Qualche settimana fa, in occasione della “disgrazia” che ha colpito la famiglia Grillo, riportata alla luce in maniera eclatante da una sconsiderata intemperanza di Beppe Grillo, fondatore del M5S, riguardante il presunto stupro che il figlio Ciro e altri tre balordi avrebbero commesso circa due anni fa ai danni di due ragazze, abbiamo scritto che il Movimento, già pesantemente danneggiato da circa 4 anni di governo, altalenante tra destra e sinistra, sta per implodere, anzi, come ha scritto Ezio Mauro su Repubblica, si sta “sfarinando”.
E abbiamo anche evidenziato che, benché nelle elezioni del 2018 sia stato gratificato da un ampio consenso raggiungendo la vetta di oltre il 32% dei parlamentari, oggi i sondaggi lo danno al 15,8%, meno della metà, ed è costantemente in discesa.
Anche per questa ragione una persona raziocinante, come dovrebbe essere un politico, mai avrebbe dovuto fare uno “show” di quel genere, fatto in nome di un rapporto familiare umanamente comprensibile, ma che ha lasciato basiti tutti; molto meglio avrebbe fatto a tacere, avrebbe fatto minori danni alla sua famiglia e al Movimento.
Ma ora una nuova pesante tegola è caduta sulla testa del M5S, e sull’ex Premier Conte che si è assunto il compito, sempre più difficile, di rifondarlo, operazione già difficile in sé, che a seguito della uscita di Grillo, e ora in conseguenza della dichiarata guerra con l’Associazione Rousseau, sembra una impresa impossibile.
E non c’è da stupirsi se quello che resta del Movimento, continuerà a crollare nei sondaggi, anche perché la guerra oramai dichiarata con Casaleggio, patron di Rousseau, porterà quanto meno ad uno stallo derivante dai procedimenti giudiziari che si stanno avviando.
Vien da dire “povero Conte”, da Avvocato degli Italiani, come si era autodefinito all’assunzione dell’incarico di formare il primo Governo, quello Giallo-Verde poi affossato dall’alleato Salvini, è diventato l’Avvocato di un moribondo che probabilmente nemmeno i più attrezzati reparti di rianimazione riusciranno a far riprendere.
Il problema del Movimento grillino è un difetto di origine, del quale Grillo non si rese conto, e ora che i nodi vengono al pettine, sarà difficile scioglierli.
Grillo aveva pensato di fondare una specie di partito-azienda, sul tipo di Forza Italia di Berlusconi; ma essendo tutt’altro che stupido si era reso conto che sarebbe stato molto difficile reggerlo in quanto, pure avendo una discreta consistenza economica, costruita con la sua attività di comico, cabarettista, giullare, non avrebbe potuto sostenerlo dal punto di vista finanziario.
Il suo cofondatore, Gian Roberto Casaleggio, che è stato il vero motore del Movimento, si rese disponibile a farlo, ma, da buon imprenditore, il suo scopo non tanto recondito era quello di mettere a frutto le sue capacità e competenze imprenditoriali per trarne non solo prestigio, ma anche profitto.
Per fare ciò doveva avere in pugno il Movimento dal punto di vista organizzativo, il che sta a significare che tutti gli archivi degli iscritti vennero costituiti, e lo sono ancora, su una piattaforma informatica di proprietà della milanese Casaleggio Associati, fondata il 22 gennaio 2004, che “nel 2005 prese in carico il Blog di Beppe Grillo partecipando alle dinamiche di aggregazione e sviluppo favorite dall’online, che hanno portato alla fondazione e successivo percorso politico del Movimento 5 Stelle”: riportato testualmente dal sito della Casaleggio Associati.
Il Presidente della “CA – Casaleggio Associati” è Davide Casaleggio, che è anche fondatore e Presidente dell’Associazione Rousseau, la piattaforma del M5S.
Davide Casaleggio, checché ne pensi Grillo e Co., è un professionista di alto profilo: laureato alla Bocconi in economia con specializzazione in E-Business, dopo la laurea si dedicò alle docenze, alla pubblicazione di libri dedicati al web, e alla collaborazione con società di consulenza Internet; entrò a far parte della CA e nel 2016, alla morte del padre Gianroberto, ne diventa Presidente.
Ovviamente la CA non faceva beneficenza, il tutto era finalizzato al guadagno, e il M5S si impegnò a ripagarlo con i contributi degli iscritti, ma principalmente le autotassazioni dei parlamentari eletti; ma dopo l’entusiasmo originario le cose sono andate diversamente, i parlamentari si sono, poco alla volta, defilati, molti si sono dimessi passando in altri partiti o nei gruppi misti, tanti altri sono stati espulsi anche per non aver mantenuto gli impegni fra i quali quelli di contribuire economicamente alla Rousseau.
Per dovere di cronaca c’è da dire che attualmente sul sito della Piattaforma Rousseau è ancora presente il M5S, il quale non può farne a meno perché tutti gli archivi del Movimento sono di proprietà della stessa; se, come sembra, avverrà una rottura definitiva, gli attuali responsabili del M5S non sapranno nemmeno chi sono gli iscritti al movimento.
Perché questo errore è pregiudicante per i Grillini?
Perché un partito azienda deve avere risorse proprie, come avviene per Forza Italia (oggi al 6,3%, pure in discesa rispetto al 14,01% delle elezioni del 2018) del quale solo Silvio Berlusconi è il patron e il proprietario assoluto, ha grandi risorse economiche che gli consentono di mantenere il partito e tutti quelli che girano intorno ad esso, compresi gli attuali collaboratori che lo fiancheggiano e lo ossequiano, a partire da Antonio Tajani il quale, da Presidente del Parlamento Europeo, si ora ridotto a fare il portavoce di Berlusconi.
