La guerra nel Vecchio Continente è uscita dai libri di storia. Per noi soprattutto, che non l’abbiamo mai vista e vissuta. Questo è il primo terribile risultato che l’invasione russa dell’Ucraina ha tragicamente consegnato a noi europei.
E’ quindi abbastanza comprensibile immaginare Putin nei panni di un novello Hitler. E ricordare, nello stesso tempo, la domanda che molti europei si ponevano nel 1939 all’indomani dell’aggressione nazista alla Polonia: “Siamo pronti a morire per Danzica?”. Una domanda che oggi, aggiornata, suonerebbe: “Siamo pronti a morire per l’Ucraina?”.
Decisamente no. Non fosse altro perché questo significherebbe una nuova guerra mondiale, dove lo spettro di un conflitto nucleare diventerebbe incombente.
Intanto, a morire per la loro terra, per la loro libertà ed indipendenza, sono gli ucraini che si battono in modo eroico contro la potente armata russa, seconda solo a quella statunitense.
Il popolo ucraino sta combattendo anche per noi. Per le nostre democrazie. Per tentare di fermare i russi o quantomeno, e questa sembra la prospettiva più realistica, di rendere più difficile e complicata la vittoria alla straripante forza militare messa in campo di Putin.
E’ inutile negare che la Russia vuole cambiare gli equilibri mondiali e, se non troverà ostacoli, punterà ad aggredire altri stati dell’ex Unione Sovietica. Dalla Moldavia alla Georgia, ma rischiano grosso anche i paesi baltici, Lettonia, Lituania ed Estonia. In breve, il disegno egemonico, per quanto perverso, dello zar Putin incomincia a delinearsi in modo netto ed inequivocabile. E proprio per questo si rivela assai preoccupante in prospettiva oltre che nell’immediato.
Allora che fare?
Evitare, innanzi tutto, la possibile escalation del conflitto. Cercare, al contrario, di trovare una soluzione, un’onorevole via d’uscita, un compromesso accettabile per tutti. L’auspicio è che prevalga il buon senso.
E’ indubbio, però, che bisogna sapere da che parte stare. E cioè dalla parte degli ucraini e della democrazia. Di sicuro non con gli aggressori russi e con un pericoloso e sanguinario dittatore qual è Putin. Anzi, certi distingui, che si sentono in giro anche nel nostro paese, sono intollerabili dal punto di visto storico, politico ed etico.
Ciò detto, bisogna adoperarsi per far cessare questa guerra nel cuore dell’Europa. Per l’Ucraina è fin d’ora una guerra persa. Quella degli ucraini è sì una resistenza eroica, ma è convinzione diffusa che sia un sacrificio vano. E’ questa la consapevolezza che dovrebbe farsi strada nel governo ucraino del presidente Zelensky. Bisognerà cedere su qualcosa se non si vuole il proprio paese interamente coperto di macerie e da decine e decine di migliaia di morti. Insomma, bisogna accettare la realtà e cercare di subire i danni minori, dopo quelli devastanti che già ci sono stati.
Zelensky deve farsene una ragione: le democrazie occidentali più delle sanzioni, che lasciano il tempo che trovano, e di rifornire di armamenti i combattenti ucraini, non sono, al momento, in grado di fare. Occorrerà, dunque, salvare il salvabile senza fare questioni di principio, che in un simile contesto di guerra portano solo alla catastrofe.
Allo stesso tempo, noi occidentali non possiamo pretendere di delegare gli ucraini a combattere e morire anche al nostro posto contro i russi.
Ancora una volta, il primo, essenziale obiettivo dovrà allora essere quello di far cessare le ostilità. La ricerca del dialogo, sforzarsi di capire le ragioni degli altri e il pragmatismo devono rappresentare i cardini della strada maestra da percorrere. Per essere più chiari, dare alla Russia una soluzione vincente e non costringerla a puntare alla distruzione totale dell’Ucraina. Non c’è altro modo per fermare il massacro e la sofferenza del popolo ucraino.
Solo dopo, soprattutto per l’Unione Europea, sarà il tempo di trarre i necessari insegnamenti da questa dolorosa vicenda. E compiere poi le scelte conseguenti per non farsi trovare di nuovo impreparati in un prossimo futuro.
6/3/22 – by Nino Maiorino – Ok, il problema è trovare un mediatore di prestigio. Chi?