scritto da Nino Maiorino - 27 Aprile 2020 12:15

La ricostruzione dell’U.E. dopo il Coronavirus

Per comprendere bene le ultime decisioni dagli organismi europei dopo la riunione fiume del 23 aprile scorso, occorre esaminare le cose nei diversi aspetti in quanto sarebbe fuorviante l’esame di uno solo di essi, anche se il più importante, vale a dire quello delle timide aperture fatte nel consesso dell’Unione, ma che potrebbero essere mal comprese nel contesto sia europeo che nazionale.

Ed è per questo motivo che dobbiamo guardare la questione nella sua globalità e, specificatamente, dal punto di vista degli Organi dell’UE, ma anche da quello dei vari stati membri, del nostro Governo, e delle forze non univoche che lo compongono.

E’ giustificata la soddisfazione del nostro Premier sull’apertura dell’EU alle sue richieste, condivise da numerosi altri paesi europei, visto che erano state avanzate già da mesi e che nelle precedenti riunioni comunitarie non erano state accettate: quindi il pur timido passo avanti è un avvenimento importante anche per la vita della intera comunità.

Esaminiamo ora le decisioni adottate dall’UE nella riunione del 23 aprile per la ricostruzione dell’Europa dopo la pandemia.

Già esistevano o erano stati introdotti tre meccanismi di intervento, precisamente:

= il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) conosciuto come il Fondo Salva Stati, che prevede di intervenire a sostegno di crisi economiche di ogni singolo stato membro per circa 250/500 miliardi con prestiti da rimborsare, ovviamente gravati da interessi, il cui tasso nel caso specifico era stato già ridotto; il Mes prevedeva di intervenire con un ristoro limitato.

= il SURE (sicuro, sicurezza) una specie di una cassa di integrazione guadagni comunitaria di 100.miliardi in favore dei lavoratori disoccupati a causa della pandemia, a fronte di garanzie fornite dai singoli stati che ne beneficiano;

= il FONDO BEI – Banca Europea degli Investimenti, di circa 200.miliardi, a sostegno delle imprese dei singoli stati membri danneggiate dall’emergenza.

Questi meccanismi in atto avevano già messo a disposizione dai 550 agli 800 miliardi di euro, considerati ovviamente insufficienti.

Per questo il nostro paese aveva chiesto all’UE la emissione di Coronabond, nuove obbligazioni europee garantite dal bilancio dello stesso, ai quali avrebbero potuto accedere i singoli paesi a seconda delle necessità di ricostruzione, ma a condizioni molto basse rispetto a quelle attualmente previste; su questo i vari stati europei si sono accapigliati per mesi, e i quattro paesi oppositori, Germania, Austria, Svezia e Olanda l’avevano avuta vinta, prima dal punto di vista formale, sostenendo che le attuali regole non li prevedono, ma in sostanza perché preoccupati proprio dai conti e dalle economie dei paesi richiedenti, primo tra essi l’Italia per il suo alto debito pubblico e la debole economia.

Questo atteggiamento ostracistico è pure comprensibile, ma per l’emergenza che tutto il mondo sta vivendo e dalla quale dobbiamo venir fuori non è giustificabile.

Ma finalmente l’UE ha trovato una strada alternativa, costituita da un nuovo strumento denominato “Recovery-fund”, costituito da fondi formalmente giustificati come uno strumento innovativo non soggetto agli attuali vincoli, e pertanto accoglibile, ovviamente previo voto favorevole di tutti i paesi membri.

I quali sembrano al momento bene orientati, salvo a verificare in seguito la vera e piena disponibilità di tutti: ed è su questo che si basa il nostro futuro.

Per i “Recovery-fund” è prevista una emissione di circa 1500.miliardi di euro, che porterebbe i sostegni a oltre 2.mila miliardi, stimati al momento sufficienti per l’Europa.

Ovviamente bisognerà accordarsi sulle regole cui sottoporre il nuovo meccanismo, vale a dire la possibilità che non si preveda alcun rimborso, cosa auspicata da Italia e paesi economicamente più deboli, ma ostacolata dagli altri i quali sono invece orientati per condizioni ridotte al minimo, ma con obbligo di rimborso da parte dei paesi che ne usufruiranno.

