scritto da Eugenio Ciancimino - 20 Aprile 2024 14:36

Giornalismo, svolta digitale e democrazia dell’informazione

Il ruolo del giornalista non è più esclusivo nel racconto politico e di fatti accaduti, offrendo la rete a chiunque mezzi e strumenti per interventi diretti

L’informazione è uno dei pilastri della democrazia.

Il giornalismo ne è la corda esistenziale, se libero e plurale, e la tira e la molla se gira la penna sulle piaghe del potere o con compiacenza nelle sue stanze. Questo paradigma di mediazione e di messa in forma di comunicazioni e notizie, con l’avvento delle tecnologie digitale, è in fase di cambiamento.

Il ruolo del giornalista non è più esclusivo nel racconto politico e di fatti accaduti, offrendo la rete a chiunque mezzi e strumenti per interventi diretti, postare e lanciare foto, immagini ed opinioni; il suo impegno professionale perde centralità ma dovrà crescere in selezione e discernimento delle notizie false, vere o verosimili. E si prospetta la necessità di una sua formazione appropriata non tanto per contrastare  “veline” di palazzi o di fabbriche dell’informazione e delle post-verità, quanto per contendere autorevolezza e credibilità alla “dittatura” degli algoritmi dell’Intelligenza Artificiale. Perché, incombe già nelle redazioni la sperimentazione di una sorta di baratto delle ragioni della creatività dell’uomo con l’opera ed il “pensiero” a basso costo del computer.

Altro che querelle del discorso pubblico di casa nostra  sul “bavaglio” per le intercettazioni,  par condicio elettorale in RAI o sulla libertà di stampa spesso rivendicata per potere sputtanare l’altrui reputazione!! Si è di fronte ad un passaggio epocale “da un mondo digitale libero e sregolato a un mondo che richiede sempre più regole pubbliche e private”, come sostiene Luisa Torchia in un suo saggio pubblicato da il Mulino.

Sul punto sono impegnate l’Unione Europea, altre cancellerie ed il Governo italiano nella formulazione di norme nazionali e sovranazionali per la protezione di copyright e di diritti fondamentali e valori, quali la privacy e la concorrenza per frenare e condizionare lo strapotere di giganti privati del digitale che va configurandosi verso una forma di neo “totalitarismo” di pensiero e di tendenze omogenizzate da una informazione globalizzata.

L’Intelligenza Artificiale, come ogni innovazione tecnologica, non può non avere su realtà consolidate impatti critici che, nello specifico, riguardano l’umanesimo del lavoro e dei rapporti di convivenza sociale, culturale e politica.

Il suo uso, mutuando parole e concetti espressi da Papa Francesco in occasione della giornata mondiale delle comunicazioni sociali, “potrà  contribuire positivamente nel campo della comunicazione se non annullerà il ruolo del giornalismo sul campo” e “se restituirà od ogni essere umano il ruolo di soggetto con capacità critica”.

Come dire che la sua applicazione può inquietare, ma non è qualcosa di orribile se praticata, secondo altre parole di Papa Francesco, con “maggiore consapevolezza ed ascolto dei molteplici bisogni della persone e dei popoli” con la disponibilità ed il favore di un rinnovato sistema di informazione democratico, avanzato e pluralista nelle voci e nelle opinioni.

Si tratta di una questione non semplicemente tecnologica, ma di valore perché l’uomo sia padrone di se stesso al cospetto del fascino progressista, senza etica, della macchina.

Seneca: “Vindica te tibi”.

 

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