scritto da Pasquale Petrillo - 14 Agosto 2019 15:30

Il ritorno di Matteo Renzi… nec sine te, nec tecum vivere possum

foto tratta dal profilo FB

L’attuale crisi di governo ha un protagonista inaspettato: Matteo Renzi. Non si sa affatto come evolverà la situazione politica, per saperlo forse non basterebbe nemmeno un super indovino con un’eccezionale sfera di cristallo, quel che è certo è il prepotente ritorno da protagonista assoluto sulla scena politica dell’altro Matteo, ovvero Renzi.

Oddio, ad onor del vero Renzi non è mai andato via. Magari l’avesse fatto a suo tempo, ci avrebbe guadagnato pure lui e già da un pezzo sarebbero andati in supplichevole processione fino a Rignano sull’Arno per richamarlo alle armi. Il guaio è che Renzi non è Cincinnato. Non ha per nulla le virtù della persona semplice e disinteressata, da ritirarsi ad una modesta vita privata. E, non a caso, c’è chi lo ha appellato il “Napoleone di Rignano”.

Ha, però, altre virtù, bisogna riconoscergliele. E’ una forza della natura. Ha un’energia inesauribile. E’ un trascinatore. Ha fiuto e intelligenza politica. E’ spregiudicato, brillante, vivace. E’ un politico a tutto tondo, capace com’è di risultare convincente, o almeno cercare di esserlo, nel sostenere il contrario di quanto affermato fino a poco prima. E’ un grande comunicatore (al pari dell’altro Matteo, ovvero Salvini). Forse, come ha scritto Ferruccio De Bortoli, «lo è persino troppo». E’ vero anche che è uno sbruffoncello, un commediante incallito, ma spesso risulta essere anche un arrogante e un maleducato impenitente. Insomma, è simpaticamente odioso.

Eppure continua ad essere l’unico, vero leader del Pd. Il nuovo segretario Nicola Zingaretti è indubbiamente una persona perbene, ma, soprattutto al suo confronto, risulta essere una personalità politica sbiadita, grigia, inconsistente se non addirittura irrilevante. E in questi giorni il povero Zingaretti sembra essere stato fatto politicamente prigioniero da Renzi e dai suoi.

Un vero leader dicevamo. Il problema, però, come ha con acume evidenziato ancora De Bortoli, è che «Renzi ha la leadership nel sangue, la alimenta sin da giovane, ma dà l’impressione costante di non riconoscere radici né di preparare eredità». E per chi vuole guidare un Paese e anche un partito come il Pd non è un aspetto trascurabile, anzi. E’ una condanna, ma forse soprattutto una minaccia per chi ha a che fare con lui.

Ad ogni modo, piaccia o no, è con Renzi, con questo Renzi, che bisognerà fare i conti. E questo vale soprattutto per il Pd che con il fenomeno Renzi si confronta nel bene e nel male e senza raccapezzarsi più di tanto da un po’ di anni  a questa parte. E’ la sua croce e delizia: nec sine te, nec tecum vivere possum… non posso vivere con te né senza di te. Mai come adesso del resto, visto che controlla i gruppi parlamentari, fa balenare l’ipotesi di una scissione che potrebbe rivelarsi devastante per il Pd, mena la danza sulla possibile anzi auspicata alleanza con il Movimento Cinque Stelle.

I conti con Renzi però devono farli anche i pentastellati, che lo hanno demonizzato da sempre ma che ora se lo trovano davanti a loro, con una mano tesa, da stringere in fretta per non cadere nel baratro di elezioni capestro.

E con Renzi i conti li deve fare anche il centrodestra, ma più di tutto Salvini, il capitano, che si ritrova al cospetto di un altro pirata. Renzi e Salvini. I due Matteo. Due mostri, nel senso buono per carità, della politica e della comunicazione politica. Due leader veri, con le loro capacità, i loro difetti, i loro limiti, i loro errori, le loro colpe. Diversi politicamente, ma sotto molto aspetti speculari.

Tutto sommato, due facce di una stessa moneta. E se è così per davvero, resta da capire cosa sia preferibile: tirare in aria la monetina o tenerla in tasca ben stretta nella mano?

Giornalista, ha fondato e dirige dal 2014 il giornale Ulisse on line ed è l’ideatore e il curatore della Rassegna letteraria Premio Com&Te. Fondatore e direttore responsabile dal 1993 al 2000 del mensile cittadino di politica ed attualità Confronto e del mensile diocesano Fermento, è stato dal 1998 al 2000 addetto stampa e direttore dell’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’Tirreni, quindi fondatore e direttore responsabile dal 2007 al 2010 del mensile cittadino di approfondimento e riflessioni L’Opinione, mentre dal 2004 al 2010 è stato commentatore politico del quotidiano salernitano Cronache del Mezzogiorno. Dal 2001 al 2004 ha svolto la funzione di Capo del Servizio di Staff del Sindaco al Comune di Cava de’Tirreni, nel corso del 2003 è stato consigliere di amministrazione della Se.T.A. S.p.A. – Servizi Terrritoriali Ambientali, poi dall’ottobre 2003 al settembre 2006 presidente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica Martucci di Salerno, dal 2004 al 2007 consigliere di amministrazione del CSTP - Azienda della Mobilità S.p.A., infine, dal 2010 al 2014 Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Presidente della Provincia di Salerno. Ha fondato e presieduto dal 2006 al 2011 ed è attualmente membro del Direttivo dell’associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio. E’ autore delle pubblicazioni Testimone di parte, edita nel 2006, Appunti sul Governo della Città, edita nel 2009, e insieme a Silvia Lamberti Maionese impazzita - Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l'uso, edita nel 2018, nonché curatore di Tornare Grandi (2011) e Salerno, la Provincia del buongoverno (2013), entrambe edite dall’Amministrazione Provinciale di Salerno.

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