Cava, i veleni e le gole profonde del Palazzo di Città
Chi scrive in più di un’occasione ha accusato l’attuale Amministrazione comunale guidata dal sindaco Servalli di mala gestio e di clientelismo. Ciò, però, non mi ha impedito di restare basito nel leggere ieri il quadro a tinte fosche emerso dai due paginoni dedicati al nostro Comune da un quotidiano locale leggi qui.
Partiamo da titolo, occhiello e sotto titolo della prima pagina: “A Cava la centrale della occupazione politico-clientelare”, “Posti di lavoro per gli amici”, “Con la regia del Pd si entra nei consorzi per poi emigrare nel pubblico”.
E poi, ancora: “La centrale di Cava de’ Tirreni, paradigma di un metodo ultra clientelare”, “Concorsi alterati per inserire amici e compagni”, “Il sistema illecito dell’assorbimento da altri enti”. Se poi si leggono gli articoli emerge l’immagine di un Comune dove l’imbroglio è di casa.
Forse è davvero troppo, molto più di quanto potevamo immaginare, anche se non possiamo escludere che ciò corrisponda in tutto o in parte al vero. Fatto sta che, in ogni caso, l’immagine del nostro Comune, di questa Amministrazione e di conseguenza della nostra città, ne esce profondamente deturpata, offesa, sfregiata.
Rispetto a tutto ciò, l’auspicio è che il sindaco Servalli abbia una reazione che finora non c’è stata. Insomma, non chiediamo assolutamente che debba querelare un collega giornalista, ci mancherebbe altro, ma di sicuro chiarire le situazioni denunciate e dare alla città concrete dimostrazioni di trasparenza. Non fosse altro per tutelare l’immagine di una città il cui palazzo del potere sembra apparire come l’avamposto di una repubblica delle banane, dove gli intrighi, la corruzione, l’inganno e il malaffare, siano pratiche consuetudinarie.
In ogni caso, Servalli è chiamato a sgombrare in modo deciso le ombre sulla vita amministrativa del nostro Comune. Sono macchie imbarazzanti e preoccupanti, che come cavesi pretendiamo siano dissolte subito e bene.
Per questo, dovrà operare con fermezza per garantire un clima di maggiore serenità lavorativa ai dirigenti e a tutti i dipendenti comunali. In questa ottica, dovrà con l’attuale Segretaria comunale abbassare il livello di conflittualità che ora c’è con il personale, diversamente, con questo andazzo, c’è il rischio che tutti saranno travolti dalle dicerie, dalle soffiate, dalla litigiosità, dall’insofferenza e dalla insoddisfazione. E con la stessa Segreteria comunale, responsabile del settore personale, dovrà prontamente adoperarsi per sanare quelle situazioni che eventualmente lo richiedono, ristabilendo, qualora fosse necessario, la massima legalità possibile.
Il sindaco Servalli, insomma, non dovrà fare chiacchiere, bensì assumere decisioni e impegni concreti per stabilire all’interno della macchina comunale il massimo della concordia possibile, della condivisione, della collaborazione. In caso contrario, questa macchina ormai allo sbando andrà a cozzare pericolosamente contro il muro della delazione, della rivalsa, del rancore personale, della piccola vendetta.
Lo stesso Pd, partito di maggioranza relativa, deve avere una reazione e chiarire il suo ruolo. “A farla da padrone assoluto –si legge in uno degli articoli pubblicati ieri- è il sistema politico clientelare per eccellenza che va sotto il nome di Partito Democratico”. Bene, il Pd metelliano non può non reagire di fronte a questa accusa così pesante e non può sottrarsi dal dovere di dire qualche parola di chiarezza.
Non dimentichiamoci che le ombre partono dal Comune metelliano, ma se oggi coinvolgono il Consorzio Farmaceutico, domani sarà la volta anche dell’Ausino e di Metellia. In sintesi, oltre al sindaco Servalli anche il Pd cavese deve avere una reazione, diversamente le accuse di oggi diventeranno delle verità per l’opinione pubblica metelliana, e non solo.
E lo stesso, forse a maggior ragione, vale per i due dirigenti comunali coinvolti in questo j’accuse giornalistico, che di sicuro trova le sue fonte nelle stanze dello stesso Palazzo di Città. Parliamo di Stefano Cicalese e Romeo Nesi, che, a parere di chi scrive, conoscendoli da tempo, sono dirigenti comunali competenti e persone di specchiata onestà. Tocca anche a loro, dicevamo, a tutela innanzi tutto della loro onorabilità, pretendere che si faccia chiarezza nei modi più opportuni possibili e soprattutto in tempi brevi.
In conclusione, la vita politico-amministrativa della nostra città già langue e di per sé fa penare i cittadini cavesi. Quello che però si è letto ieri va oltre. Mina dalle fondamenta la credibilità e l’affidabilità del Palazzo di Città e infanga l’immagine della comunità metelliana. Sono tra quelli, infatti, che si rifiutano di credere, fino a prova contraria, che siamo diventati un far west di senza legge. Ed è per questo che si pretende chiarezza e trasparenza.
E’ tempo, insomma, che il palazzo del potere comunale diventi una casa di vetro. Almeno questo il sindaco Servalli, campione di lentezza decisionale e di scarsissimo coraggio, ha il dovere di assicurare alla città. D’altra parte, non c’è altra strada per far tornare un po’ di sereno in un palazzo dove ora regnano sovrani veleni e gole profonde.
Chi tace acconsente e quindi deve dimettersi.