scritto da Nino Maiorino - 13 Febbraio 2023 07:05

I fatti della settimana

Concluso, finalmente, il Sanremo Festival, torniamo a parlare di avvenimenti un tantino più importanti dell’ultima settimana.

Non prima, però di aver evidenziato che questo avvenimento, che ha calamitato l’attenzione della maggior parte degli italiani per cinque lunghe giornate, è diventato veramente insopportabile, e non per le canzoni, le musiche e i cantanti, sui quali ci sarebbe molto da dire, oltre ciò che abbiamo già detto qualche giorno fa, ma perché le ventotto canzoni sono state ripetute per cinque volte, in tutte le salse, offrendo uno spettacolo talvolta godibile, talvolta spregiudicato, talvolta volgare, nel quale pochi personaggi si sono  distinti per stile ed eleganza, molti per  spregiudicatezza e volgarità, vedi Rosa Chemical e Fedez , volgarità che poteva essere evitata, il che ci porta a riflettere che qualcosa va cambiato.

Il festival va accorciato, un controllo stringente va preventivamente effettuato (proprio per evitare forzature come quella della Chemical e di Fedez, considerando che tra gli spettatori televisivi vi sono anche ragazzi), un tempo si svolgeva in tre giornate, ed erano più che sufficienti.

Si tenga anche conto delle esigenze lavorative dei telespettatori, di coloro che la mattina dopo debbono andare al lavoro e non possono tirare avanti fino a notte inoltrata, come costringe a fare Sanremo.

Lunghe e noiose, le cinque serate ufficiali, che effettivamente sono cinque giornate, giacché di festival si incomincia a parlare a colazione, poi durante la mattinata, e all’ora di pranzo, poi negli approfondimenti del primo pomeriggio, poi con i collegamenti dalla città ligure di metà pomeriggio, poi nei telegiornali della sera, e “finalmente”, dopo giochini vari e inconcludenti, inizia di sera, trasmesso in Eurovisione le prima quattro serate, e in Mondovisione la finale di sabato 11 febbraio.

Insomma Sanremo ci ha fatto una “testa” così, per non dir di peggio; il popolo lo vuole, ma così non va bene.

Scontata la vittoria di Marco Mengoni, con la canzone “Due vite”, che non è tra le migliori, banali molte esibizioni di ospiti e collaboratori vari, forse le più rilevanti sono quelle della pallavolista di colore italiana, Paola Ogechi Egonu, e quella della splendida Luisa Ranieri, ospite dell’ultima serata: probabilmente la vedremo come co-conduttrice il prossimo anno.

E alla fine della serata c’è stato anche l’intervento del Presidente Ucraino Zelensky, il quale han inviato una lettera contenente il suo messaggio, sobrio, dignitoso, del tutto condivisibile.

E veniamo a cose più serie, purtroppo gravissime, come il devastante Terremoto in Turchia e Siria, nella notte tra il 5 e il 6 febbraio, che ha causato circa 28mila morti (ma il numero è approssimativo e probabilmente quello effettivo non si saprà mai), oltre 60.mila feriti, 5.milioni di sfollati, 5.mila bambini rimasti senza famiglia, 30.mila evacuati dalla zona dell’epicentro e la devastazione di un territorio circostante una faglia di 300 km., abitata da circa 13.milioni di persone; le scosse hanno continuato nelle ore successive e sembra non siano ancora cessate; i soccorritori continuano a cercare tra le macerie nella speranza di trovare qualcuno ancora vivo.

Molti sono stati, negli ultimi due secoli, i terremoti devastanti, ma per non andare troppo indietro, prendiamo a paragone quello che nel novembre del 1980 colpì la Campania, principalmente le provincie di Avellino, Potenza e Salerno: 2914 vittime, 8848 feriti, 280.mila sfollati, in un’area di circa17.mila kmq, abitato da circa 1.770.mila persone, molte lontane dall’area del sisma: numeri che sembrano una quisquilia rispetto a quelli del terremoto turco-siriano.

Eppure di questa catastrofe poco si è parlato, potenza del Sanremo Festival.

Nella settimana c’è stato un altro grave avvenimento, un Terremoto Politico che ha colpito il nostro paese, quello che ha provocato il Governo Meloni nell’Unione Europea, che ha visto l’Italia diventare il fanalino di coda dei paesi della stessa giovedì 9 febbraio.

