Alla fine i nuovi poveri saranno i ristoratori. Il governo non ha idea di quello che sta vivendo il settore. Le ripercussioni si vedranno per molto tempo.
Si chiude tutto e arrivederci. È la strategia più facile da adottare ed è quella che è stata seguita dal governo Conte in questo primo anno di pandemia e che pare verrà perpetuata, almeno dai primi segnali, dal governo Draghi. Ma ci auguriamo di sbagliare.
In particolare a essere fortemente penalizzato è il settore della ristorazione che da un anno a questa parte si trova in balia di un’altalena di lockdown frutto di una politica dello stop and go che nei fatti si è rivelata fallimentare.
Al di là della questione di far riaprire le attività di ristorazione, fondamentale per la loro sopravvivenza, vi è un’altra problematica, tanto grave quanto sottaciuta: il problema di tutti quei settori finiti nella lista nera dei possibili insolventi di istituti di credito, finanziarie e fornitori, primo tra tutti il mondo della ristorazione. Diversi istituti di credito segnalano le aziende della ristorazione come non affidabili. Fino a pochi mesi fa erano clienti con cui fare affari, ora dicono “no” a ogni richiesta e tagliano il credito.
Una nota di Bankitalia indica che la flessione dell’attività economica causata dalla pandemia si rifletterà in un aumento delle probabilità di insolvenza per la ristorazione – definita “impresa molto rischiosa” – con una probabilità di default che si attesta a circa il 6%. Dietro questi numeri vi è un comparto ridotto in ginocchio, vi sono persone, lavoratori che hanno perso la propria dignità e che stanno vivendo un vero e proprio calvario a causa di discutibili decisioni politiche. Il rischio maggiore è che quegli imprenditori che non vedono la luce in fondo al tunnel possano rivolgersi agli usurai o, ancora peggio, consegnare la loro attività a prestanome della criminalità organizzata.
Una vera e propria ecatombe per le piccole imprese della ristorazione che sono diventate i nuovi poveri del Coronavirus, profondamente delusi dall’incapacità del governo di tutelare la categoria e porre un freno alla drammatica situazione che stanno vivendo. E’ necessario coinvolgere tutte le realtà del territorio, anche gli enti locali e i politici, perché venga permesso di riaprire i ristoranti e tornare a lavorare. E’ stato superato il punto del non ritorno. Serve un vero sostegno alla categoria.
La domanda da porsi, tra spese fisse e cartelle di pagamento dei tributi locali, di F24 e bollette della luce e del gas, è: quante aziende piccole e piccolissime sopravvivranno alla pandemia e alla stretta del credito?