scritto da Eugenio Ciancimino - 27 Aprile 2025 09:44

Papa Francesco e lo spirito della politica a servizio degli ultimi

La dignità dell’uomo viene indicata come pilastro di solidarietà e sussidiarietà

La politica a servizio del bene comune e la contestazione della finanza speculativa con facile guadagno sono cardini di un capitolo della lettera enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco.

Si tratta di un vero e proprio manifesto di orientamento programmatico che riguarda anche modalità e forme della comunicazione.

“Riabilitare una politica sana non sottomessa al dettato della finanza” e né “all’economia e questa al paradigma efficientista della tecnocrazia”. Sono affermazioni sui “limiti delle visioni liberali”, della globalizzazione, rivelatasi foriera di conflitti commerciali ed in armi, e del “mercato” che da solo non risolve “il dogma neoliberale”. Poco se ne parla e si scrive nei e sui mass media.

Nel ricostruire il pensiero e le azioni pastorali di Jorge Mario Bergoglio è ricorrente, nei salotti televisivi, l’espressione “Papa degli ultimi e delle Periferie”. Sul punto si capisce che si tratta di un riferimento esistenziale e non semplicisticamente urbano e geografico. Nella enciclica si ribadisce che “occorre esercitarsi a smascherare le varie modalità di manipolazione, deformazione ed occultamento della verità negli ambiti pubblici e privati. Ciò che chiamiamo ‘verità’ non è solo la comunicazione di fatti operata dal giornalismo”.

La dignità dell’uomo viene indicata come pilastro di solidarietà e sussidiarietà.

“Occorre ricominciare – si afferma nella citata enciclica – dal desiderio di essere popolo per metterci al servizio del bene caricandoci del dolore dei fallimenti, invece di alimentare odio e risentimento. È possibile cominciare dal basso e caso per caso, lottare per ciò che è più concreto e locale, fino all’ultimo angolo della patria e del mondo, con la stessa cura che il viandante di Samaria ebbe per ogni piaga dell’uomo ferito”. Nel pensiero di Papa Francesco il disprezzo dei deboli può nascondersi in forme populistiche demagogicamente usate per fini e “forme liberali al servizio degli interessi economici dei potentati”. Invece, essere parte del popolo vuol dire “far parte di un’identità comune fatta di legami sociali e culturali. Il relativo processo non è automatico, ma “lento, difficile verso un progetto comune”.

La migliore politica non scorre su “una divisione binaria” come oggi “spesso assume forme che ostacolano il cammino verso un mondo diverso”. Ci sono leader capaci di interpretare il sentire di un popolo, ma “esso degenera in insano populismo quando si muta nell’abilità di qualcuno di attrarre consenso allo scopo di strumentalizzare politicamente la cultura del popolo, sotto qualunque segno ideologico, al servizio del proprio progetto personale… e di permanenza al potere”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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