Istituto Superiore della Sanità: due report alla settimana sull’infezione da Covid-19
Due volte alla settimana, il martedì e il venerdì, l’Istituto superiore di sanità (Iss) metterà in rete un report aggiornato per conoscere l’andamento dell’epidemia da Covid-19 nel nostro Paese e avere una descrizione più dettagliata delle caratteristiche delle persone affette.
Il primo è stato pubblicato ieri su Epicentro, il portale di epidemiologia dell’Iss. Un monitoraggio innovativo che nasce dall’intenzione di condividere con i cittadini e rendere trasparenti tutte le informazioni di questa emergenza sanitaria.
I bollettini dell’Iss integrano i dati microbiologici ed epidemiologici forniti dalle Regioni e dal Laboratorio nazionale di riferimento per Sars-CoV-2 dell’Iss. I dati vengono raccolti attraverso una piattaforma web dedicata e include tutti i casi di Covid-19 diagnosticati dai laboratori di riferimento regionali.
Sulla base dei dati disponibili fino alle ore 10 del 9 marzo (8.342 casi riportati sulla piattaforma diagnosticati dai laboratori di riferimento regionale, di cui 1.363 su 1.384 campioni processati confermati dal laboratorio nazionale Iss), il report rivela che: il tempo mediano trascorso tra la data di insorgenza dei sintomi e la data di diagnosi è di 3 giorni per il periodo 20-27 febbraio (calcolato su 897 casi) e di 4 giorni per il periodo 28 febbraio-9 marzo (calcolato su 3.579 casi); l’infezione finora ha colpito maggiormente le persone di sesso maschile (62 per cento); l’età mediana è di 65 anni; e la letalità cresce nelle classi di età più elevate (soprattutto tra gli over 80).
L’indagine epidemiologica dell’Iss suggerisce anche che la trasmissione dell’infezione sia avvenuta in Italia per tutti i casi, ad eccezione dei primi tre casi segnalati dalla regione Lazio che si sono verosimilmente infettati in Cina. Attualmente, si legge nel report, non è possibile ricostruire, per tutti i pazienti, la catena di trasmissione dell’infezione.
La maggior parte dei casi segnalati in Italia riportano un collegamento epidemiologico con altri casi diagnosticati in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, le zone più colpite dall’epidemia.