scritto da Gildo De Stefano - 23 Aprile 2024 10:01

Il libro come salvezza

La promozione della lettura deve realizzarsi come invito e non imposizione, va cioè proposta e non prescritta

In occasione della Giornata Internazionale del Libro è d’uopo sensibilizzare un pubblico il più vasto possibile per una presa di coscienza culturale e civile al fine di disinnescare la banalizzazione delle effimere “tentazioni tecnologiche” del presente e ritrovare nella lezione dei classici la chiave per un futuro ispirato ai valori imperituri della creatività e dello spirito critico. Peraltro in una società come quella attuale, sempre più preda della spaventosa voracità televisiva, laddove la finzione e la virtualità prevalgono nettamente e continuamente sul senso di realtà, qualsiasi iniziativa volta a riproporre la riflessione e la concretezza intellettuale della lettura deve essere accolta con spirito positivo. Se non altro perché costituisce il segno che tutto non è ancora definitivamente perduto e che una sia pur remota speranza d’inversione di tendenza è ancora coltivabile. Di conseguenza l’idea di offrire ad un’intera comunità, come sta avvenendo di recente su suggerimento di promotori culturali od anche sull’esempio di ciò che avviene altrove, la lettura di un testo, è iniziativa generosa e in buona parte condivisibile.

Tuttavia, pur in una situazione di emergenza, laddove è giocoforza aggrapparsi a qualsiasi ancoraggio, lo spirito critico (democratico) che rende possibile – come accade grazie appunto ai libri – il confronto e la circolazione delle idee, si propone lealmente ad un “altra” riflessione.

Leggere va bene, ma occorre anche, evidentemente, saper leggere. Oltre il contenuto, è importante cioè pure la forma. È notorio purtroppo che il nostro è un paese di non lettori; alcune cifre recenti fornite da fonti ufficiali orientano al pessimismo più nero se è vero come sembra che siamo ancora in larga parte analfabeti e, quel che è peggio, stiamo attraversando una fase di implosione nel senso che anche le classi acculturate stanno via via regredendo verso un incredibile analfabetismo, tanto è vero che una larghissima parte dei nostri concittadini ha difficoltà serie a decifrare (ovvero capire) un testo “giornalistico” di cinquanta righe. Stiamo davvero marciando “a passo di gambero” come suggeriva un noto libro di Umberto Eco.

In Campania questo dato è ancora più allarmante. Il mercato dei libri (il consumo editoriale) è fermo da anni, con lievi oscillazioni, al di sotto del 5% del totale nazionale. Un risultato preoccupante anche a volerlo valutare a peso se si pensa che la nostra regione conta il 10 per cento della popolazione nazionale. Ma se questo dato viene ulteriormente analizzato il pessimismo aumenta sensibilmente giacché la maggior parte di questa percentuale è praticamente concentrata nei grandi centri urbani (del resto interi paesi non proprio trascurabili non possono vantare nemmeno la presenza di una libreria) ed in seconda istanza non tutti i libri venduti e acquistati sono poi realmente consumati (parliamo di prodotti) ovvero letti e, dovremmo aggiungere, compresi.

Emerge dunque un quadro desolante che le istituzioni tutte, a qualsiasi livello e di qualunque tendenza, dovrebbero in qualche misura analizzare.

In un siffatto panorama s’avanza la generosa proposta di dare in pasto un libro, diciamo ai lettori di buona volontà, a coloro cioè che non intendono arrendersi all’etere e alle fandonie “on line” così come si tenta una sorta di referendum per capire che cosa si vuole o si deve leggere. E qui il discorso francamente un poco s’incrina perché la lettura, oltre che un piacere (tale dovrebbe almeno essere) è anche e soprattutto una scoperta.

Indubbiamente la formazione si giova di stimoli ma la crescita vera, come qualsiasi conquista di acclarata maturità, la si ottiene attraverso scoperte soggettive, talvolta inattese e persino inespresse. Di analisi di questo tipo la letteratura “vera” ha scritto migliaia e migliaia di pagine (provare, ovvero leggere per credere).

La promozione della lettura deve realizzarsi come invito e non imposizione, va cioè proposta e non prescritta. In questo senso sarebbe forse più utile discutere di tematiche sociali e/o letterarie e allora se si sceglie, ad esempio, il filone delle diseguaglianze di classe, “Chiaroscuro” di Raven Leilani è solo un episodio e probabilmente nemmeno di quelli destinati a restare. Ma qui non è questione di critica letteraria giacché si sta parlando di altro.

