Tra i tanti post a commento dell’uccisione a coltellate del giovane vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, mi ha colpito quello di un ex carabiniere oggi in pensione: “Grazie alla politica, oggi un’altra medaglia senza un petto”.
Bella considerazione, nella sua tragica verità. Purtroppo. Sì, perché la politica si porta sulla coscienza questa tragedia e per i motivi che conosciamo. Troppo lassismo per anni, troppa indulgenza rispetto a chi commette reati. E poi forze dell’ordine fiaccate nello spirito anche da una giustizia che sembra spesso garantire più chi offende piuttosto chi difende la legge, oltre che indebolite nelle risorse e nei mezzi messi a loro disposizione. Alla fine, nel nostro Paese sui temi della sicurezza e della legalità è un tirare a campare da anni, dove da destra a sinistra si fa troppo demagogia, eccessiva propaganda, molte chiacchiere, ma pochissimi fatti.
Ed è tristissimo constatare il canaio -sì, questo termine toscano rende meglio l’idea rispetto a schiamazzo o confusione- che si è fatto sui social, e non solo, sulla nazionalità degli autori di questo efferato delitto. Come se, nella sostanza delle cose, cambiasse qualcosa se gli assassini fossero dei nordafricani magari di colore o bianchi statunitensi. Certo, cambiano i contorni delle narrazioni da destra o da sinistra di una politica, di una classe dirigente, di un popolo di tifosi, che ormai vivono in uno stato di alienazione e di perdizione. Spirituale. Culturale.
Non ci resta, a questo punto, come italiani, che vergognarci davanti al corpo esanime di questo giovane carabiniere. Occorre, però, anche dire basta ad una politica che è fatta di slogan più che di fatti concreti. E non solo da parte di Salvini, cui spetta il primato, ma anche da sinistra.
Un fatto, ad ogni modo, è certo: il ministro dell’Interno Salvini non può liquidare la vicenda, il suo ruolo e le sue responsabilità con dei tweet che si contraddistinguono per un linguaggio buono per il bar dello sport.
La tutela dell’ordine pubblico dipende innanzi tutto da lui. Se servono più mezzi e più uomini per le forze dell’ordine si comporti di conseguenza. Se occorre un inasprimento delle pene si dia da fare nel governo e in parlamento.
Insomma, forse il ministro Salvini dovrebbe ricordarsi che non è più all’opposizione ma al governo di questo benedetto Paese e da lui aspettiamo la soluzione dei problemi.
La situazione complessiva del Paese è quella che appare evidente. E’ un dato di fatto, infatti, che carabinieri e poliziotti, ma in generale chi indossa una divisa, sono sempre più spesso vittime di aggressioni da parte di una criminalità sempre più spietata. Allo stesso tempo, i cittadini temono vieppiù di essere aggrediti con violenza sempre più brutale in strada, nella metropolitana e addirittura nelle loro case. Senza contare che ci sono quartieri o zone, in particolare nelle grande città, diventati terra di nessuno, dove spadroneggia la malavita soprattutto d’importazione, con spaccio di stupefacenti in tutte le ore del giorno.
Quand’è, caro ministro Salvini, che recupereremo alla legalità queste numerose fette del territorio del nostro Paese? Quand’è che, in generale, avremo tutti più sicurezza e legalità?
Di sicuro, non basta un tweet.
E, nel frattempo, piangiamo con il rispetto dovuto e la necessaria compostezza quest’altra povera giovane vittima in divisa.
27.07.2019 – by Nino Maiorino. Ben detto, Salvini, se volesse svolgere il proprio ruolo, avrebbe tutti gli strumenti per farlo. Io al suo posto mi sarei recato sul posto a fare omaggio al povero ragazzo ammazzato. Invece di andare in giro a fare perenne campagna elettorale.