Intelligenza artificiale come Var nelle dispute politiche
Al di là delle questioni di natura etica in relazione dell’uso che se ne potrebbe o vorrebbe fare in sostituzione dell’intelligenza umana, l’AI è uno straordinario strumento ausiliare di sviluppo e progresso, quello vero e non politicante. Applicata nelle dispute politiche consente di elevare dibattiti e confronti su dati oggettivi

L’uso dell’IA nel dibattito politico ne svilirebbe le professioni di fede ideologica o ne riporterebbe il confronto su un terreno di pura razionalità? Quesito di forte impatto emotivo nell’imperscrutabile mistero della coscienza umana. Affidarne turbamenti, certezze o credenze ad un algoritmo sottrarrebbe all’uomo facoltà di discernimento. Ma nel contempo gli può fornire fondamenti di razionalità nel discorso pubblico.
È comunque una sfida farne uso non tanto nelle applicazioni ripetitive quanto in quelle creative. In queste versioni l’account di FdI ha chiesto al celebre chatbot di OpenAI perché la sinistra è contro il decreto sicurezza: “perché – è stata la risposta – considera repressivo contrastare i ladri di case, difendere le Forze dell’Ordine e tutelare le persone fragili”.
Programmata per essere neutrale e politicamente corretta, l’AI, in sostanza, ha escluso o non ha preso in considerazione fumisterie ideologiche, attenendosi al realismo dell’esercizio dei diritti al dissenso nell’ambito di un contesto di legalità.
Non è una buona notizia per chi si professa “progressista” farsi smentito da un algoritmo che risponde con parametri di valutazione oggettiva e non ammette o non calcola estemporanee suggestioni.
Quali quelle manifestate da Elly Schlein, Segretaria del PD, paragonando il decreto sicurezza, già approvato alla Camera ed in discussione al Senato, ad “una regressione peggiore del Codice Rocco”, dimenticando o ignorando che è in vigore dal 1930 e che ha superato esame e compatibilità democratica con la Costituzione sia nella prima e nella seconda Repubblica in cui anche il PD è stato alla guida di compagini governative.
Se fosse liberticida ed autoritario perché non è stato cancellato e riscritto? Ad una domanda specifica la “IA” le avrebbe risposto che si tratta di un codice tecnico e tra i primi in Europa ad introdurre principi di legalità, tassatività e personalità della pena. Come dire “fascista” di nascita ma non nei contenuti ideologicamente attribuiti dal linguaggio “antifa” e della cultura “woke”.
A meno ché non si voglia far passare per “fascistoide” il chatbot di OpenAI, la cui logica non contempla “ammuina” e l’uso di parole “a vanvera”. Al di là delle questioni di natura etica in relazione dell’uso che se ne potrebbe o vorrebbe fare in sostituzione dell’intelligenza umana, l’AI è uno straordinario strumento ausiliare di sviluppo e progresso, quello vero e non politicante. Applicata nelle dispute politiche consente di elevare dibattiti e confronti su dati oggettivi. Come una sorta di “var” in uso nelle partite di calcio.