Regioni, sciatterie politiche e impugnazione del terzo mandato
Attivata dal Governo nazionale, come previsto dall’articolo 127 della Costituzione, si chiede alla Consulta di sciogliere il dubbio se, in materia di legge elettorale, la relativa competenza legislativa spetti alle Regioni o allo Stato

L’impugnazione della legge regionale (Novembre 2024) che consentirebbe a Vincenzo De Luca di candidarsi per il terzo mandato per il governo della Regione Campania solleva una questione dí legittimità costituzionale.
Attivata dal Governo nazionale, come previsto dall’articolo 127 della Costituzione, si chiede alla Consulta di sciogliere il dubbio se, in materia di legge elettorale, la relativa competenza legislativa spetti alle Regioni o allo Stato. Si tratta di interpretare, in termini di legittimità legislativa, l’articolo 122 della Costituzione, con il quale si dispone che “il sistema di elezione e i casi di ineleggibilità e di incompatibilità del Presidente e degli altri componenti della Giunta regionale nonché dei consiglieri regionali sono disciplinati con legge della Regione nei limiti dei principi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica, che stabilisce anche la durata degli organi elettivi”.
La sua attuazione è contenuta nella legge 165/2004, la quale limita i mandati e, rientrando tra le materie concorrenti, sarebbe dovuta essere recepita da ciascuna Regione. Non tutte vi hanno proceduto con propri atti legislativi, tra cui il Veneto che ha consentito a Luca Zaia (Lega) di governare la sua Regione per 15 anni. Ora è insorto il caso Campania, avendo il suo Consiglio regionale recepito la norma nazionale del limite dei due mandati consecutivi nel Novembre 2024.
La relativa proposta, divenuta legge, a firma di Vincenzo De Luca, spostando l’efficacia della citata 165 del 2004, gli consentirebbe di concorrere per il terzo mandato. Mossa di furbizia politicante o legittima rivendicazione di autonomia? Il responso lo darà la Consulta, la quale dovrà pronunziare se la norma della legge nazionale sia auto applicativa o no, a prescindere dalla sua data di ricezione da parte delle Regioni, e fissarne la udienza entro 90 giorni. Una tempistica che terrà sulle spine i cosiddetti Governatori che hanno già maturato due mandati nelle Regioni che andranno al voto nei prossimi mesi di primavera e forse anche di autunno. In attesa del verdetto della Corte costituzionale, ciascuno di essi è candidabile, ma la cui eventuale elezione è a rischio di decadenza qualora venisse accolta la impugnazione della legge elettorale della Regione Campania.
Nella situazione attuale Vincenzo De Luca ha ragione quando dice “io vado avanti”; è discutibile la sua iraconda polemica contro Palazzo Chigi, i cui uffici avrebbero attivato l’impugnazione “contra personam” (sono sue parole), cioè contro di lui, perché, a suo dire, “il Governo ha paura degli elettori”. Sono espressioni da raccogliere, per un verso, come sfogo autocelebrativo , e per l’altro come una sorta di sfida rivendicativa in stile “masaniello”. Perché l’impugnazione riguarda un argomento i cui principi hanno effetti “erga omnes” al fine di chiarire e definire la legittimità a legiferare su una delle materie concorrenti tra Stato e Regioni contenute nel titolo V della Costituzione, la quale non può essere invocata ed utilizzata a “fisarmonica” a seconda delle stagioni politiche. Per questo, c’è un giudice delle leggi per correggere sciatterie legislative prodotte da una maldestra politica concernente l’assetto delle istituzioni. Ne è, nello specifico, conseguente il riformato titolo V fonte della legge sull’autonomia differenziata già vagliata e rimandata al riesame del Parlamento. Ed ancora una volta il mondo della politica si lascia condurre “sub iudice” dalle magistrature.
Altra cosa sono le narrazioni sulle tensioni interne ai partiti ed alle loro coalizioni, in atto nel centrodestra, e da comporre nell’ambito dell’area cosiddetta progressista in vista delle designazioni dei candidati Governatori. Nell’anno in corso si vota in sei Regioni.
I casi spinosi che fanno discutere riguardano la Campania, dove Vincenzo De Luca, Governatore uscente, è in rotta con la leadership del suo partito, il PD, ed il Veneto dove fermentano dissapori e competizioni tra la Lega e FdI per l’eventuale o possibile successione all’uscente Luca Zaia.
I giochi sono aperti e si spera che il confronto tra gli schieramenti in campi contrapposti sia politico, senza ingerenze giudiziarie né calunnie che di solito sono, secondo l’insegnamento di Socrate, “lo strumento dei perdenti”.