In data 28 luglio scorso abbiamo pubblicato un articolo dal titolo “Il suicidio assistito ancora non è un diritto”
(vedi link https://www.ulisseonline.it/wp-admin/edit.php)
nel quale vengono evidenziate le manchevolezze della politica restia ad affrontare la difficile problematica del fine vita e del suicidio assistito.
La politica si è sempre uniformata ai veti posti dal Vaticano, nonostante le stringenti raccomandazioni anche della Corte Costituzionale, nonché le richieste delle varie Associazioni che si occupano della problematica, prima fra tutte l’Associazione Luca Coscioni, la più attiva a fianco dei sofferenti desiderosi di porre fine alla loro esistenza.
Ma ora sembra che qualcosa, anche all’interno della Mura Leonine si muova; si scorge un’apertura da parte della Chiesa, come si evidenzia in alcuni articoli che il quotidiano La Repubblica ha pubblicato il 9 agosto scorso.
Da essi riprendiamo il discorso.
La Pontificia Accademia per la Vita ha scritto che alcuni trattamenti sanitari finalizzati a tenere in vita un organismo che non potrà mai tornare alla vita possono essere sospesi, come, ad esempio, la alimentazione e la idratazione effettuate con macchine.
Sembra così venire a cessare il tempo dell’intransigenza, delle barricate del cardinale Ruini contro il biotestamento, degli anatemi nei confronti dei politici cattolici che collaboravano al “male minore” in materia di bioetica.
La Santa Sede finalmente apre al confronto su una legge sul suicidio assistito e allarga le maglie del magistero sulla sospensione di alimentazione e idratazione artificiali.
Questa è anche il parere del Senatore del Pd Alfredo Bazoli per il quale quello del Vaticano è un buon segnale, che aiuta i sostenitori della legge sul fine vita, per al quale a settembre riprenderà la battaglia al Senato.
“Il pronunciamento della Pontificia accademia per la vita è «un forte segnale a proseguire sulla strada intrapresa nella scorsa legislatura”.
Questo dice Alfredo Bazoli, cattolico, che nell’ultima legislatura è stato relatore di una proposta di legge sul suicidio assistito.
«Interpreto questo intervento come un incoraggiamento ad andare avanti per tentare di trovare un faticoso equilibrio su un tema oggi privo di disciplina normativa, pur essendo il suicidio assistito ormai entrato nell’ordinamento giuridico italiano per effetto della sentenza della Corte costituzionale».
La intervista rilasciata dal Senatore Bazoli relatore di un progetto di legge approvato solo alla Camera a causa della fine della scorsa legislatura e riproposto in questa, non lascia dubbi
Che fine fece il suo progetto di legge?
«Fu approvato alla Camera e poi si interruppe la legislatura. Era il frutto di una mediazione lunghissima e faticosa tra le diverse sensibilità. Anche la civiltà cattolica riconobbe che quel testo aveva una sua dignità e valenza. Penso che sia un buon punto di partenza e l’ho ripresentato tale e quale al Senato: riprenderemo le audizioni in commissione a inizio settembre e a metà settembre, col sostegno di quasi tutti i senatori di opposizione, è calendarizzato in aula. Purtroppo in questi mesi da parte della maggioranza c’è stato un silenzioso boicottaggio».
In questo contesto c’è margine per superare le divergenze?
«Spes contra spem! Andiamo avanti partendo da alcuni dati di fatto: sulla questione nel paese c’è una sorta di anarchia, ogni regione fa quello che ritiene oppure intervengono i giudici, e c’è un percorso tracciato dalla Corte costituzionale. Penso che sia nell’interesse di tutti, sia di chi è a favore sia di chi è contrario, approvare una disciplina nazionale. Sarebbe incomprensibile lasciar cadere ancora una volta questa opportunità frutto di un’esigenza talmente sentita che anche la Pontificia accademia per la vita invita il legislatore a farsi carico di questo tema».
Speriamo che, finalmente, il Parlamento si riappropri del suo ruolo.