Cava, la Festa della Madonna dell’Olmo e i mendicanti di senso
“Anche la persona che non è credente o non è praticante si riconosce nella Festa patronale, perché è un collante sociale, è un elemento che ha contribuito a creare la storia di una comunità e che non si può dimenticare. Il passato, infatti, non si può dimenticare: senza radici si avverte un senso di spaesamento e, del resto, è di tutta evidenza che non si può costruire il futuro senza passato. Senza la conoscenza del passato, senza uno sguardo sulla realtà che provenga loro dal passato, le nuove generazioni crescono senza riferimenti, senza una consapevolezza del proprio destino comunitario, senza coinvolgimento in un contesto che sembrerà estraneo. Ed è per questo che siamo mendicanti di senso”.
Questa significativa e pregnante dichiarazione di Armando Lamberti, attuale vice sindaco metelliano nonché assessore alla cultura, danno l’esatta e profonda dimensione religiosa, storica ed identitaria della festa patronale della Madonna dell’Olmo.
Eppure questa festa, quantunque intimamente connessa alla spiritualità e alla tradizione religiosa dei cavesi, da diversi anni vive una situazione di difficoltà, per troppi versi ogni anno stenta ad essere realizzata. Tutto sommato, anche se è paradossale, sembra essere diventata la cenerentola delle feste patronali. A parte quelle folcloristiche, le feste parrocchiali sembrano avere una vitalità, una forza realizzativa, una incidenza molto più rilevante. Fatto sta che questa festa patronale riesce a sopravvivere soprattutto e per fortuna grazie all’intervento e al sostegno dell’Amministrazione comunale.
Quest’anno, in particolare, la festa ha trovato il suo principale sostenitore proprio nel vicesindaco Lamberti che, insieme con l’intero esecutivo municipale, si è fatto in quattro per dare la giusta importanza e dignità alla prima delle feste religiose cavesi.
In altre parole e ad onor del vero, un mezzo miracolo o quasi. Con il risultato di aver messo su un programma civile rientrante in un progetto culturale. In altre parole, un modo per sviluppare nel tempo una programmazione degna di questo nome. In ciò, va evidenziato come sia la prima volta che viene definito un tema quale filo conduttore di tutte le manifestazioni artistiche e di approfondimento su temi riguardanti le sfide dei tempi che viviamo.
Certo, tutto è perfettibile, per carità, ma almeno si parla di qualcosa di concreto e non di aria fritta. Lasciano perciò il tempo che trovano le pur legittime critiche sui vari eventi del programma dei festeggiamenti civili.
Si poteva fare di più? Come no, senz’altro che sì. E speriamo che negli anni a venire ci sia una migliore programmazione della festa. Sta di fatto che per fare meglio occorrono tempo e danaro, quello che è mancato in tutta onestà al vicesindaco Lamberti il quale, peraltro, preso dall’ardore di fare del suo meglio per onorare con adeguati festeggiamenti la Santa Patrona, ha avuto persino un malore per il troppo stress accumulato.
Per il resto che dire? Forse, nel segno dell’umiltà, una partecipazione più attiva di ciascun cavese di sicuro aiuterebbe la festa patronale metelliana ad avere il suo giusto splendore. Di sicuro, se in generale partecipassimo con maggiore attenzione alla vita civile, sociale e politica della città, ci guadagneremmo un po’ tutti risultando così, come ci ha ricordato Armando Lamberti, meno mendicanti di senso, trovando ciascuno di noi lo scopo in una diffusa ed articolata identità civica e solidale. E forse sarebbe anche il modo migliore per evitare di scrivere cattiverie ed idiozie sui social.