Non è che Forza Italia non abbia i suoi problemi, pure ha perso voti e prestigio, ed è sotto assedio delle frange dissidenti che stanno fondando altri partiti, come Toti con “Coraggio Italia”; sembra che anche Maria Stella Gelmini stia facendo qualche passo, e pure la Mara Carfagna si sta agitando; pure FI rischia di “sfarinarsi”, ma finché sarà vivo Berlusconi è difficile che questo accada perché è ancora sul piede di guerra, tant’è che, nonostante l’età e gli acciacchi, è stato costretto ancora una volta a scendere in campo telefonando a chi sta per lasciarlo per convincerlo a rimanere; sono sintomatiche del grande travaglio che FI sta soffrendo le dimissioni della storica segretaria tuttofare Michaela Biancofiore, per circa trent’anni al fianco del Capo: nonostante la preghiera di Berlusconi ha deciso di passare col partito di Toti.
Ma Berlusconi, moderno Paperon de’ Paperoni, può permettersi ancora di tener testa ai dissidenti, cosa che il M5S non può fare perché totalmente dipendente, da tutti i punti di vista, dalla Casaleggio Associati.
Per questa ragione ha fatto scalpore l’iniziativa presa qualche settimana fa di recarsi alla sede della stessa con la pretesa di avere tutti i dati relativi agli iscritti.
Non è ancora ben chiaro se Conte fosse a conoscenza di questo blitz, disposto da figure di secondo piano del Movimento, come il pseudo “Reggente” Vito Crimi (uno che per dirlo alla napoletana “non accusa e non conta”, a proposito del quale non si è mai capito chi lo abbia eletto, all’epoca tutti chiedevano un Congresso che però non c’è mai stato, e pure questo è stato motivo di fuga di parlamentari Grillini verso altri lidi) unitamente al Tesoriere Claudio Cominardi.
I materiali esecutori dell’infruttuoso viaggio sono stati tre emissari, dei quali non è stato reso noto il nome, i quali si sono presentati alla sede della Rousseau e l’hanno trovata deserta. C’è anche da dire che Crimi e Cominardi avessero dato un termine di cinque giorni alla Rousseau per la consegna dei dati, non avvenuta.
La questione dal punto di vista legale non è semplice in quanto sembra che gli attuali responsabili del M5S non siano legittimati a rappresentarlo in quanto il Tribunale di Cagliari (?) ha nominato un Curatore Speciale investito della rappresentanza legale per amministrare il Movimento, l’Avv. Silvio Demurtas che, a sua volta, ha chiesto alla Rousseau di consegnare a lui gli archivi; nel frattempo il Movimento ha presentato, a sua volta, un’istanza per chiedere la revoca del Curatore Demurtas e il pieno riconoscimento del reggente Vito Crimi quale rappresentante legale dei pentastellati, riconoscendo di fatto che Crimi non ha nessun potere nel Movimento.
Ciononostante il M5S insiste: “È inaccettabile che un soggetto privato possa tentare di ostacolare l’attività di una forza politica del Parlamento e di governo, accampando pretestuose e incomprensibili motivazioni, anche di natura economica. I dati degli iscritti, nei prossimi giorni, torneranno nella disponibilità del Movimento 5 Stelle, questo è certo! I dati degli iscritti sono essenziali per consentire l’esercizio della partecipazione e della democrazia diretta, che oggi è impedito da questo grave ostruzionismo”.
Ma come, solo oggi si accorge che i dati di una forza politica nazionale siano gestiti da un soggetto privato? Ma non sono stati proprio i Grillini a volerlo?
Dal canto suo Rousseau ribatte: “I dipendenti di Rousseau sono in cassa integrazione a causa proprio di due decisioni di Vito Crimi -e di chi ha agito al suo fianco- ossia di sospendere il pagamento dei servizi che vengono erogati dall’Associazione Rousseau al MoVimento 5 Stelle e di non procedere neanche al pagamento del pregresso ed ingente debito che il MoVimento ha nei confronti dell’Associazione Rousseau”.
E aggiunge: “I dati degli iscritti del MoVimento 5 Stelle non corrispondono ad una risma di fogli o un pacco postale che un gruppo di persone può venire a ritirare dalla sera alla mattina con procedure superficiali e non costruite con tempi e professionalità sufficienti. Parliamo di dati che raccontano le storie personali di moltissime persone che hanno interagito con il MoVimento 5 Stelle, che attraverso la loro attività e usufruendo dei servizi dell’infrastruttura digitale dell’ecosistema Rousseau hanno a loro disposizione dati documenti e materiali che raccontano la loro storia oltre a una documentazione amministrativa e legale che è archiviata e protetta con processi complessi e rispettosi della legge che impone un trattamento specifico e attento nell’interesse dei proprietari dei dati (ovvero delle singole persone cui appartengono)”.
Insomma a fronte della superficialità da parte del M5S si rileva che la professionalità di Rousseau non possa essere disconosciuta.
Vedremo nei prossimi giorni come andrà a finire, ma una cosa è certa: un caos più di questo non si poteva immaginare!
Mentre stavamo pubblicando questo articolo è pervenuta la notizia che il Garante per la Privacy avrebbe imposto alla Casaleggio Associati di consegnare al M5S gli archivi, ma Casaleggio ha già anticipato che farà ricorso, anche perché tra l’altro non è chiaro a chi dovrebbe essere effettuata la consegna.