È la difesa di quel mondo unico, poetico e irripetibile che solo la lettura riesce a dare e che ci consente di maturare d’un colpo e di trovare quelle coordinate spirituali e mentali che ci serviranno poi per l’intera esistenza. Dobbiamo difendere la lettura nel suo complesso come momento di alta formazione culturale e insostituibile capacità di intendere noi stessi e il mondo in cui viviamo senza inutili sovrastrutture e dannosi infingimenti perché “la perfezione” – lo auspicava del resto Dostoevskij – può venire solo dal libro.

In un testo sicuramente profetico di Ray Bradbury da cui François Truffaut trasse un memorabile film, intitolato “Fahreneit 451”, si preconizzava con terrore l’avvento di una società senza tempo in cui “per legge” è vietato leggere e laddove i libri vengono incessantemente ricercati da squadre specializzate di pompieri per essere immediatamente bruciati. In quell’universo, tuttavia e fortunatamente, una piccola pattuglia di esseri umani si nasconde in una foresta con il compito di memorizzare un libro ciascuno e di tramandarlo oralmente.

Quegli individui smarriti, sospesi in una dimensione atemporale, sono gli “uomini-libri” ma più ancora, come nel dichiarato lapsus linguistico voluto dal regista, sono “uomini-liberi”: depositari e testimoni al tempo stesso di quei valori veri e alti contenuti in quel “prodotto a stampa” che si chiama, appunto, libro.

Saggista e musicologo, è laureato in “Sociologia delle Comunicazioni di Massa”. Tra i suoi libri ricordiamo: Il Canto Nero (Gammalibri, Milano, 1982), Trecento anni di jazz (SugarCo, Milano, 1986), Jazz moderno (Kaos, Milano, 1990), Vesuwiev Jazz (E.S.I., Napoli, 1999), Il popolo del samba (RAI-ERI, Roma, 2005) prefazionato da Chico Buarque de Hollanda, Ragtime, Jazz & dintorni (SugarCo, Milano, 2007), prefazionato da Amiri Baraka (Leroi Jones), Saudade Bossa Nova (Logisma, Firenze, 2017) prefazionato da Gianni Minà, Una storia sociale del jazz (Mimesis Edizioni, Milano 2014), prefazionato da Zygmunt Bauman. Per i “Saggi Marsilio” ha pubblicato l’unica Storia del ragtime edita in Italia e in Europa, in due edizioni (Venezia, 1984 e 1989). Ha scritto tre monografie su: Frank Sinatra (Marsilio, Venezia, 1991) prefazionato da Guido Gerosa, The Voice – Vita e italianità di Frank Sinatra (Coniglio, Roma, 2011) prefazionato da Renzo Arbore, Frank Sinatra, L'italoamericano (LoGisma, Firenze 2021); ed altre su Vinicio Capossela (Lombardi, Milano, 1993), Francesco Guccini (Lombardi, Milano, 1993), Louis Armstrong (E.S.I., Napoli, 1997), un paio di questi con prefazioni di Renzo Arbore. Collabora con la RAI, per la cui struttura radiofonica ha condotto diverse trasmissioni musicali, e per La Storia siamo noi ha contribuito allo special su Louis Armstrong. Tiene periodicamente stage su Civiltà Musicale Afroamericana oltre a collaborare con la Fondazione Treccani per le voci afroamericane. Tra i vari riconoscimenti ha vinto un Premio Nazionale Ministeriale di Giornalismo e quello Internazionale “Campania Felix” per la sua attività di giornalista per la legalità, nonché risultando tra i finalisti del Premio letterario 'Calvino' per l’inedito. Per la narrativa ha pubblicato un romanzo breve per ragazzi dal titolo Easy Street Story, (L’isola dei ragazzi Editore, Napoli 2007), la raccolta di racconti È troppo tardi per scappare (Il Mondo di Suk Editore, Napoli 2013), due edizioni del romanzo epistolare Caro Giancarlo – Epistolario mensile per un amico ammazzato, (Innuendo Edizioni, Terracina 2014, e IOD Edizioni, Napoli 2022), che gli hanno valso il Premio ‘Giancarlo Siani’ 2014, ed il romanzo storico Ballata e morte di un gatto da strada – Vita e morte di Malcolm X (NUA Edizioni, Brescia 2021), prefazionato da Claudio Gorlier, con postfazione di Walter Mauro, e supervisionato da Roberto Giammanco, e Diario di un suonatore guercio (inFuga Edizioni, Anzio 2023). È il direttore artistico del Festival Italiano di Ragtime. Il suo sito è www.gildodestefano.it

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