoperto su Google che era autistico”. In realtà l’amorevole mamma rifiutava completamente il bambino e aveva redatto una diagnosi fai da te avvalendosi del noto motore di ricerca.
Per restare dalle parti dell’orrido, la notizia dell’influencer Mava Chou, suicida dopo mesi di insulti e minacce online a seguito della separazione dal marito. È stata stritolata da un ingranaggio che non è più riuscita a controllare, nonostante fosse il suo pane quotidiano. Ma c’è di più. La ricorrenza statistica di certe parole e il lasso di tempo necessario alla loro comparsa dovrebbero quindi dirci se un social network porta allo scontro più di un altro. E poi c’è da registrare mesi fa il primo grave attacco informatico all’ltalia, proprio in tema di vaccini e visite mediche.
Gli hacker hanno colpito dalla Germania e hanno paralizzato i server della sanità del Lazio, mettendo di fatto sotto scacco tutto il sistema della salute della Regione. II riscatto richiesto è stato ovviamente in bitcoin. Un’inchiesta realizzata nello stesso periodo sottolinea che le azioni dei criminali online sono in rapida crescita, le richieste di riscatto sempre più ingenti e i Governi sono impreparati.
Nello stesso periodo a Roma è stato attaccato il sito del Consiglio dei Notai e alcuni truffatori via internet hanno rubato i dati ai farmacisti. lnsomma uno scenario che vira sull’inquietante, con qualche nota di ottimismo. L’ltalia ha recepito la direttiva europea che equipara il web ai media tradizionali.
Quindi più poteri all’Agcom per limitare i messaggi che istigano i minori all’odio. Servirà a qualcosa? Ma l’aspetto più sconfortante vira sulle relazioni fra le persone, quelle che più di ogni cosa a mio parere vengono stravolte.
La nonnina settantasettenne truffata su Facebook da un uomo che le giurava eterno amore. lntanto le aveva svuotato il conto corrente bancario. È solo una delle trecento vittime all’anno di truffe del cuore. Basta un like sulla foto e scatta la trappola, che in tutto il mondo frutta più di quattro milioni di euro. Sembra amore, invece è un raggiro. Si chiamano ‘romance scam’, e fra le vittime anche la showgirl Flavia Vento, e la cosa non ci meraviglia più di tanto. Pensava che quell’uomo con cui chattava e la riempiva di complimenti fosse Tom Cruise. Davanti alla richiesta di diverse migliaia di euro per trascorrere qualche ora insieme aveva finalmente capito.
Dal noto psicologo Paolo Crepet, che conosce le menti della varia umanità che ci circonda, spiega che “è tutta colpa della solitudine”.
Potrei continuare all’infinito ma per concludere mi viene in mente la frase “Google è il nemico di ogni scrittore perché sta uccidendo l’immaginazione di tutti”, naturalmente non mia ma dello scrittore Joel Dicker.
E forse è davvero così!