Cava de’ Tirreni, quali gli sviluppi dell’ingresso di Barbuti & C. in Forza Italia? Una storia tutta da scrivere
Sull'adesione di Barbuti e soci a Forza Italia sono piovuti i commenti più disparati. I più generosi sono l'accusa di trasformismo, di gattopardismo. Ci sta. Tuttavia, c'è da scandalizzarsi? Sì, ma con moderazione. In fondo, non è che poi ricordiamo che qualcuno si sia stracciato le vesti quando Barbuti e soci, e molti altri, passarono armi e bagagli dal centrodestra all'armata Brancaleone allestita da Servalli cinque anni fa

L’ingresso di Barbuti & C. in Forza Italia veniva dato per certo da un bel po’. Si attendeva l’ufficializzazione e più che altro la curiosità riguardava le modalità ma più ancora quali sarebbero stati i riflessi politici.
Al momento, questa è la notizia vera, è che la confusione regna sovrana. Per dirla tutta, la storia di questa vicenda e dei suoi sviluppi è tutta da scrivere. Al contrario dei versi di una filastrocca di Rodari: “I miei libri sanno a memoria qualsiasi storia: sanno quella degli indiani, dei pellirossa e degli africani, dei pirati e dei corsari, dei beduini che vanno nel deserto a cavallo dei cammelli e dei dromedari…”.
Noi della storia di Barbuti & C. non sappiamo ancora nulla. Tutto può succedere. Non sappiamo quale piega prenderà. Non sappiamo se il Pd fiaterà. E neanche quali saranno le mosse di Servalli e della sua maggioranza. Tutto sommato, è tutta da scrivere la storia del centrodestra cavese, al momento, ridotto a due partiti, Fratelli d’Italia e Noi Moderati. Con l’aggiunta di un gruppo civico, Siamo Cavesi. All’appello mancano la Lega, ma più ancora Forza Italia.
Sull’adesione di Barbuti e soci a Forza Italia sono piovuti i commenti più disparati. I più generosi sono l’accusa di trasformismo, di gattopardismo. Ci sta. Tuttavia, c’è da scandalizzarsi? Sì, ma con moderazione. In fondo, non è che poi ricordiamo che qualcuno si sia stracciato le vesti quando Barbuti e soci, e molti altri, passarono armi e bagagli dal centrodestra all’armata Brancaleone allestita da Servalli cinque anni fa. Quella di Servalli fu un’idea geniale quanto spregiudicata (rivelatisi poi anche malsana) che gli consenti di rivincere le elezioni al primo turno. Barbuti e compagnia bella gli portarono in dote dai 2 ai 3 mila voti. E nessuno, a sinistra, a cominciare dai duri e puri di Rifondazione, che si sia scandalizzato e sputato su quei voti.
Certo, a ragione qualcuno fa notare che è la prima volta che un “cambio di casacca avviene prima dello scioglimento di un Consiglio”. Giusto. Viene da chiedersi però: è più grave quest’operazione di transumanza o il tacito e incestuoso accordo fra tutte le forze politiche che tiene in piedi tanto l’attuale maggioranza di centrosinistra quanto l’unità futura del centrodestra?
Oddio, c’è chi obietterà che sia Rifondazione Comunista sia quel che rimane dell’opposizione di centrodestra si sono fatti sentire. Anche questo è vero. Tuttavia, non se ne abbiano a male, ma ci hanno riportato alla mente una gag di una quarantina di anni fa del duo partenopeo “I sadici piangenti”. Si tratta dello sketch “Sul cornicione” che racconta di un aspirante suicida il quale, per ottenere il posto di lavoro, minaccia di buttarsi giù, appunto dal cornicione, ma non ci pensa affatto di farlo per davvero. Vi consigliamo di ascoltarlo, almeno rimedierete delle sane risate clicca qui.
In fondo, vero è che Rifondazione almeno ha detto qualcosa, al contrario di tutte le altre forze della maggioranza municipale del centrosinistra a cominciare dal Pd, ma come l’aspirante suicida fa solo finta. “Voteremo il bilancio, ma saremo all’opposizione”. Bella presa per i fondelli. Se non si è d’accordo di stare in maggioranza con una componente di centrodestra, basta, anzi, bisogna votare contro il bilancio e si va tutti a casa. E Barbuti e soci sarebbero i cattivi maestri? Almeno non solo loro.
Il centrodestra non è che poi abbia fatto di meglio. Vero è che è palpabile l’imbarazzo di gestire una situazione che come un’anguilla sfugge dalle mani. Tuttavia, anche in questo caso, ci sembra che i partiti di questo centrodestra abbiano vestito i panni dell’aspirante suicida. Fanno bene, sia chiaro, a chiedere a Barbuti e soci di prendere le distanze da Servalli, così come di chiedere allo stesso primo cittadino e alla maggioranza di centrosinistra un atto di coerenza politica.
Ci sono però due aspetti che fanno venir meno la sincera vocazione al “suicidio”. In primo luogo, il centrodestra si guarda bene di chiedere conto e ragione ai vertici locali, provinciali e regionali di Forza Italia. Quasi che Barbuti & C. siano entrati in una casa di appuntamenti e non in un partito strutturato come Forza Italia. E ancora: non una parola su quali saranno le scelte politiche future in vista delle prossime elezioni. Vale a dire: a quali condizioni Forza Italia farà parte della coalizione che si presenterà alle prossime elezioni comunali?
E’ comprensibile che il centrodestra cerchi di salvare capra e cavoli e di ridurre i danni ai minimi termini. Ciò non impedisce di ritenere che gli elettori, il popolo di centrodestra, meritino uno sforzo di chiarezza oltre che di coerenza politica, ma anche molto coraggio in più e molto politichese in meno.
Quali allora le conclusioni? Molto semplicemente stiamo assistendo ad una commedia dell’ipocrisia. Con tanti, molti, troppi personaggi. Alcuni dei quali protagonisti di magistrali scene mute. In tutta onestà, restiamo dell’opinione che non succederà nulla. Assolutamente nulla. Com’era il titolo di quel film? Tutti insieme appassionatamente.
Per il resto che dire? Aspettiamo gli sviluppi. Come dicevamo prima, è questa una storia tutta da scrivere. Una storia, purtroppo, che ancora continua a non vedere protagonisti la città, la sua società civile, i suoi professionisti, i suoi uomini di cultura e dell’informazione. Quelli che una volta erano le avanguardie e che ancora potrebbero esserlo se fossero vogliose di far lievitare quell’esigenza di palingenesi politica, culturale, etica, che si avverte in città. Diciamoci la verità: tempo perso!
A maggior ragione, quindi, che Dio salvi Cava!