“Her”: il significato che rincorre il tempo ineffabile
Nell'arco d'una decina di anni un film ambientato in un grottesco futuro ipotetico è diventato più vicino all'attualità che alla storia.

“Her” è un film del 2013 diretto da Spike Jonze, il quale ha il merito di posizionare perfettamente al centro tra fantascienza e sentimentalismo la sua opera. Tendendo alla stessa estensione le braccia ai due generi il film, vincitore d’un oscar alla migliore sceneggiatura, tratta della storia d’amore tra Theodore Twombly, Joaquin Phoenix, e “Samantha”, un’ intelligenza artificiale. Queste pochissime parole saranno sufficienti a chi ha avuto la possibilità di visionare il film, e non invalidanti per chi invece è in ritardo di 12 anni dalla prima riproduzione della pellicola, poiché non è sulla trama che si svolgerà questa trattazione, ma sul suo essere cambiata nel corso degli anni. Chi è riuscito a trovare posto al cinema in quel Marzo d’ormai più d’un decennio fa può ritenersi fortunato, poiché ha visto un film che non sarà mai più riprodotto, almeno in quello spirito. Questo perché quello che era una storia che raccontava in modo sublime l’amore servendosi d’un contesto distopico, almeno a mio dire, è diventato negli anni un film visionario e premonitore che tenta, inconsapevolmente, di farci sbirciare nella serratura della porta d’una società prontissima ad offrirci le chiavi della stessa serratura sulla quale si strofinano le nostre ciglia.
Quella che vediamo in Her è una struttura sociale che non perde tempo, che ha trasformato il tanto sudato dono della parola in mero comando anziché invito. La tecnologia avanzatissima che viene mostrata nel film è quell’infruttuoso accoppiamento tra utile e necessario che non conserva geni né materni né paterni e prende il nome, questo figlio carico d’aspettativa, di “comodità”. Manifesto di come la comodità e la velocità, e ancor più la delega, abbiano preso il controllo è il lavoro di Theodore. Il personaggio interpretato da Phoenix si occupa della scrittura di lettere d’amore in vece di chi le commissiona, lasciando intendere che dalla delega del lavoro ad altri si è finalmente giunti anche alla delega della vita sentimentale. Insomma, per farla breve, quel che voglio dire è: immaginate di dipingere un quadro che ha come soggetto il mare prosciugato. A questo quadro voi avete dato un senso specifico, che nella sua specificità trova proprio il suo significato e impropria la sua immagine. Dieci anni dopo il mare si prosciuga per davvero. Il vostro quadro ha ancora lo stesso significato?
Nell’arco d’una decina di anni un film ambientato in un grottesco futuro ipotetico è diventato più vicino all’attualità che alla storia. Dall’invenzione della carrozza a quella della locomotiva a vapore sono passati circa 3800 anni, dalla locomotiva alla prima autovettura “moderna” 100. Dall’invenzione del telegrafo all’invenzione del telefono cellulare sono passati 200 anni, dall’invenzione del telefono cellulare a quella dello smartphone meno di 10. Il cambiamento, nella sua potenza, è diventato veloce, molto più veloce dei suoi perpetuatori. Non ci è dato il tempo di imparare, di educare ed educarci sul cambiamento, di adattarci ed adeguarci ad esso, di farlo nostro. Non ne siamo più fautori ma succubi, alla stessa velocità che porta un film d’amore fantascientifico a diventare un film di critica sociale. Non è più il tempo a seguire il significato, sondando e scandendo con attenzione ogni momento del suo scorrere, ma il significato a rincorrere il tempo, affannosamente, cercando di tenere il suo innaturalissimo passo.