scritto da Redazione Ulisseonline - 16 Aprile 2025 08:12

Cava de’ Tirreni, sulla vicenda degli ammanchi al Comune la Commissione Controllo e Garanzia arriva alle prime conclusioni: “Disordine amministrativo”

Le risorse finanziarie utilizzate per effettuare i pagamenti contestati provenivano da residui passivi che da tempo non avevano più una effettiva ragion d'essere, non corrispondendo ad obbligazioni di pagamento ancora attuali. Nella maggior parte dei casi si trattava di residui passivi dei quali si era addirittura persa la nozione dell'esatta causa giustificatrice. Esatta o meno che sia tale ultima osservazione, resta il fatto che importi di ingente valore sono rimasti appostati in bilancio per anni, senza ragioni apparenti, a titolo di residuo passivo, nonostante i riaccertamenti ordinari annuali e i due riaccertamenti straordinari

“Allo stato non è stato chiarito in quale misura i residui passivi utilizzati sui pagamenti fossero effettivamente da dichiarare cancellati o perenti e in quale misura corrispondessero invece a obbligazioni di pagamento ancora attuali”

 

Disordine amministrativo. E’ quello che la Commissione consiliare Controllo e Garanzia del Comune di Cava de’ Tirreni ha constatato al termine degli accertamenti effettuati dallo scorso dicembre ai primi giorni di questo mese di aprile. La vicenda, ovviamente, è quella degli ammanchi di cassa al Comune metelliano.

E’ questo solo uno dei più significativi passaggi della corposa “Relazione e considerazioni in merito ai fatti relativi all’emissione di mandati di pagamento irregolari da parte del Settore Finanziario”, approvata all’unanimità dalla Commissione nella seduta dello scorso 3 aprile.

Tralasciano gli aspetti tecnici e contabili, poniamo l’attenzione a qualcuna delle conclusioni cui è pervenuta la Commissione presieduta dal consigliere comunale avvocato Marcello Murolo (nella foto sotto).

“L’obiettivo adottato dalla Commissione -si legge nel verbale- è stato quello di indirizzare i propri lavori verso l’accertamento delle circostanze operative e gestionali che hanno reso possibile l’emissione di mandati di pagamento alterati a vario titolo…”.

Viene poi sgombrato il campo da possibili equivoci e precisa che “essendo i fatti oggetto di esame già stati denunciati dal Comune all’Autorità Giudiziaria ed essendo in corso le relative indagini, la Commissione ha infatti ritenuto superfluo sovrapporre le proprie attività con quelle degli organi inquirenti, cui spetta, in via principale, l’accertamento della ricorrenza di ipotesi di reato e delle singole responsabilità individuali. Va inoltre considerato che una esatta ricostruzione di tutti i singoli fatti avrebbe comportato l’esame di una mole di documenti e di dati tendenzialmente illimitata, tale da superare le possibilità operative di una Commissione consiliare e da prolungarne i lavori per un periodo lunghissimo”.

 

 

“Mancanza di controlli”

 

“Da quanto riferito alla Commissione dal Collegio dei Revisori -si legge ancora- il Comune di Cava emette dai tre ai quattromila mandati di pagamento in ciascun trimestre; tali mandati vengono emessi tramite un software di contabilità denominato Halley e vengono tutti digitalmente sottoscritti dal Dirigente del Settore economico-finanziario, unitamente al cd. flusso digitale da inviare alla Tesoreria; che tale software è diverso dal sistema (iDoc) sul quale si rinvengono gli atti presupposti, con il quale non dialoga direttamente; che proprio in ragione del significativo numero di mandati emessi, all’epoca dei fatti la firma digitale dei mandati veniva di fatto delegata dal Dirigente responsabile del Settore agli operatori dell’ufficio. E’ evidente, in primo luogo, che nel caso in esame è completamente mancato il controllo, normalmente affidato agli istruttori amministrativi addetti all’ufficio, della corrispondenza tra le indicazioni contenute nel mandato di pagamento e i precedenti atti amministrativi (determine dirigenziali) che attestavano la sussistenza dell’impegno e della liquidazione”.

