scritto da Christian De Iuliis - 23 Marzo 2021 12:25

L’ARCHRITICO Vita e malavita di un architetto visionario

Dura la vita dell’architetto visionario.

Un infinito lavoro di persuasione e tenacia. Avanguardia nelle retrovie, gavetta e riflettori annebbiati.

Bulimico di utopie, il visionario raramente siede al tavolo delle cene di gala.

Arranca sulla via, mentre altri, sorridendo, passano lampeggiando.

Disperata, sognante e malinconica, sempre a caccia di un lontanissimo futuro: se non è “malavita” questa…

La pallottola che colpì alla testa Antonio Sant’Elia (suo il manifesto dell’architettura futurista) sul fronte carsico, gli negò forse la fama.

Fortunato il visionario contemporaneo, che all’assalto di trincea sostituisce il «corpo a corpo» ideologico.

Per quanto lunga sia la stagionatura, se il talento è fertile, prima o poi il raccolto arriva.

Avranno, dunque, le macrostrutture atipiche di Aldo Loris Rossi, architetto di scuola napoletana, scomparso nel 2018, il giusto riconoscimento.

Ma non confidiamo nella disciplina classica, meglio affidarsi ad arti più inclini all’immaginazione.

Al cinema, ad esempio.

Chi non conosce la “Casa del portuale”, avveniristico edificio costruito tra il 1968 e il 1980 all’ingresso del porto in via Nuova Marina a Napoli, lo può ammirare in una delle scene simbolo di “Ammore e malavita” geniale pellicola dei Manetti Bros (quindici candidature e cinque David di Donatello nel 2018).

E’ là che si consuma il duello finale tra Ciro (Giampaolo Morelli) e gli scagnozzi del boss davanti agli occhi dell’amata Fatima (Serena Rossi).

L’architettura è sempre speranza di riscatto.

Magari di un futuro dove le armi steccano, i buoni vincono e la camorra canta. Utopia pura.

D’altronde, per apprezzare un visionario ne occorre almeno un altro. Meglio due, come in questo caso.

I sogni, radicali, di Loris Rossi, fatti di civiltà verticali (ispirazione Paolo Soleri) e dischi volanti capovolti (troppo facile: Fr. L. Wright) ci scaraventano in un futuro impietoso e inevitabile.

Su, sbrighiamoci col paradiso postumo!

Prima che un nuovo visionario sorpassi a destra.

P.S.: La casa del Portuale compare anche in alcuni episodi della serie Tv “Gomorra”. Il complesso “Piazza Grande” nella zona dei Ponti Rossi è la location del video musicale “9 maggio” del rapper Liberato, visibile QUI)

(immagini tratte da wikipedia, giornaledellarchitettura.it, derivesuburbane.it)

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DIDASCALIE ALLE IMMAGINI:
FRAME: Frame dal film “Ammore e Malavita” (Manetti Bros, 2017)
PANORAMICA: La Casa del Portuale, Via Nuova Marina – Napoli
IMMAGINE 1: a sin. “La città Nuova” (A. Sant’Elia,1914) — a dx. Edificio residenziale in via San Giacomo dei Capri-Napoli (A,L. Rossi, 1968)
IMMAGINE 2: A sin: Casa dei lavoratori portuali (del portuale), Napoli, 1968-80 — A dx: Complesso residenziale “Piazza Grande”, Napoli 1979-89

Nasce, vive, vegeta in costa d’Amalfi. Manifesta l’intenzione di voler fare l’architetto, nel 1984, in un tema di quarta elementare, raggiunge l’obiettivo nel 2001. Nel 2008 si auto-elegge Assessore al Nulla. Nel 2009 fonda il movimento artistico-culturale de “Lo Spiaggismo”. Avanguardia del XXI^ secolo che vanta già diversi tentativi di imitazione. All’attivo ha quattro mezze maratone corse e due libri pubblicati: “L’Architemario – volevo fare l’astronauta” (Overview editore – 2014) e “Vamos a la playa – Fenomenologia del Righeira moderno” (Homo Scrivens – 2016). Ha ricevuto premi in diversi concorsi letterari. Si definisce architetto-scrittore o scrittore-architetto. Dipende da dove si trova e da chi glielo chiede.

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