Cava de’ Tirreni, ammanchi e cattiva politica: ormai ci siamo abituati ad essere pecore da tosare?
Eppure, nonostante tutto questo sconquasso, i cavesi assistono impassibili, non agiscono, non si agitano. Al più cinguettano sui social con sterili lamentazioni e inutili critiche per quanto esse siano fondate

La Commissione Controllo e Garanzia del Comune di Cava de’ Tirreni dopo quattro mesi ha concluso i suoi lavori con una relazione sulla vicenda degli ammanchi dalle casse comunali clicca qui. Certo, potranno esserci ancora degli sviluppi, vista la complessità e la gravità dei fatti e la consistenza degli ammanchi. Senza contare poi che si attendono gli esiti dell’inchiesta giudiziaria. Almeno si spera, anche se sono in pochi disposti a mettere la mano sul fuoco.
E’ indubbio che questa relazione lascia insoddisfatti e appare, per troppi versi, timida e salomonica. L’impressione è che sia alla stregua di uno scappellotto dato per punizione ad uno stupratore. Sì, perché ad essere seviziate sono state la legalità, la corretta amministrazione, la buona politica, la pubblica morale. E’ ad essere violentati sono stati i conti del Comune e di conseguenza i diritti e i servizi da assicurare ai cittadini cavesi, colpiti peraltro nel loro portafoglio.
Certo, la Commissione qualche attenuante ce l’ha. La prima, come accennato prima, è che spetta alla magistratura il compito di fare luce su questa brutta storia e a sanzionare adeguatamente i responsabili. La seconda è che la relazione è stata approvata all’unanimità, quindi sia dalla maggioranza che dalle opposizioni. E’ stato inevitabile lavorare di lima, calibrare i termini, attenuare le tinte fosche, soprassedere sulle tante zone grigie, in una parola dire… senza però affondare il coltello nella piaga. Sta di fatto che la maggioranza alla fine ha votato una relazione che sostanzialmente dichiara “una complessiva inaffidabilità dei dati contabili del Comune”. Scusate se è poco.
Tirando le somme, almeno ora è tutto, o quasi, nero su bianco.
Dopo quattro mesi di silenzi e di reticenza da parte di Servalli & C., almeno a grandi linee, ora si conosce in modo ufficiale cosa sia accaduto a Palazzo di Città negli ultimi tre-quattro anni. Una situazione di sfascio, di degrado e di illegalità senza precedenti che la Commissione, nella sua relazione, definisce “disordine amministrativo”. Un eufemismo, ovviamente. Altro che disordine. Un tale marasma -amministrativo, contabile, politico ed etico- che ha consentito irregolarità e ruberie ai danni dei cittadini cavesi, già quotidianamente vessati ad ogni respiro dal Comune e, sempre per suo conto, dalla Metellia.
La prima domanda sorge spontanea. E’ possibile che tutto ciò sia avvenuto senza che nessuno a Palazzo di Città se ne accorgesse? Impossibile. E’ un po’ come credere che gli asini volino. D’altro canto, la stessa Commissione in un passaggio sostiene di non ritenere che tutto sia stato “realizzato e mantenuto in vita da una sola persona (il Dirigente del Settore finanziario), senza l’intervento o almeno l’acquiescenza di altri soggetti coinvolti a vario titolo nella gestione dei procedimenti”. Insomma, ci sono complicità attive o inerzia diffusa nella macchina comunale più di quanto siano emerse finora. Resta da capire, e questo ci auguriamo lo farà la magistratura, se queste complicità toccano anche il livello politico.
Sta di fatto che nessuno è intervenuto sulla “presenza abituale negli uffici della contabilità… di un soggetto esterno all’Amministrazione, i cui compiti di assistenza agli impiegati non risultano ben definiti, in possesso di tutte le credenziali di accesso per intervenire sul programma di contabilità anche per apportare modifiche ai relativi dati”. E’ quanto oggi denuncia la Commissione consiliare. D’altra parte, in questi anni, non sono mancate le denunce circa la presenza di estranei persino nelle stanze adiacenti il Sindaco all’indomani del licenziamento del suo staff.
C’è da chiedersi, ma il sindaco Servalli dove stava? Forse era troppo distratto nel raccontare le favolette sulla sua buona amministrazione nei settimanali sermoni televisivi? Lo steso vale per l’assessore Garofalo. Qualche volta andava negli uffici contabili? E la Segretaria comunale? E la stessa opposizione, possibile che non frequentava le stanze comunali e non aveva contezza di queste presenze estranee alla struttura? Noi abbiamo il diritto di non crederlo.
Ci sono altri aspetti della relazione che risultano essere assai indigeste per il cittadino cavese, come l’assenza di controlli adeguati ed efficaci, compresi quelli del Collegio dei Revisori dei Conti oltre che degli stessi dirigenti in sede di accertamento dei residui. Possibile mai che nessuno, compresa l’opposizione, si sia mai accorto e denunciato quanta approssimazione amministrativa e contabile ci fosse a Palazzo di Città?
Fra le conclusioni cui inevitabilmente arriva la Commissione, come scrivevamo prima, è che i numeri del bilancio sono del tutto inattendibili. C’è da chiedersi, a questo punto, come e con quale coraggio la maggioranza approverà il prossimo bilancio preventivo? Per non parlare poi di quello consuntivo. Vedremo. D’altro canto, negli ultimi anni con l’Amministrazione Servalli in tema di bilancio si è visto di tutto.
A noi cittadini-contribuenti cavesi resta ancora più l’amaro in bocca. Ora, dopo i conti in rosso, scopriamo pure che i bilanci comunali sono di fatto inattendibili. In pratica, falsati e in larga misura anche fasulli. Nel frattempo, a fronte di tutto ciò, stiamo pagando tariffe spropositate su tutto, dall’asilo nido agli impianti sportivi. E poi parcheggi alle stelle e addizionale comunale Irpef al massimo consentito. E questo mentre il Comune sta vendendo il proprio patrimonio immobiliare, fra cui quello pregiato (palazzo Bongiorno) e strategico (Casa Rossi, velodromo).
Inutile dire che i cittadini cavesi da tutta questa deplorevole vicenda si sentato beffati, traditi, derubati. Allo stesso tempo, avvertono con fastidio e delusione la sensazione di avere a Palazzo di Città una melassa politica, dalla quale in pochi sono riusciti a non essere del tutto invischiati. Eppure, nonostante tutto questo sconquasso, i cavesi assistono impassibili, non agiscono, non si agitano. Al più cinguettano sui social con sterili lamentazioni e inutili critiche per quanto esse siano fondate.
Da questo avvilente quadro d’insieme -riguardante l’intera città, paralizzata da un perbenismo opportunista e fariseo, che coinvolge un po’ tutti, dai professionisti ai possibili maître à penser, dagli intellettuali ai giornalisti- come ne usciamo? E’ difficile, se non impossibile, rispondere ad un simile quesito.
Forse, però, diventa sempre più pressante e inderogabile la necessità di un vigoroso repulisti a Palazzo di Città. E di assicurare alla guida della nostra città una classe dirigente profondamente rinnovata oltre che qualificata, competente, motivata. Riusciremo a farlo alle prossime comunali? Non ci credo, ma lo spero. In tutta onestà, ogni giorno che passa si rafforza il timore che la città sia ormai perduta e che noi cavesi siamo ormai abituati al ruolo di pecore da tosare.
Nella speranza, ovviamente, di essere smentito a stretto giro.