Non siamo d’accordo, una volta tanto, con Luigi Petrone, ex Fra Gigino e Guardiano del Convento di San Francesco e Sant’Antonio, ora gestore del bar-pasticceria-ristorante-pizzeria “‘U Monaco” di Nocera Superiore, e Consigliere comunale di opposizione.
Il quale, a proposito della Festa di Monte Castello, che si è appena conclusa, ha dato il suo parere sulle tante carenze manifestatesi durante la stessa, e ha proposto soluzioni drastiche, come è sua abitudine, che vuole adottare quando sarà Sindaco della città.
No, caro Gigino, questo sa tanto campagna elettorale, anticipata, legittima ma fuori luogo; se vuoi intervenire fallo come cittadino collaborativo, ma già ora.
Fatta questa premessa andiamo ai “rosiconi”, termine che, secondo Treccani, sta per chi rosica, chi ha sempre qualcosa di obbiettare, chi si rode di rabbia, di invidia, di gelosia, e via dicendo.
E di “rosiconi”, anche a Cava, ce ne sono tanti, e sono di due categorie: una che “rosica” per il solo piacere di criticare, senza alcuna intenzione di fare nulla, si realizza sono nella critica; poi c’è la seconda, composta da chi “rosica” perché non gli piace come vanno le cose, e che vuole darsi da fare perché queste cambino in meglio.
Breve preambolo per introdurre l’argomento della ultima edizione della Festa di Monte-Castello, la 367^, che tantissimi hanno seguito nelle strade cittadine sabato 17 giugno, quattro ore di sfilate per la maggior parte delle strade del centro, alcuni tratti attraversati anche due volte.
Insomma una serata entusiasmante, pure se stancante, ovviamente con traffico automobilistico ben regolato, tant’è che non ci sono stati ingorghi, e per un sabato sera è tanto.
E non ci sono piaciute le molte critiche appostate sui “social” principalmente su FB, da parte di persone che, per loro stesse ammissioni, non si sono nemmeno degnate di scendere in piazza per vedere di persona la lunga sfilata cristiana e folcloristica: ma se nemmeno in queste occasioni ci si vuole stancare, evidentemente ci sono persone che preferiscono poltrire sul divano per vedere le solite scemenze televisive che finiscono per rincretinirle ancora di più; ciascuno è padrone di fare come crede, ma poi non ha diritto di lamentarsi o criticare.
Una kermesse durata quattro ore, dalle ore 18,30 alle ore 22,30, alla quale ha fatto seguito, dopo un’ora, lo spettacolo pirotecnico, questo si deludente per la esibizione di un solo fuochista, tutto sommato decoroso e breve, il che ha fatto piacere ai nostri cuccioli che non ne potevano più di sparatorie, visto che il loro udito ne soffre.
A proposito di spettacoli pirotecnici, il nostro parere è di abolirli, perché sono inutili e costosi e mettono in pericolo il patrimonio verde della comunità; potrebbero essere sostituiti da spettacoli basati su effetti luminosi, molto meno pericolosi e certamente più economici.
Ma veniamo alle sfilate per le strade della città, protagonisti nove gruppi di Trombonieri e sette gruppi di sbandieratori.
Se si considera che ogni gruppo di Trombonieri è composto da oltre 100 persone, sta a significare che in totale erano circa 1000.
Per quanto riguarda gli sbandieratori, ogni gruppo è formato da circa 50 elementi, per cui non c’erano meno di 350 elementi.
In tutto 1.350 persone, tutte con abbigliamenti d’epoca, intorno ai quali c’è un giro di affari non indifferente: basta considerare che l’abbigliamento dei Trombonieri è bello e molto elaborato, quindi costoso, a partire dagli stivali fino ai copricapi piumati, e poi ci sono le bandiere, gli stendardi, i tromboni, spade a alabardi, e poi i tamburi e le trombe, qualcuno porta in giro anche qualche cannoncino, qualche gruppo ne ha due.
Sono quindi coinvolti calzolai, sarti, rivenditori di armi antiche, commercianti di articoli musicali, tessitori di bandiere, stendardi e drappi ricamati.
E’ una ricchezza per la città e il circondario che non va sottovalutata, come non va sottovalutato l’impegno delle persone, organizzatori e figuranti, che per molta parte dell’anno sono sulla breccia per organizzarsi, provare; mentre gli sbandieratori hanno il loro gran da fare per addestrarsi a far volare i vessilli ed essere tempisti a raccoglierli al volo.
Insomma, un bel divertimento ma un grande impegno personale che non può essere disconosciuto da pochi pantofolai che non si capisce bene cosa vogliano.
