Immigrazione, una buona notizia dall’Unione Europea… sperando che “me la cavo”
In un’epoca di intensa mobilità non è agevole legiferare e per i tribunali chiamati a dare esecuzione ai relativi atti a fronte di fenomeni di non facile interpretazione o catalogazione

La proposta di un nuovo regolamento per il rimpatrio di immigrati senza permesso di soggiorno è una buona notizia. Ne semplifica le procedure ed introduce il riconoscimento reciproco delle decisioni da parte degli stati membri dell’UE.
Si tratta di una misura vincolante ed ha carattere giuridico: “saremo assertivi – promette Ursula Von der Leyen- ma assicuriamo di agire nel pieno rispetto degli obblighi del diritto internazionale e dei diritti fondamentali”.
La sua introduzione contribuirà a calmierare, nel nostro Paese, i toni delle relazioni tra il Governo ed organi della magistratura. Potrà dare riferimenti certi su una materia controversa su cui incombe il rispetto di diritti fondamentali e normative sia nazionali che internazionali. In un’epoca di intensa mobilità non è agevole legiferare e per i tribunali chiamati a dare esecuzione ai relativi atti a fronte di fenomeni di non facile interpretazione o catalogazione, incerti tra immigrazione o migrazione. In un pianeta in cui entrambi gli spostamenti si incrociano si pone il problema del controllo politico dell’immigrazione irregolare, a difesa dei confini nazionali. E per quanto riguarda l’Europa, ciascuno dei Paesi membri dell’Unione deve fare i conti con un inarrestabile flusso da sud verso nord, dall’Africa e dal medio Oriente, contenendone l’accoglienza in base alle proprie disponibilità in termini di capienza economica e sociale e di tolleranza culturale.
Al di là delle priorità umanitarie non è da sottovalutare un concetto espresso, già nel 1997 e ribadito nel 2000 in pubblicazioni e conferenze, da Umberto Eco, secondo il quale “si ha solo ‘immaginazione’ quando gli immigrati (ammessi secondo decisioni politiche) accettano in gran parte i costumi del paese in cui immigrano, e si ha ‘migrazione’ quando i migranti (che nessuno può arrestare ai confini) trasformano radicalmente la cultura del territorio in cui migrano”.
L’interazione tra cronaca e storia ce ne fornisce spaccati di inquietanti fenomeni di convivenza in un contesto incontrollabile di vita reale, di incomprensione culturale e di incomunicabilità tra il potere decisionale politico e quello giudiziario. La diversità di approcci è stata ed è fonte di conflittualità tra la lettura del fenomeno, che è sociologico e politico, e l’obbligo o pretesa da parte di rami della magistratura costretta a barcamenarsi tra l’ impartire di impartire lezioni di etica in una materia complessa, in cui il senso delle responsabilità è plurimo e non configurabile in un sistema di norme superate ed usurate dal tempo.
L’iniziativa assunta dal Presidente della Commissione EU si presenta con i crismi del buon senso e della solidarietà comunitaria. È da verificarne il gradimento da parte di tutti e 27 membri.
Sperando nel “me la cavo” dello scugnizzu partenopeo.