E questo è il primo ostacolo a livello comunitario.

Ma per il nostro paese non è l’unico in quanto il Governo Conte dovrà tener conto degli ostacoli della politica nazionale, sia da parte delle opposizioni, sia da parte degli stessi alleati di governo.

Le posizioni dei partiti di opposizione sono abbastanza definite: assoluto ostacolo da parte della Lega di Salvini e del FdI della Meloni, nonché della ultrasinistra, opposizione morbida da parte di Forza Italia.

Ma pure tra gli alleati di governo ci sono orientamenti alquanto distinti e distanti, che vanno dalla quasi totale approvazione del PD, all’ambigua approvazione di Matteo Renzi, che sembra aver sempre bisogno di un palcoscenico per rimanere a galla, alla approvazione/disapprovazione da parte del M5Stelle con un defilato Luigi Di Maio che sembra alquanto barcollante, ovviamente perché molto condizionato dal suo stesso partito, sul quale c’è da fare una riflessione.

Il M5S sta attraversando un periodo difficile, dal quale non si sa come e se verrà fuori, comunque al suo interno è drammaticamente spaccato, anche se nessuno lo vuole ammettere e tutti, alla fine, cercano di gettare acqua sul fuoco finendo per alimentare ancora di più l’incendio.

Allo stato all’interno del Governo si individua, per il comparto grillino, la seguente situazione.

Vi sono ben quattro schieramenti, il primo che fa capo a Conte e del quale fanno parte i Ministri Luigi Di Maio, Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro e Manlio De Stefano.

Favorevoli anche quelli della cosiddetta Aria Riformista, il Presidente della Camera Roberto Fico, Federico D’Incà, Luigi Gallo, Gilda Sportiello e Giuseppe Brescia.

C’è poi la cosiddetta Nuova Guardia, facente capo direttamente al Premier Conte, che dobbiamo ricordare di non aver partecipato alle elezioni e di essere stato tirato in ballo solo quando, essendo sgraditi al Presidente Mattarella i due competitors Salvini e Di Maio, entrambi lo individuarono come valida alternativa, sicuri di aver messo al posto di uno di loro un personaggio succube e remissivo, come in effetti si dimostrò Conte all’inizio del suo primo governo.

Di questo schieramento fanno parte il Sottosegretario Mario Turco e il Ministro Stefano Patuanelli

E, per ultima, ma non in ordine di importanza, c’è l’aria dei Intransigenti/Antisistema, che fa capo ad Alessandro Di Battista, il quale ha fatto come Renzi, nel senso che aveva assicurato di non volerne sapere più della politica ma sta sempre in mezzo, seguito a ruota da Barbara Lezzi, ex Ministra, Giulia Grillo, idem, Ignazio Corrao e Piernicola Piedicini, Europarlamentari.

Una nutrita pattuglia pantastellata che, per com’era partito il M5S come raggruppamento antisistema per eccellenza, scevro da correnti, fa una certa impressione.

Tutto ciò fa perdere di vista l’obbiettivo primario, e cioè che abbiamo assoluto bisogno di tutti i capitali che l’Europa ci può dare, indipendentemente dalla fonte di provenienza, che sia il MES, il SURE, la BEI o i RECOVERY; prima arrivano, meglio è; e non può essere escluso che, introdotti nuovi meccanismi, si possa sostituirli a quelli  precedenti, ed è su questi aspetti non marginali che debbono concentrarsi gli sforzi dei rappresentanti dei vari paesi, sostenuti da un forte consenso interno: tutto il resto sono bizze, campagne elettorali e danneggiano il Premier e noi tutti.

A questo punto, per concludere il discorso, non possiamo non fare un plauso a Conte, oramai visto come il Cireneo della situazione, costretto a portare una pesante croce non solo per il ruolo istituzionale che riveste, da noi e nella UE, ma anche per i difficili equilibri che deve mantenere in Italia e all’estero.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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