Il Governo tratta sul deficit, il reddito di cittadinanza va verso il rinvio
Vertice a Palazzo Chigi tra Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che al termine firmano una nota congiunta per dire che “non è una questione di decimali” ma che, nella sostanza, si è disponibili a cambiare la manovra.
Il rinvio, al massimo a giugno, del reddito di cittadinanza. E il restringimento della platea di “quota 100”. Sono queste le due leve su cui il governo punta per abbassare il deficit e convincere l’Europa a evitare la procedura d’infrazione.
La linea emerge al termine di un vertice di governo durato circa un’ora nella serata a Palazzo Chigi: Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini firmano una nota congiunta per dire che “non è una questione di decimali” ma che, nella sostanza, si è disponibili a cambiare la manovra. L’idea di partenza è spostare risorse pari circa 0,2% del Pil (poco meno di quattro miliardi) dalle spese per reddito di cittadinanza e pensioni, agli investimenti.
Se all’Europa non basterà, quelle stesse risorse (magari qualcosa in più) saranno destinate alla riduzione del deficit. Intanto l’apertura del governo a rompere il muro del 2,4% e ridurre il deficit piace ai mercati: cresce la Borsa, cala lo spread. Ma la trattativa nel governo non è priva di tensioni, perché dalle aperture, bisogna passare ai fatti. Perciò Conte e Giovanni Tria incontrano in serata Di Maio e Salvini a Palazzo Chigi: la Commissione europea chiede all’Italia di mettere nero su bianco il calo del deficit e il contenimento della spesa nella manovra. Ma per farlo bisogna “rimodulare” il reddito di cittadinanza e “quota 100”: rinviarli, ridurre la platea. L’intesa ancora non c’è: “si è concordato – spiegano il premier e i vice – di attendere le relazioni tecniche” su reddito e pensioni “al fine di quantificare con precisione le spese effettive.
Le somme recuperate saranno riallocate, privilegiando la spesa per investimenti”. Si proverà a sondare se a Bruxelles possa bastare la “riallocazione” da spesa corrente a investimenti. Contatti, fa sapere il portavoce di Jean Claude Juncker, sono in corso “a tutti i livelli”. Conte fa osservare i “segnali positivi dello spread”, che scende da 306 e 290 punti base, con un picco minimo di 279 punti, mentre la Borsa di Milano chiude in rialzo del 2,77%. Il premier tiene sul tavolo, in alternativa alla riallocazione delle risorse, l’ipotesi di ridurre il deficit dal 2,4% al 2,2%, con un taglio delle misure in manovra “da 3,6 miliardi”.
E anche Salvini conferma l’apertura e dice di non volersi “impiccare agli zero virgola”: tagliare il deficit può essere “un’avanzata, un’uscita dalla trincea” per togliere “alibi” all’Europa ed evitare un “no pregiudiziale” alla legge di bilancio italiana. Ma le promesse, hanno spiegato Conte e Tria ai vicepremier, a Bruxelles non bastano più: una correzione potrebbe essere portata già mercoledì in Cdm. Ma sul “quanto e cosa” tagliare, il governo litiga, tanto che si prende tempo e, in attesa delle relazioni tecniche di Mef e Ragioneria, Salvini e Di Maio sono chiamati a un compromesso su quanto togliere dalle loro misure di bandiera. In serata fonti M5s spiegano che la platea di quota 100 si ridurrà molto probabilmente per effetto delle penalizzazioni. Mentre per il reddito di cittadinanza l’idea è far partire la misura, causa anche tempi tecnici di riforma dei centri dell’impiego, non più ad aprile ma “con qualche settimana di ritardo”, magari a giugno. Il reddito di cittadinanza “non cambia pelle” e un decreto arriverà entro Natale, assicura il leader M5s. Ma nella Lega c’è ancora chi spinge perché la misura cambi.
La proposta più “estrema” prevede la trasformazione del reddito in un taglio del cuneo fiscale: non darlo, cioè, ai singoli ma direttamente alle aziende che li assumono. E’ Mario Draghi intanto a mettere il sigillo sul dialogo dicendosi “fiducioso” su un’intesa. Il presidente Bce aggiunge, senza citare l’Italia, che misure “insostenibili” sono non solo un rischio per l’Eurozona ma anche il preludio a politiche di austerità, “socialmente dolorose”. Si riapre, così, il cantiere manovra.
E alla vigilia dell’inizio dei voti in commissione rientra in discussione, nel vertice di Palazzo Chigi, l’intero pacchetto di emendamenti parlamentari. Si restringono i cordoni della borsa per le proposte parlamentari e salterà, probabilmente, la “sugar tax” sulle bibite zuccherate. Anche su questo, si discute. (fonte Confcommercio)