“In questa sede si deve solo osservare che la “parcellizzazione” dei sistemi informatici lamentata dalla Segretaria Generale, vale a dire il fatto che dal sistema di contabilità “Halley” non sia possibile richiamare (p. es. tramite link) direttamente gli atti amministrativi che stanno alla base del mandato, costituisce un fattore di arretratezza del sistema, che rende più macchinoso il controllo e favorisce oggettivamente atteggiamenti negligenti o elusivi degli obblighi incombenti sugli addetti agli uffici”.

 

 

“Presenza abituale negli uffici della contabilità di un soggetto esterno”

 

“Un secondo elemento sul quale appuntare l’attenzione -evidenzia la Commissione- è costituito dalla presenza abituale negli uffici della contabilità, per più giorni alla settimana, di un dipendente della società che fornisce al Comune il relativo sistema di gestione. Si tratta di un soggetto esterno all’ Amministrazione, i cui compiti di assistenza agli impiegati non risultano ben definiti, in possesso di tutte le credenziali di accesso per intervenire sul programma di contabilità anche per apportare modifiche ai relativi dati. Le attività della persona in questione se effettivamente necessarie-avrebbero dovuto essere oggetto di una specifica perimetrazione e di specifiche verifiche -sulle quali, invece, non si sono avuti riscontri e non dovrebbero in nessun caso sovrapporsi o coincidere con quelle istituzionalmente rimesse ai soli uffici”.

“Le preoccupazioni espresse al riguardo dalla Commissione -si legge ancora- hanno trovato un riscontro nelle recentissime notizie, intervenute nel corso della revisione della presente relazione, per le quali il fenomeno dei pagamenti irregolari avrebbe interessato anche la persona in questione, della quale risulterebbe quindi un coinvolgimento diretto nelle vicende in esame”.

 

 

“Controlli successivi affidati al Collegio dei Revisori svolti con modalità tali da renderli in concreto completamente inefficaci”

 

C’è poi la stoccata, molto dura e puntuale, al Collegio dei Revisori dei Conti.

“Dagli accertamenti effettuati dalla Commissione -prosegue infatti il verbale- è poi risultato che i controlli successivi affidati al Collegio dei Revisori dalla legge e dall’art. 94 del Regolamento di Contabilità venivano svolti con modalità tali da renderli, in concreto, completamente inefficaci.
Innanzitutto la percentuale di atti sottoposti a controllo trimestrale risulta talmente esigua da rendere statisticamente irrilevante la possibilità di intercettare eventuali irregolarità. I membri del Collegio hanno riferito di aver controllato mediamente 10, 20 o 30 mandati sui tre quattromila trimestralmente emessi dal Settore economico finanziario. Si tratta nella migliore delle ipotesi dell’1% degli atti totali (e non del 2-3% indicato dai componenti il Collegio nel corso dell’audizione, cifra che avrebbe dovuto comportare il controllo di non meno di 80-90 mandati a trimestre). Inoltre, pur avendo la facoltà di accedere direttamente ai sistemi aziendali (vale a dire ai programmi “Halley” e “iDoc”) per acquisire tutti i dati e i documenti da sottoporre a verifica, il Collegio dei Revisori ha sempre acquisito gli uni e gli altri unicamente facendone richiesta direttamente agli uffici direttamente sottoposti a controllo”.

“In tale contesto -affonda il coltello nella piaga la Commissione- l’osservazione effettuata dai membri del Collegio in sede di audizione relativamente alla scarsa collaborazione ricevuta dagli uffici, ai ritardi da parte di questi ultimi nel rispondere alle loro richieste, e al generale “disordine amministrativo” degli uffici comunali sono elementi che, in ultima analisi, avrebbero dovuto costituire un segnale di allarme e indurre a una maggiore intensità e sistematicità dei controlli. Ed appunto in termini di disordine amministrativo che deve essere definito il quadro generale che è apparso alla Commissione al termine degli accertamenti effettuati. Il numero dei mandati -oltre cento- emessi in maniera del tutto irregolare, l’ammontare dei pagamenti effettuati con tale sistema (quantificato dal Comune, allo stato, in circa due milioni di euro), il lungo periodo di tempo -almeno tre anni nel corso del quale le condotte si sono ripetute, indicano che le attività degli uffici coinvolti non sono state adeguatamente presidiate e controllate né in via ordinaria né quanto ai controlli successivi”.

