Cognome del figlio: una conquista della famiglia la decisione della Consulta
Cognome del figlio: una conquista della famiglia la decisione della Consulta
Nelle ultime ore, ha fatto molto scalpore una decisione della Corte Costituzionale, resa nota ieri dall’Ufficio comunicazione e stampa, che dichiara illegittime tutte le norme che attribuiscono automaticamente il cognome al padre.
In particolare, si legge nel comunicato stampa, la Corte si è pronunciata sulla norma che non consente ai genitori, di comune accordo, di attribuire al figlio il solo cognome della madre e su quella che, in mancanza di accordo, impone il solo cognome del padre, anziché quello di entrambi i genitori.
La sentenza, o meglio, il suo dispositivo, è rimbalzata immediatamente su tutte le testate giornalistiche e, naturalmente, sui social, è diventata virale ed immediatamente ha iniziato ad essere sbandierata come conquista delle donne, ulteriore passo verso l’abbattimento del patriarcato.
Per carità, poter dare al figlio il cognome materno è anche una conquista delle donne, mamme, probabilmente, ma, se mi consentite, non è “solo” questo e soprattutto non è come prima cosa questo.
Per capire di cosa parlo, chiediamoci come è sorta la questione di costituzionalità. La questione è sorta perché due genitori, di comune accordo, volendo attribuire il solo cognome materno alla figlia, avevano chiesto la rettifica dell’atto di nascita della figlia, rettifica inibita dal disposto del nostro codice civile.
Di qui, partiva la vicenda. Se dunque, a promuovere questa “rivoluzione” è stata la coppia, perché dobbiamo fare della decisione lo stendardo della lotta al patriarcato?
Per una volta, io sottolineerei innanzitutto la conquista dei genitori e quindi della famiglia, quel nucleo fondamentale della comunità che è tutelata dall’art. 2 della Costituzione.
In un mondo abituato a pensare solo all’individuo, ci si precipita ad affermare la conquista della donna, come singolo appunto e come altro dall’uomo, io invece evidenzio la conquista della coppia genitoriale, della famiglia, della comunità insomma dove l’interesse generale non prevale sul particolare ma addirittura si identifica con esso.
Interesse particolare che poi è soprattutto, non lo dimentichiamo, non quello della mamma, della donna, ma quello del figlio, è lui il vero soggetto da tutelare. La Corte, si legge, ha ritenuto discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre. Nel solco del principio di eguaglianza e nell’interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale.
Cosa succederà adesso? Innanzitutto, io attendo la pubblicazione della sentenza per leggerne le motivazioni, poi, come dice la stessa Corte, sarà compito del legislatore regolare tutti gli aspetti connessi alla decisione.