E’ chiaro che tanto lavoro va riconosciuto e ripagato almeno con l’attenzione da parte del pubblico e dei “media”, come va ripagato lo sforzo organizzativo di chi, per un intero anno, si impegna a preparare l’evento.
Sarebbe meglio parlare di eventi, giacché oltre alla Festa di Montecastello, nelle stesse giornate vi sono altre sfilate, come la processione degli appestati, strettamente collegata.
E’ pacifico che tutto è migliorabile, ma è anche doveroso, per tutti, farlo in maniera costruttiva, con proposte e interesse concreto.
Sono fastidiose le polemiche e le critiche fine a se stesse, l’evento va seguito, e tutto l’impegno profuso non può essere maltrattato dal disimpegno inconcludente di chi sta a criticare seduto comodamente in poltrona, e per partito preso.
Sappiamo che è noioso tornare sull’argomento, ma ci sentiamo di farlo proprio per il ruolo che ha la stampa di elogiare chi lo merita, e criticare chi si estranea e si defila: un evento che coinvolge (o dovrebbe coinvolgere) la città intera, dovrebbe coinvolgere tutta la popolazione.
E veniamo alla organizzazione.
Quest’anno sembra sia stata un poco appesantita dal cerimoniale religioso, ma tutto sommato è stata anche una modifica piacevole, almeno un esperimento, nulla deve rimanere statico.
Dobbiamo, però, lamentare una grossa lacuna comunicativa, evidente dimostrazione che non tutti gli organizzatori si pongono il problema di informare compiutamente e comprensibilmente la cittadinanza sullo svolgimento dell’evento: basta guardare i manifesti per rendersene conto.
Anzi basterebbe prendere spunto dal manifesto della Festa di Sant’Antonio, che elencava il programma delle cerimonie religiose e degli eventi civili; se gli organizzatori della Festa di Montecastello si fossero ispirati a quel manifesto, avrebbero fatto bene.
E se si pensa che fino a questo momento non si sa quando ci sarà la serata finale della disfida dei Trombonieri, è tutto dire.
Detto questo, andiamo ad analizzare la intera organizzazione dell’evento, per dare qualche suggerimento su cosa fare in futuro.
La prima cosa sono le risorse economiche: chi se ne occupa?
Dovrebbe essere l’Ente Montecastello E.T.S., ma se lo fa come lo ha fatto finora, meglio che i responsabili cambino mestiere.
Ricordiamo, a tal proposito, che qualche decennio fa, quando mancavano le risorse economiche per la stampa de “Il Castello”, gli stessi personaggi inventarono la raccolta dei fondi per le strade col salvadanaio, e alcune persone di buona volontà collaborarono: fu un flop clamoroso, e le pubblicazioni vennero interrotte.
Questo per evidenziare che, se questo è il sistema di finanziamento, meglio che i responsabili dell’Ente se ne vadano a casa.
Un evento del genere, che coinvolge una città importante come Cava, ha necessità che si lavori alla raccolta fondi dodici mesi l’anno, e non solo qualche settimana di inizio giugno.
Per questi eventi estivi i Cavesi sono prodighi, specialmente gli esercizi commerciali, i bar, ristoranti, pizzerie, e via dicendo, anche perché c’è un ritorno economico, ma i finanziatori vanno avvicinati, eventualmente si concorda con ciascuno di essi un programma finanziario annuale, e periodicamente si raccolgono i fondi, rilasciando ricevuta.
I contributi erogati potrebbe essere anche uno stimolo per gli imprenditori finanziatori, i quali potrebbero trarne un beneficio fiscale; è ovvio che l’Ente Montecastello E.T.S. dovrebbe organizzarsi in tal senso.
E deve anche capacitarsi che dal Comune potrà pretendere ben poco, per lo stato delle finanze comunali.
In definitiva, se l’Ente intende essere il fulcro intorno al quale gli eventi estivi ruotano, o si organizza o rinunzia.
Concludiamo con un ricordo.
Oltre vent’anni fa, epoca amministrazione del compianto Sindaco Alfredo Messina, l’estensore di questo pezzo invitò un gruppo di amici di Grottaglie, città pugliese della ceramica, con la quale il Lions Club di Cava era gemellato, a partecipare alle manifestazioni estive tra le quali la Festa di Montecastello.
Quando gli amici pugliesi videro l’affluenza delle persone, la ricchezza delle manifestazioni, la validità delle rievocazioni, rimasero talmente bene impressionati che qualche anno dopo vollero tornare a Cava.
Questa è anche una risposta ai “rosiconi” dei quali abbiamo parlato.
(le foto sono tratte da profili FB)