Cava de’ Tirreni, un Comune pieno di guai… e Servalli è in campagna elettorale
Nel palazzo dei veleni succede di tutto e di più ma il nostro sindaco Servalli non si è accorto mai di nulla. In effetti, vive in un'altra città. In un altro Comune. Le sue narrazioni raccontano di una città della bellezza, della magnificenza del suo operato e delle opere pubbliche realizzate. Dello sfacelo che ha prodotto la sua Amministrazione non fa mai cenno

“Non ho parole”. “Che schifo”. “Sarebbe ora di chiudere “il Palazzo di vetro” e mandare tutti a casa”. “Ma resterà qualche dirigente al Comune?”. “Una storia infinita”.
Sono, questi, alcuni dei messaggi dei lettori che ci sono arrivati a commento dell’articolo pubblicato ieri clicca qui per leggere sull’indagine giudiziaria che vede coinvolto il Comandante della Polizia Municipale di Cava de’ Tirreni.
E’ una reazione di sconcerto comprensibile quella che abbiamo riportato dei nostri elettori che, inevitabilmente, riflette quella della generalità dei cavesi rispetto a questo ennesima e per nulla gradevole situazione che segue altre, in particolare, la gravissima vicenda degli ammanchi dalle casse comunali.
Questo è un dato di fatto. E’, però, altrettanto vero che siamo al cospetto di un’indagine non di una sentenza, di indagati e non di colpevoli. E’ giusto e doveroso, quindi, trattare l’argomento con il dovuto rispetto per le persone coinvolte e per la magistratura chiamata a fare luce sulla vicenda in questione.
Ciò, tuttavia, non ci impedisce di fare alcune considerazioni.
La prima, immediata, è che il nostro Comune è completamente allo sfascio. Non solo per i vuoti nell’organico del personale comunale, ma soprattutto per l’aria pesante che si respira nelle stanze del palazzo. Basti pensare che dei sei dirigenti, per altrettanti settori organizzativi, uno è stato licenziato per motivi disciplinari legati alla vicenda degli ammanchi di cassa. Un altro è sotto procedimento disciplinare e rischia il licenziamento per la medesima vicenda. Un altro, adesso, ovvero l’attuale Comandante dei Vigili, si è posto in aspettativa dopo che il magistrato ha chiesto la misura interdittiva della sospensione di un anno dalle sue funzioni dirigenziali. Altri due, invece, sono in ambasce per ben altre ragioni e di natura completamente diversa. Ci riferiamo, infatti, alle vicende processuali che li vede comunque in qualche modo coinvolti nella tragedia dell’albero della villa comunale, che travolse e uccise un professionista alcuni anni fa.
Un’ecatombe, insomma. La prova provata che non solo l’Ente comunale metelliano è alla deriva, ma soprattutto che è proprio il nostro Comune il malato, il ventre molle della città.
La seconda, scontata, è che la politica appare indiscutibilmente responsabile del marasma amministrativo, gestionale e organizzativo che ha stravolto e continua a stravolgere il Comune metelliano. Non è solo una questione di “culpa in vigilando”, ma anche di essere stata inadeguata nell’assolvere al ruolo di direzione. Più ancora di risultare credibile e, in quanto tale, temuta e rispettata. Per dirla tutta, la politica a Palazzo di Città è venuta meno. Completamente. Conta come il due a briscola. E’ incapace e impotente. Non guida, bensì è subalterna. Non decide, bensì si accontenta delle briciole.
La terza, è inevitabile che i cavesi, quantomeno chi ha qualche anno in più, non può che rimpiangere il passato. Un rimpianto che si consolida e diffonde sempre più. A prescindere dalle appartenenze politiche. A parte Abbro, figlio di un’altra epoca, cresce la nostalgia per il tempo che fu e gli amministratori passati. Da Messina a Gravagnuolo e finanche Fiorillo, grigio ma onesto travet della politica.
La quarta, se questo è lo scenario, cresce ogni giorno di più la preoccupazione sul futuro politico-amministrativo della città metelliana. La sciagurata stagione del sindaco Servalli sta per finire, ma come sarà la prossima? Chi la guiderà? I prossimi amministratori hanno l’esatta contezza della situazione in cui versa il Comune? Si attrezzeranno in modo adeguato per ricostruire e risollevare una città dalle macerie provocate da Servalli e soci?
La quinta ed ultima considerazione. Nel palazzo dei veleni succede di tutto e di più ma il nostro sindaco Servalli non si è accorto mai di nulla. In effetti, vive in un’altra città. In un altro Comune. Le sue narrazioni, accompagnate da pipponi televisivi e persino da manifesti (per non farsi mancare nulla), raccontano di una città della bellezza, della magnificenza del suo operato e delle opere pubbliche realizzate (sic!).
Dello sfacelo che ha prodotto la sua Amministrazione non fa mai cenno. Al più, lo fa per dire che è colpa degli altri, di chi lo ha preceduto. Anzi, si intesta addirittura il merito di aver messo le cose a posto, a partire dai conti. Politicamente, un ciarlatano di livello. Si atteggia persino a vittima. Gigioneggia. Presenta libri. Presenzia ai convegni sul sesso degli angeli. Partecipa a cerimonie di intitolazione. Insomma, fa tutto fuorché il sindaco di una città che soffre e boccheggia come Cava de’ Tirreni. Va scusato, però. E’ in campagna elettorale. Con un po’ di anticipo, è vero, ma va capito, punta a una poltrona in Consiglio regionale. Auguri.
Che Dio salvi Cava!