Com’è ormai risaputo, l’arte e la letteratura rivelano -e talvolta persino risolvono- la vita, ma spesso addirittura la anticipano, sono in grado cioè di immaginare, “ante litteram”, qualcosa che poi accadrà: non si tratta né di arte fantastica né di fantaletteratura ma più che altro della capacità “visionaria” che hanno alcuni artisti di rappresentare (e quindi prevedere) fatti e situazioni.
Questa breve premessa può far da prologo alle vicende che le cronache per così dire “gossippare” hanno più volte coinvolto negli ultimi tempi a più riprese Palazzo Chigi e alcuni dei suoi più importanti inquilini.
Non interessano però ora gli aspetti politici o soggettivi della questione; la riflessione che vorrei proporre è d’altra natura. Molti sostengono che è tutto frutto d’invenzione, che non è altro che la sceneggiatura di un film, un intreccio di irrealtà ideato e gestito grazie alla perizia di un fantasioso e abile regista.
La considerazione ora è che proprio questo in un film e già stato proposto, ovvero qualcosa di molto simile, a livello ovviamente comportamentale, è stato portato sullo schermo.
Qualcuno ricorderà infatti il film di Elio Petri “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”. L’opera è del 1970, tra l’altro premiata a Cannes col riconoscimento speciale della giuria (e l’anno dopo agli Oscar come miglior film in lingua straniera) e interpretata da un grande Gian Maria Volontè. Vi si racconta la storia “impossibile” di un poliziotto, il capo della omicidi, che uccide nel proprio appartamento la bellissima amante (interpretata da Florinda Bolkan) e poi si diverte per così dire a far convergere su di lui tutti gli indizi.
Qual è il senso del suo ragionamento: un poliziotto non potrà mai essere accusato di un simile gesto e non potrà che farla franca. E per così dire l’invincibilità del potere, o meglio di chi lo detiene che può farne l’uso che crede, addirittura beffandosene come il protagonista in questione che gioca come il gatto col topo sapendo che non potrà mai essere incriminato.
E alla fine avviene proprio così: un gruppo di colleghi si reca a casa sua per fargli firmare la “confessione della propria innocenza”. E non a caso il film si chiude con questa citazione di Franz Kafka: “qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano”.
Si potrà convenire, ritengo, che la situazione diventata ormai “surreale” che stiamo vivendo dal 2016 sul caso Regeni fa ritornare davvero in mente il film di Petri e la sua storia “fantastica”.
Ma quello che stupisce maggiormente non è ora tanto l’atteggiamento del generale al-Sisi (che potrà più o meno essere responsabile dello stesso comportamento di Volontè nel film o addirittura spavaldo giocoliere alle prese con la propria “invulnerabilità”) quanto il cicaleccio ossequioso di una strato assai vasto di nostri governanti, che in barba a qualsiasi dettato costituzionale o solo di lealtà diplomatica con l’Egitto, accetta, come nel titolo del film e più ancora nella straordinaria citazione kakfiana, il fatto che qualcuno possa realmente non essere mai messo in discussione e scientemente sfuggire al giudizio umano.
Lo scoramento è davvero grande e nemmeno ci si può consolare affermando che questa è la china del momento e si scivola semmai sempre più in basso visto che prima e dopo l’assassinio di Giulio Regeni, ad esempio, l’Italia ha continuato a vendere all’Egitto armi e munizioni per un valore superiore ad un milione di euro, e questo nonostante diverse risoluzioni europee contrarie.
Ad aprile dello stesso anno in cui venne ucciso il giovane ricercatore l’Egitto aveva ricevuto dall’Italia 2.450 kg di armi e munizioni per un valore totale di oltre un milione di euro. Come pure la necessità di trovare un accordo per arginare il flusso dei migranti e che riporta in primo piano la distanza tra battaglie ideali, come appunto quella per la ricerca della verità sull’assassinio di Giulio Regeni, e la realpolitik degli interessi di Stato.
Quello che dovrebbe star a cuore di tutti viceversa è l’imperativo inderogabile di voler vivere in un paese davvero “al di sopra di ogni sospetto”, coi suoi buoni scheletri nell’armadio e i suoi segreti di Stato, come quello su Abu Omar, sequestrato Cia.
5.12.2020 – By Nino Maiorino – Per fortuna in Italia ormai non è più così: In parecchi casi (Cucchi e altri) i responsabili sono stati indi individuati e perseguiti.