E lo ha dimostrato l’umore terrificante della nostra Premier, divenuta un vaso di coccio tra i vasi di ferro, principalmente a causa dell’atteggiamento dei due paesi che in questo momento più contano, Francia e Germania, che hanno messo il nostro in un cantuccio, provocando la dura reazione della di Giorgia Meloni, la quale, nel tentativo di superare l’isolamento, si è rifugiata tra i paesi sovranisti, tornando così ai comportamenti che avevano caratterizzato la sua campagna elettorale.

Il giovedì 9 febbraio è stato definito il giorno nero della Meloni la quale, dopo la sciocchezza fatta qualche settimana fa, bisticciando con il Presidente francese Macron sulla questione dei migranti, inaspettatamente spediti sulle coste francesi, ha perduto l’unica sponda che l’Italia si era costruita in Europa allorquando il Governo Draghi, con la benedizione del Presidente Mattarella, costituì un patto di ferro con Macron, denominato il “Trattato  del Quirinale”, del quale abbiamo il 6.12.2021 (link   https://www.ulisseonline.it/controluce/il-trattato-del-quirinale/ ), per una collaborazione rafforzata tra Italia e Francia.

Da allora i rapporti tra Italia e Francia si sono raffreddati, potremmo dire congelati, la Meloni non è riuscita più a ristabilire un rapporto normale con Macron il quale la sfugge; chi è causa del suo mal pianga se stesso, verrebbe da dire, ma il problema è che quel male si riversa su tutto il paese, e un paese come il nostro ha un assoluto bisogno degli aiuti della UE, non può permettersi il lusso di un nuovo isolamento, com’è avvenuto giovedì 9 febbraio.

La Meloni, ha nuovamente attaccato il Presidente Emmanuel Macron per aver ospitato all’Eliseo il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ed ha criticato pure Zelensky e il Cancelliere federale tedesco Olaf Scholz, terzo ospite del “summit”.

Da queste critiche è scaturita la “débâcle” di Giorgia Meloni, la quale ha iniziato a scontrarsi con tutti, ha continuato con la critica della missione franco-tedesca a Washington, rabbiosa per la sua esclusione.

Il comportamento di Giorgia Meloni ha bloccato il lavoro che le diplomazie italiana e francese da giorni stavano portando avanti per una visita della stessa all’Eliseo, un tentativo di riconciliazione tra il nostro paese e la Francia.

Ala fine Macron non ha accettato di incontrarla, e la Meloni ci è rimasta male per l’affronto, e ha abbandonato il campo.

La reazione di Macron è sembrata tenue, ma la dichiarazione fatta “Non ho commenti da fare sulla dichiarazioni di Meloni, ho voluto ricevere il Presidente Zelensky unitamente al Cancelliere Scholz, perché svolgevamo il nostro ruolo, da anni la Germania e la Francia hanno un ruolo particolare sulla questione dell’Ucraina, e ritengo che pure Zelensky possa scegliere con chi incontrarsi”: quasi a dire alla Meloni “ fatti gli affari tuoi”, una reazione non da poco.

La conclusione è stata che anche Zelensky si è sottratto all’incontro bilaterale con la nostra Premier, ufficialmente per ragioni di tempo; avremmo voluto vedere se le stesse ragioni fossero state addotte se l’incontro fosse stato programmato, ad esempio, con Macron, o Scholz, o con Biden.

L’incontro di Meloni con Zelensky c’è stato, è avvenuto in piedi e per circa dieci minuti: in conclusione una clamorosa sconfitta per Meloni e l’Italia!

La giornata negativa della Meloni ha provocato, ovviamente, reazioni negative anche in Italia, e non tanto da parte della opposizione, pure notevoli, quanto da parte dei suoi stessi alleati, Salvini escluso (che ha gongolato unitamente a Calderoli), tra i quali l’altro vice-premier Antonio Tajani, sempre sobrio e misurato nel comportamenti.

Vedremo, nei prossimi giorni, come si evolverà la vicenda, ma frattanto non possiamo non chiosare che tutto ciò è frutto di una impreparazione di questa compagine a governare perché talvolta si ha l’impressione che essa dimentichi di essere alla guida del paese, e di essere ancora condizionata dalla passata esperienza della opposizione, nonché della campagna elettorale.

Di tanti altri avvenimenti dovremmo parlare, ma li rimandiamo a un successivo articolo per non annoiare i lettori, già frastornati dalle vicende commentate prima.

 

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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