scritto da Pasquale Petrillo - 12 Aprile 2020 08:30

Giuseppe Conte, il novello Orlando furioso della politica italiana

Il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte (foto tratta dal sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri)

“Per amore venne in furore e matto, d’uom che sì saggio era stimato prima”.

Questo verso dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto mi è venuto alla mente l’altro ieri sera, nel più inconsueto e inimmaginabile Venerdì Santo, nel vedere in tv la conferenza stampa di un irato premier Conte.

Oddio, più che l’amore, a rendere infuriato il nostro presidente del Consiglio è stata l’insofferenza, forse il rancore se non addirittura l’odio (politico s’intende) per Salvini e Meloni. Fatto sta che Conte, sbagliando non poco ed abusando del ruolo istituzionale ricoperto, ha sclerato di brutto, a prescindere se a torto o a ragione.

E’ venuto fuori un altro Conte: non più il paziente mediatore tra i vari mal pancisti dei partiti della sua debole maggioranza o il fine giurista sempre elegante non solo nel vestire, ma anche nei modi,  e moderato nei toni.

“Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto” scrive ancora l’Ariosto nel suo Orlando furioso. E ci tocca così raccontare di un altro Conte. Abbiamo, in breve, conosciuto un Conte quasi traviato, forse quello vero: irritato, nervoso, aggressivo, pugnace, ma anche un comiziante con sembianze da capopopolo.

Confesso di essere tutt’altro che un ammiratore di Giuseppe Conte, ritenendolo più che altro un trasformista e men che mai uno statista. Di sicuro un arrivista inchiodato alla poltrona dov’è seduto per un favorevole e fortunato allineamento di pianeti, che solo la politica italiana è capace di produrre.

Detto questo, però, neanche possiamo essere ingenerosi nei suoi riguardi. Sta facendo del suo meglio in una situazione inedita ed irta di difficoltà, avvalendosi di una compagine nel suo insieme modesta e in più di un caso finanche scadente, ma anche con l’appoggio di una maggioranza non ampia e più che altro mal assortita.

Insomma, Conte è sostanzialmente solo. E visibilmente stressato. Costretto com’è a mediare quotidianamente all’interno del governo e della maggioranza, oltre che con le varie parti sociali, primi fra tutti sindacati dei lavoratori e quelli degli industriali e del commercio. Impegnato, poi, in un confronto duro e serrato, che a volte si trasforma persino in uno scontro, con l’Unione europea che, di fatto, non brilla in solidarietà politica oltre che umana. Una situazione complessa e pesante, quindi, che logorerebbe anche la biblica sopportazione e la proverbiale pazienza di Giobbe.

Questo non impedisce di notare le cose che non vanno. A cominciare dal fatto che il Governo Conte procede troppo a tentoni, in modo spesso confuso e in qualche caso approssimativo. E con la politica –quindi, ministri, partiti e parlamento- sempre più relegata in retrovia per far posto agli esperti, chiamati non tanto a dire la loro ma a decidere in funzione surrogatoria della politica. Ecco allora il comitato tecnico-scientifico sulla fine del lockdown, la task force sull’avvio della cosiddetta “fase due”, ma anche due, dico due, commissari per l’emergenza sanitaria, Borrelli e Arcuri, ed ora uno, Colao, per avviare la ricostruzione.

Il risultato è che la politica si fa da parte ed appalta ad altri le effettive decisioni per non assumersi le responsabilità.

E’ altrettanto poco chiara la trattativa con l’Unione europea. Conte si ostina a sostenere che è per i famosi eurobond, ma, nel frattempo, ha siglato un accordo con gli altri leader europei in cui, per volontà olandese e soprattutto tedesca, questo strumento finanziario non è affatto contemplato. E sul Mes, il Fondo salva Stati, i Cinque Stelle, contrari senza se e senza ma, e il Pd la pensano del tutto diversamente.

Insomma, quale sarà la linea del Governo Conte sull’accordo che dovrà portare l’Unione europea ad aiutare e sostenere finanziariamente le economie dei vari paesi, tra cui soprattutto il nostro, debilitate dal coronavirus? Un mistero.

L’unica certezza che la politica italiana è capace di dare è quella di frammentarsi, dividersi sempre più, scavando un solco sempre più profondo tra maggioranza e opposizione. Eppure mai come adesso bisognava lavorare insieme pur nella distinzione dei ruoli. Occorreva una sorta di cabina di regia condivisa, dove il governo con cadenza periodica si confrontava con le opposizione sul da farsi per il bene comune. Mai come adesso rispetto agli altri leader europei serviva dare un’immagine di unità. Condividere, nel rispetto dei ruoli, scelte e responsabilità, e poi tutti dietro al premier per dargli forza contrattuale sui tavoli europei.

Così non è stato. Di chi la colpa? Di Conte? Di Salvini e Meloni? Dei Cinque Stelle o del PD?  Magari si potessero circoscrivere le responsabilità a qualche parte politica. La verità è che la nostra classe politica, nel suo insieme, ha perso un’altra occasione per mostrarsi all’altezza dei tempi difficili che stiamo vivendo. Ancora un volta i nostri attuali politici hanno messo in mostra un’ormai cronica oltre che pronunciata ed irrefrenabile vocazione al tafazzismo. Altro che senso di responsabilità, delle istituzioni, dello Stato.

Con questo fardello, oltre al coronavirus, dobbiamo solo sperare di salvarci in qualche modo, visto il futuro per nulla roseo che ci aspetta.

In ogni caso, tanti cari auguri di una serena Pasqua.

Giornalista, ha fondato e dirige dal 2014 il giornale Ulisse on line ed è l’ideatore e il curatore della Rassegna letteraria Premio Com&Te. Fondatore e direttore responsabile dal 1993 al 2000 del mensile cittadino di politica ed attualità Confronto e del mensile diocesano Fermento, è stato dal 1998 al 2000 addetto stampa e direttore dell’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’Tirreni, quindi fondatore e direttore responsabile dal 2007 al 2010 del mensile cittadino di approfondimento e riflessioni L’Opinione, mentre dal 2004 al 2010 è stato commentatore politico del quotidiano salernitano Cronache del Mezzogiorno. Dal 2001 al 2004 ha svolto la funzione di Capo del Servizio di Staff del Sindaco al Comune di Cava de’Tirreni, nel corso del 2003 è stato consigliere di amministrazione della Se.T.A. S.p.A. – Servizi Terrritoriali Ambientali, poi dall’ottobre 2003 al settembre 2006 presidente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica Martucci di Salerno, dal 2004 al 2007 consigliere di amministrazione del CSTP - Azienda della Mobilità S.p.A., infine, dal 2010 al 2014 Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Presidente della Provincia di Salerno. Ha fondato e presieduto dal 2006 al 2011 ed è attualmente membro del Direttivo dell’associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio. E’ autore delle pubblicazioni Testimone di parte, edita nel 2006, Appunti sul Governo della Città, edita nel 2009, e insieme a Silvia Lamberti Maionese impazzita - Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l'uso, edita nel 2018, nonché curatore di Tornare Grandi (2011) e Salerno, la Provincia del buongoverno (2013), entrambe edite dall’Amministrazione Provinciale di Salerno.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.