Cava de’ Tirreni, l’appello di Fabio Siani agli uomini di buona volontà
Tra i tanti passaggi della sua intervista, ci sono alcuni che ci hanno particolarmente colpito perché affrontano questioni vere, essenziali, che la politica sistematicamente elude.
Confessiamo che l’intervista a Fabio Siani, pubblicata oggi dal nostro giornale, non solo è più che condivisibile ma in alcuni passaggi ci entusiasma.
E lo diciamo nella convinzione che chi è osservatore esterno, come noi che scriviamo, doverosamente pretende il massimo dalla politica, chi invece c’è dentro e la politica la fa ogni giorno, non può che pretendere e puntare al possibile.
Dobbiamo dire che Fabio Siani ribalta questo assunto e articola un ragionamento politico ardito e sorprendente, di sicuro fuori dall’ordinario.
Attenzione, però, a non equivocare. Non stiamo parlando di un sognatore. Partiamo con l’evidenziare un aspetto importante: Fabio Siani richiama tutti alla realtà. Di una città in caduta libera, mal governata, senza alcuna prospettiva per il futuro. Da questa convinzione di fondo, Fabio Siani sviluppo il suo ragionamento politico che si rivela essere molto maturo e responsabile.
Tra i tanti passaggi della sua intervista, ci sono alcuni che ci hanno particolarmente colpito perché affrontano questioni vere, essenziali, che la politica sistematicamente elude.
La prima è quella della selezione del personale politico. Fabio Siani come prima requisito indica che deve essere “eticamente responsabile e fortemente motivato”. Nella convinzione che in questo particolare momento “agli elettori cavesi non possiamo e non dobbiamo promettere nulla se non sacrifici e partecipazione”.
Questo vuol dire anche meno liste di candidati a consigliere, per privilegiare la qualità. E poi una proposta di una prima e dirompente regola: chi si candida a consigliere resta tale e non va a fare l’assessore in ragione spesso dei voti ottenuti. E poi la regola proposta sugli assessori: scelti dal sindaco (e non imposti) e presentati tutti o in larga parte prima del voto.
Bastano già queste poche proposte per caratterizzare un approccio completamente diverso della politica cittadina, che richiede per forza di cose un’aggregazione molto ampia.
Di ciò ne è consapevole Fabio Siani, tant’è che si appella “all’apertura agli uomini di buona volontà a prescindere dalla loro provenienza politica”. Tanto da proporre “un progetto politico, amministrativo e programmatico di più ampio respiro”. E puntare ad “un’aggregazione ampia e la meno partigiana possibile”.
E’ singolare che un uomo del centrodestra, anzi, più propriamente di destra, abbia una visione con orizzonti politici così vasti. Non solo. Il nostro addirittura non esclude “che sarebbe possibile promuovere un’alleanza allargata promossa dal centrodestra”.
Condivisibile, per carità, ma per certi versi, per quello che sappiamo delle dinamiche interne al centrodestra, anche incredibile. Nel senso che certi percorsi politici sono più consueti per la sinistra, la quale non si fa specie, anche quando deve camuffarsi, a presentarsi all’elettorato sotto mentite spoglie.
Tuttavia, il ragionamento di Fabio Siani è apprezzabile e di alto spessore politico. E’ convinto che la nostra città sia messa talmente male (e come dargli torto?) che solo un’alleanza delle forze migliori possa garantire il buongoverno e una prospettiva di ripresa.
Questo nella convinzione, afferma Siani, che “il centrodestra ha mai come oggi l’opportunità oltre che il diritto-dovere di essere il cardine di un’aggregazione politica e civica della città”.
Non sappiamo se questa sia una strada praticabile, soprattutto per il centrodestra. Di sicuro. però. ci appare la più coraggiosa ed auspicabile, sebbene la più difficile e complicata.
Fabio Siani, però, ha di sicuro un merito. Quello di aver alzato l’asticella etica e politica in vista delle prossime comunali. Per tutti. E per il centrodestra in particolare.
In conclusione, il nostro ha fatto la sua parte. Almeno per ora. Non resta che attendere quali saranno e da dove arriveranno le risposte al suo appello. Nella speranza che la sua non sia la solita “vox clamantis in deserto”. Come, purtroppo, spesso accade a chi guarda lontano.