Mancato quorum ai referendum: riflessioni a caldo
A me sembra che, in fondo, la motivazione del mancati raggiungimento del quorum sia da ricercare nella sfiducia verso una possibilità di cambiamento ma anche in una apatia, in una rassegnazione, che non consente di prendere la propria tessera elettorale e compiere quell'atto volitivo che è recarsi alle urne. Ci si sente impotenti e si è convinti che il proprio voto non faccia la differenza

Mancato raggiungimento del quorum ai referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno: una debaclè preannunciata.
Ma, dei 45.997.941 di italiani aventi diritto di voto solo in Italia (51.301.377 considerando anche la sezione estero), chi sono gli aventi diritto che sono rimasti a casa (per non dire che sono andati al mare)?
Nel momento in cui scrivo, non ho a disposizione dati ufficiali su parametri come età e sesso ma abbozzo una riflessione – amara – sui dati in mio possesso, che, essendo parziali potrebbero essere fallaci ma nondimeno mi danno spunti per ragionare.
Al netto di coloro che, su invito dei partiti di maggioranza, sono andati a mare (vicenda sulla quale non mi soffermerò per auto-evidente tossicità del comportamento), nella mia cerchia di conoscenze i motivi dell’abdicazione al diritto di voto sono altri.
Raccogliendo motivazioni, mi sembra di poter riassumere in una – banale – “mancanza di tempo”. Qualcuno non trovava la scheda e non aveva tempo, voglia, possibilità pratica di andarla a recuperare all’ufficio elettorale della propria residenza, qualcuno è stato fuori per cerimonie varie (chi, in queste domeniche di giugno, non ha un invito ad un battesimo, comunione, matrimonio?) e poi il lunedì è corso al lavoro, qualcuno non si era informato e dunque non ha neanche compreso il motivo del voto.
Non si tratta di persone ignoranti. Si tratta di trenta-quarantenni laureati o almeno diplomati, con lavori (dipendenti) mediamente soddisfacenti.
Si tratta, in definitiva, di persone che avrebbero avuto tutto l’interesse ad andare a votare. Persone che, essendo state assunte dopo il 2015, potrebbero essere licenziate illegittimamente e non avere diritto al reintegro, genitori di figli che, dopo aver studiato per anni ed essersi brillantemente laureati, risxhiano di essere assunti a vita “a tempo determinato”, per fare giusto due esempi.
E allora, perché non sono andate?
A me sembra che, in fondo, la motivazione del mancati raggiungimento del quorum sia da ricercare nella sfiducia verso una possibilità di cambiamento ma anche in una apatia, in una rassegnazione, che non consente di prendere la propria tessera elettorale e compiere quell’atto volitivo che è recarsi alle urne. Ci si sente impotenti e si è convinti che il proprio voto non faccia la differenza. Di più, si tratta di persone solerti a lavoro (come scritto sopra stamattina sono corse a fare il proprio dovere di lavoratori) ma disinteressate a prendersi cura dei propri diritti specie quando questi sono da acclamare in un contesto partecipativo. È una abitudine alla contrattazione individuale, abitudine miope mi viene da dire, se si riflette anche solo un attimo sul fatto che la condizione del lavoratore coincide con quella di parte contrattuale debole e dunque sfavorita (se non perdente) in partenza.
Ma quanti hanno pensato questo? Per quanti il proprio voto non avrebbe fatto la differenza? Non ho i dati ma, a naso, sempre nella mia bolla (non quella social ma quella reale), sono la maggioranza
Mi sembra di scorgere anche una mancata assunzione di consapevolezza e responsabilità di tipo collettivo. Si delega la responsabilità del cambiamento, come se non fosse una questione che dipende da ciascuno dei votanti ma da altri. Ma chi dovrebbe formare questo insieme di indefiniti “altri”? Ci si dimentica o forse non si sa che votare è anche un dovere, non solo un diritto da esercitare ad libitum.
Cosa fare oltre a ripensare il referendum abrogativo come detto da alcuni? Per me, serve un risveglio delle coscienze, una azione seria che spinga gli individui a considerarsi come parte di una comunità, a sentirsi cittadini, a partecipare. Chi dovrebbe farlo o chi abbia interesse a farlo sono tuttavia interrogativi rispetto ai quali non ho risposte. Considerata però la comunicazione di questi mesi, mi sento di escludere che tutto ciò possa provenire dai pariti.
Sono amaramente d’accordo con questa analisi. Mi hanno colpito due parole: individuale e collettiva. Lì si gioca la partita della visione che abbiamo del mondo.