Pizzul e quel “Tutto molto bello”
Quel "Tutto molto bello" rientra tra le frasi iconiche del telecronista friulano. Ed era tutto davvero molto bello, all'insegna di una narrazione colta ma semplice. Non parlava troppo, le giocate andavano fatte in campo e non in cabina

Mi son affacciato al calcio solo a partire dal 2002, nello specifico con gli sciagurati mondiali disputati in Corea e Giappone; la competizione rimarrà indelebile nella mente dei tifosi italiani non certo per le prestazioni azzurre, le quali furono decisamentre discutibili, ma soprattutto per le terribili sviste arbitrali dell’arbitro Byron Moreno che ci costarono l’eliminazione contro i padroni di casa coreani.
Quindi la prima voce che associo al rettangolo verde è quella del compianto Bruno Pizzul. Una voce calda, particolareggiata dalla sua nasalità e da espressioni ricercate. Quel “Tutto molto bello” rientra tra le frasi iconiche del telecronista friulano. Ed era tutto davvero molto bello, all’insegna di una narrazione colta ma semplice. Non parlava troppo, le giocate andavano fatte in campo e non in cabina. Del resto, per Pizzul il commentatore in seconda era utile per permettergli una boccata di sigaro.
Pur non essendo incline ai sentimentalismi, la sua scomparsa ha evocato in me un senso nostalgico verso questo sport che non esercita più lo stesso fascino. O forse è la mia percezione verso lo stesso ad esser mutata. Fatto sta che quel suo modo di raccontare i novanta minuti era spettacolare nella sua moderazione, il perfetto connubio tra calore e professionalità. Una telecronaca mai strabordante e priva di eccessi egotici, poiché Pizzul era, in primis, spettatore di quello show. Quando un tempo la sobrietà non rappresentava un vulnus all’intrattenimento ma un valore aggiunto.