C’è poi un altro aspetto su cui si ferma l’attenzione della Commisione. E’ quello in cui viene spiegato che “le risorse finanziarie utilizzate per effettuare i pagamenti contestati provenivano da residui passivi che, stando a quanto riferito dal Segretario Generale e dal Responsabile dell’Area Finanziaria, da tempo non avevano più una effettiva ragion d’essere, non corrispondendo ad obbligazioni di pagamento ancora attuali. II Responsabile dell’Area Finanziaria ha addirittura riferito che nella maggior parte dei casi si trattava di residui passivi dei quali si era addirittura persa la nozione dell’esatta causa giustificatrice. Esatta o meno che sia tale ultima osservazione, resta il fatto che importi di ingente valore sono rimasti appostati in bilancio per anni, senza ragioni apparenti, a titolo di residuo passivo, nonostante i riaccertamenti ordinari annuali e i due riaccertamenti straordinari dei residui previsti, il primo al primo gennaio 2015 per effetto del D. L. nº 118/2011, e il secondo in occasione del piano di riequilibrio pluriennale deliberato dal Comune nell’agosto del 2022”.

 

 

“Complessiva inaffidabilità dei dati contabili del Comune e delle relative rilevazioni, anche ai fini della redazione del bilancio”

 

“La responsabilità di quanto accaduto -denuncia la Commissione- non può nemmeno essere ricondotta esclusivamente agli uffici finanziari comunali, essendo responsabilità dei dirigenti dei singoli settori individuare con apposita determina i residui (attivi o passivi) di rispettiva competenza da cancellare. La prima conclusione che si deve trarre è quella di una complessiva inaffidabilità dei dati contabili del Comune e delle relative rilevazioni, anche ai fini della redazione del bilancio. I dirigenti dei Settori comunali hanno infatti continuato ad indicare -e a far riportare in bilancio-residui che avrebbero dovuto essere cancellati, e a tale riguardo occorrerebbe accertare se, e in che misura, vi sia stata la conservazione in bilancio anche di un corrispettivo ammontare di residui attivi a loro volta non corrispondenti ad effettive voci di entrata in favore dell’Ente”.

“Da un altro lato -incalza la Commissione- allo stato non è stato chiarito in quale misura i residui passivi utilizzati sui pagamenti fossero effettivamente da dichiarare cancellati o perenti e in quale misura corrispondessero invece a obbligazioni di pagamento ancora attuali (ipotesi, quest’ultima, nella quale ci si troverebbe di fronte a una materiale distrazione di fondi). Solo all’esito di una tale operazione -in sostanza di un nuovo integrale riaccertamento dei residui, sia attivi che passivi si potrà avere una visione contabile più affidabile e corrispondente alla effettiva situazione patrimoniale dell’Ente”.

Risparmiano ai lettori gli ulteriori ragionamenti posti in essere dalla  Commissione sulla realtà finanziaria del Comune metelliano.

 

 

“Altri soggetti coinvolti a vario titolo”

 

La Commissione, però, arriva ad una conclusione che sembra essere una certezza: “risulta comunque difficile ipotizzare che il sistema sopra delineato possa essere stato realizzato e mantenuto in vita da una sola persona (il Dirigente del Settore finanziario), senza l’intervento o almeno l’acquiescenza di altri soggetti coinvolti a vario titolo nella gestione dei procedimenti. Su questo, come si è detto, potranno tuttavia fare luce solo le attività di indagine dell’autorità giudiziaria attualmente in corso, non avendo la Commissione strumenti idonei ad acquisire le relative evidenze. Resta fermo il fatto che, proprio a causa delle possibili future evoluzioni della vicenda e dell’acquisizione di ulteriori dati di conoscenza, le conclusioni cui è pervenuta la Commissione debbono essere considerate solo provvisorie, riservandosi quest’Organo consiliare la facoltà di attivarsi nuovamente sull’argomento nel caso di sviluppi che lo rendano opportuno”.

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