Cava, elezioni comunali: attenti alle sciocchezze e alle fantasticherie, oltre che ai pastrocchi
Siamo ormai in piena campagna elettorale. Sono comparsi i primi manifesti ed anche i più improbabili dei santini. Così come i più inverosimili se non addirittura improponibili candidati, mentre le liste sono ancora in via di formazione.
Non mancano nemmeno iniziative singolari, come quella di un post apparso sui social, dove viene esplicitato un appello, definito accorato, “a tutti i candidati sindaci che si contrappongono a Servalli” per un’azione comune. L’idea in se potrebbe anche avere un senso, ma da un punto di vista temporale risulta a dir poco bislacca. La ricerca di una piattaforma politico-amministrativa, il più possibilmente larga ed unitaria, andava sì tentata. ma per tempo. Non certo, ora, quando ai nastri di partenza ci sono ben cinque candidati l’uno contro l’altro armati, oltre all’uscente Servalli. In altri termini, per forza di cose ognuno andrà per la sua strada per ottenere il massimo dei consensi, sperando di arrivare al ballottaggio. Battendo elettoralmente gli altri concorrenti, ovviamente.
E’ surreale, d’altronde, che “con slancio e generosità” a questi candidati venga chiesto “un impegno comune per portare a compimento la Liberazione di Cava de’ Tirreni”. Si può anche capire che tutti i candidati possano avere come obiettivo quello di sconfiggere la maggioranza uscente, mandando per così dire a casa Servalli e i suoi. E’ più che legittimo, ci mancherebbe. Ma per un simile, tutto sommato ordinario se non modesto obiettivo, parliamo di Liberazione? E, si badi bene, con la iniziale maiuscola. Un po’ di decenza e di misura, oltre che ad un po’ di conoscenza storica, consiglierebbe di utilizzare termini più appropriati, quantomeno la parola liberazione con la iniziale minuscola. Molto minuscola.
Sì, perché quando si parla di Liberazione, quella vera, quella storicamente avvenuta, con la lotta al nazifascismo, non possiamo che ricordare i martiri delle Fosse Ardeatine, l’eccidio di Stazzema, i fratelli Cervi… I tanti giovani caduti d’ambo le parti in una sanguinosa ed odiosa guerra fratricida… Le migliaia di vittime innocenti di una violenza brutale e ingiustificata nella sua efferatezza… E la ferocia delle immagini orribili e crude di piazzale Loreto. Qui dove la Resistenza trovò la sua conclusione. Qui dove si festeggiò, dopo anni di guerra, di morte, di sofferenze e di paure, la Liberazione del nostro Paese dall’occupazione tedesca, la sconfitta della dittatura, la nascita di una nuova stagione politica fondata sulla libertà e sulla democrazia. In una cornice, purtroppo, segnata da enormi devastazioni, terribili rancori ed atroci divisioni, dove l’umana pietà spesso non ebbe cittadinanza.
La verità è che oggi l’unica liberazione possibile cui dobbiamo aspirare nella nostra città è quella dalle sciocchezze e dalle fantasticherie, oltre che dai pastrocchi.
Ad ogni modo, chiedere e promuovere oggi la formazione di “un quadro di alleanze ampio ed arioso, basato su iniziative programmatiche ed assetti del tutto innovativi e di cambiamento”, è una sorta di certificazione del fallimento dell’opposizione. D’altra parte, perché nascondere che quest’ultima nei cinque anni passati è stata praticamente quasi del tutto assente, silente e in diversi casi compromessa o complice dell’attuale maggioranza? Non solo, ma anche incapace di costruire un accordo politico-programmatico il più condiviso possibile. E non presentarsi, invece, a queste elezioni comunali così frammentata e, diciamoci la verità, in alcuni casi alquanto poco motivata e con scarso mordente.
Insomma, che l’attuale classe dirigente si sia rivelata modesta non lo scopriamo adesso. Anzi, questo giornale, mentre molti bivaccavano con essa, non ha mai mancato di sottolinearne l’inadeguatezza e in taluni casi la mediocrità. Agli elettori cavesi, però, bisogna dare una alternativa credibile, quantomeno di pari se non migliore livello. E questo di sicuro non emergerà da appelli a dir poco stravaganti che possono produrre solo papocchi, arlecchinate senza capo né coda, pot-pourri indigesti ed esplosivi.
Siamo seri. Tutti uniti, senza distinzione alcuna, in una sorta di santa alleanza contro Servalli, neanche al ballottaggio appare un’ipotesi realmente fattibile. Ci dite cosa unisce politicamente Fra Gigino e Murolo? O tra quest’ultimo e Benevento dei Cinque Stelle? E fra Bastolla e Murolo? L’avversione o semplicemente la volontà di scalzare Servalli e i suoi? Certo, ma è troppo poco, anzi, in termini di proposta di governo vale meno di niente. Non solo. Chi pensa di fare simili patchwork politico-elettorali è destinato a fare la fortuna di Servalli che, per demerito altrui innanzi tutto, già parte avvantaggiato.
Figuriamoci poi gli elettori, che al secondo turno si sentiranno liberi di votare quello che preferiranno, a prescindere dalle indicazioni dei capobastoni politici, oppure decidere di disertare le urne. Ma vi immaginate un elettore di centrodestra, magari di Fratelli d’Italia, che al ballottaggio voti l’eventuale candidato pentastellato o viceversa? E tutto per sconfiggere Servalli? Oddio, tutto può succedere. C’è anche chi crede che gli asini volino.
In conclusione, dopo essere stati tanto improvvidi da presentarsi alla competizione elettorale così divisi e confusi, è preferibile che ognuno si sforzi di recitare al meglio la propria parte. Presentare nel migliore dei modi agli elettori la propria proposta amministrativa. Dimostrare di essere più credibili e validi di chi ci ha governato finora. Poi, senza proporre sgradevoli intrugli e ammucchiate oscene, sottoporsi con onestà intellettuale e trasparenza al giudizio degli elettori.
Il tempo per la politica delle alleanze fondata sulla progettualità e sui contenuti, ormai è scaduto. Ora non restano che gli elettori. Sono loro, siamo noi, i soli, unici arbitri di una partita dove i giocatori hanno già indossato la propria maglietta. La politica, quello che poteva o doveva dire, ormai lo ha detto e deve ora aspettare la prossima corsa.