A chi interessa il destino del popolo palestinese?
Che il destino del popolo palestinese non interessi ai governanti dell’Europa e ancor meno a quelli degli Stati Uniti è certificato dal totale silenzio decennale sulla prigione a cui sono stati condannati gli abitanti di Gaza
Riceviamo e pubblichiamo
Sembra che le cancellerie e i governi occidentali siano preoccupati per quanto sta succedendo in Medio Oriente, ma a ben leggere comunicati, interviste ed analisi di politici, politologi e giornalisti più o meno, anzi meno indipendenti, la preoccupazione fondamentale non riguarda le condizioni della popolazione di Gaza, ma la paura che il conflitto si estenda coinvolgendo Iran ed altri paesi, perché in questo caso la vittoria di Israele non sarebbe né certa, né veloce.
Che il destino del popolo palestinese non interessi ai governanti dell’Europa e ancor meno a quelli degli Stati Uniti è certificato dal totale silenzio decennale sulla prigione a cui sono stati condannati gli abitanti di Gaza che non possono uscire se non con il permesso di Israele che decide inoltre sulla loro percentuale di libertà e sul loro diritto all’acqua, all’elettricità, ai viveri a a tutti i beni di prima necessità.
La speranza nemmeno tanto riposta in chi comanda in Italia, in Gran Bretagna, in Germania etc etc è che Israele faccia presto e che il problema palestinese possa pian piano scomparire di nuovo dalla loro agenda politica; nel frattempo si mascherano dietro vane richieste di tregue più o meno umanitarie mentre nulla dicono sul fatto che gli USA continuino a fornire armi ad Israele con la scusa, alla quale credono solo persone in mala fede, che sia in pericolol’esistenza stessa dello stato sionista.
Scendano pure in piazza milioni di persone in tutto il mondo, si sfoghino pure con slogan contro la guerra e contro Israele, daranno loro il contentino di una risoluzione dell’assemblea delle Nazioni Unite sulla necessità di una tregua ben sapendo che questivoti sono senza conseguenze perché l’ONU non è altro che una vecchia istituzione nata più di 70 anni fa nella quale di fatto decidono i vincitori della seconda guerra mondiale, a dispetto di come sia cambiato il mondo dagli anni ’50 in poi.
Ecco io suggerirei a Biden, a Macron, a Sunak a Sholz (e solo per conoscenza alla Meloni vista l’insignificanza del ruolo italiano in questa vicenda) quanto segue:
è giusto dare una risposta al tremendo ed ingiustificabile eccidio di bambini trucidati e famiglie distrutte dall’incursione di Hamas, ma quale? Non certo una guerra che metta in discussione accordi economici e politici con tutti i paesi arabi e che dia alla Russia il modo di uscire dallo stallo o che rafforzi il ruolo politico di Iran e Cina.
Si sa che la vita di un palestinese vale meno di quella di un ebreo o di un bianco, così come i poveri ucraini che fuggono dalla guerra valgono di più degli africani che scappano da pericoli di morte e da miserie ancora più feroci. Perciò facciamo come i tedeschi durante la seconda guerra mondiale: decimazione! Anzi ventimazione!
1500 vittime innocenti per il raid di Hamas potranno essere vendicate con 30.000 morti palestinesi (e ci saremo vicini fra pochi giorni); dopo di che se Israele non si fermerà , nuovo processo di Norimberga, questa volta non contro i nazisti ma contro Netanyahu e la sua ferocia non meno terribile di quella di Hamas.
Carlo Panzella