Il fallimento delle élite al timone delle democrazie liberali
Nell’attualità il vento di consensi per la destra, moderata o estrema, non spira dal cielo, ha le sue fonti sulla terra e si manifesta in Europa dopo decenni di pedagogia politica democratica e liberale impartita e strutturata in atti costituzionali in paesi e popoli che hanno vissuto e sperimentato fascismo, nazismo e comunismo

Il vento elettorale in favore della destra qualificata estrema ha messo in allarme gli apparati politici di Germania, Romania e Bulgaria, turbato il laburismo del Regno Unito e sconvolto equilibri interni e relazionali internazionali in USA.
Si tratta della sconfessione del paradigma rappresentativo delle democrazie liberali o di sfiducia verso l’egemonia delle loro élite di Governo?
L’interrogativo non può essere liquidato con parole “ombrello”, evocando fenomeni populistici, rischi di fascismi o avventure autoritarie o rinvangando virus tossici da saluti a braccio teso e simbologie di un tragico passato.
Sul punto ci sono due interventi della nostra Corte Costituzionale con le sentenze 1/57 e 74/58 di interpretazione della legge Scelba sull’ipotesi di ricostituzione del PNF. Le relative sanzioni, secondo i giudici della suprema Corte, sono applicabili a fronte di minacce concrete, evidentemente verificabili, e non sulla base di generici gesti. Pronunciamenti degni di civiltà giuridica democratica rispettosa della libertà di manifestazione del pensiero che nel 1971 furono messi in discussione attraverso l’attivazione di una campagna per lo scioglimento del MSI in crescendo di consensi elettorali, che pur aveva contribuito con i propri rappresentanti in Parlamento all’elezione del Presidente della Repubblica. Si trattava di una campagna strumentale fomentata da sinistra per mettere in difficoltà la DC e l’agibilità parlamentare del Governo allora in carica.
Nell’attualità il vento di consensi per la destra, moderata o estrema, non spira dal cielo, ha le sue fonti sulla terra e si manifesta in Europa dopo decenni di pedagogia politica democratica e liberale impartita e strutturata in atti costituzionali in paesi e popoli che hanno vissuto e sperimentato fascismo, nazismo e comunismo. E qui una riflessione va fatta sul decadimento dello spirito costruttivo che ha animato la ricostruzione dell’Europa, ferita da una sanguinosa guerra, non solo fisica ma nei valori fondanti di una comunità di Nazioni libere e democratiche.
È prevalsa la gestione di un potere politico svilito in amministrazione senza progettualità. Una inversione di valori e di prospettive maturata ad opera di élite cultuali impegnate in politica a riscrivere il passato ma neghittose nei confronti dell’incombente predominio del capitalismo finanziario e rispetto alle inquietudini sociali contemporanee. A partire da bisogni insoddisfatti e di altri inevasi, fonti di ineguaglianze, precarietà esistenziali, emarginazioni, sopraffazioni sociali e culturali.
Sono risvolti di fatti di quotidiana cronaca e non narrazioni mediate nei salotti televisivi!
Anche la semplice ipotesi di bandire per vie giudiziarie un responso elettorale, come in Romania e Bulgaria, o di partiti confortati da milioni di consensi (Adf in Germania) non appartiene alla cultura delle democrazie liberali. Sarebbe un paradosso, ma c’è chi ne giustifica l’uso agitando rischi di derive autoritarie supposte e strumentali alla cultura del pensiero politicamente corretto, secondo un vademecum di linguaggio prefabbricato che detta, media, non dialoga e delegittima quello alternativo espresso sotto qualsiasi forma. Come una sorta di reazione “fascistoide” subdolamente praticata da sedicenti antifascisti dediti “a dar del fascista a chi fascista non è” (copyright da Leonardo Sciascia) o usato come oggettivo al di là dal contesto storico.
Sta di fatto che l’Europa dopo 80 anni di pace e, liberata dai totalitarismi, ne rivive gli incubi, accendendone i relativi fantasmi anche nei nuovi assetti geopolitici che vanno delineandosi in termini di potenza economia e di sfere di influenze politiche e di civiltà e credo religioso. Le guerre commerciali e in armi combattute in Ucraina, a Gaza e tra India e Pakistan ne sono il delirio.
È il caso di guardarsi allo specchio le rughe segnate dal tempo! Vissuto con supponenza o insipienza?