Cava de’ Tirreni, intervento di Massimo Buchicchio sulla vendita di Co.Fi.Ma. e Farmacia Comunale
Riceviamo e pubblichiamo
A seguito del dissesto procurato, grazie alla sua incapacità di amministrare, il sindaco Servalli ha impellente necessità di fare cassa. Con il bilancio di previsione 2021-2023, oltre al salasso predisposto per i cittadini cavesi, punta sulla vendita degli immobili di proprietà del comune di Cava per incassare più di 20milioni di euro. Ci crede o almeno ci spera.
Il programma, tutto da verificare, è principalmente imperniato sulla dismissione della Co.Fi.Ma. e sull’uscita dal Consorzio Farmaceutico con contestuale vendita della farmacia Comunale.
Due operazioni di difficile e complessa attuazione che richiederanno molto tempo ammesso che, gli uffici del Comune, sappiano districarsi tra cavilli legali e non, gestendo una difficile trattativa con gli acquirenti.
Ritengo che nel breve periodo, ovvero nei prossimi 18 mesi, non si riuscirà a vendere la Co.Fi.Ma. e la Farmacia Comunale. Esaminiamo i motivi.
La Co.Fi.Ma.
I capannoni furono acquistati dal fallimento della società. L’asta pubblica si svolse il 22 novembre 2010. Per l’Amministrazione comunale vi partecipò il sindaco dell’epoca Marco Galdi e il vicesindaco Luigi Napoli, quale assessore al Patrimonio.
Marco Galdi, dichiarò di puntare alla riqualificazione dell’intera area sulla quale insiste il complesso industriale, con annessi capannoni, una palazzina, manufatti ed area scoperta con una superficie complessiva di 17.553 metri quadrati.
Il Comune si giudicò gl’immobili con un aumento di 200 mila euro sulla base d’asta fissata in tre milioni e 240 mila euro. L’acquisto fu sostenuto con la sottoscrizione di un mutuo che incide sul bilancio comunale per con una spesa annua di circa 360 mila euro.
Nelle intenzioni di Galdi, inizialmente, al posto dei capannoni doveva nascere una piazza circondata da uffici comunali con le sedi delle società partecipate. Un successivo progetto, al posto dei capannoni, prevedeva un nuovo plesso ospedaliero. Ma tutto questo non fu possibile. Sugli immobili Co.Fi.Ma. grava il peso di una lottizzazione abusiva antecedente all’acquisto da parte del Comune.
Dopo alcuni tentennamenti, nel 2012, lo stesso sindaco Galdi impugnò l’atto d’acquisto della ex-Co.Fi.Ma. perché, a suo dire, era viziato in origine da un frazionamento dei beni non regolare. Pertanto, fu chiesto l’annullamento dell’acquisto e la restituzione delle somme versate al Tribunale.
La vicenda giudiziaria si è chiusa ad agosto scorso. Il Comune di Cava ha perso il ricorso in Consiglio di Stato e pertanto, resta proprietario degli immobili.
A distanza di undici anni e alla luce degli ultimi sviluppi, che hanno riguardato la vicenda, Servalli intende ora mettere in vendita la Co.Fi.Ma..
È bene ricordare che, quando fu acquistata la Co.Fi.Ma., sia nel bando che nell’atto di trasferimento, erano menzionati tutti gli abusi che andavano regolarizzati ai sensi della legge entro 120 gg. così come previsto dal D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380.
La difformità, a suo tempo riscontrata, è relativa ad una maggiore edificazione del capannone industriale consistente in una superficie totale di mq.3.800. Invece, per la palazzina, annessa al capannone industriale, la difformità è rappresentata da una diversa disposizione interna delle tramezzature e delle scale di accesso.
La regolarizzazione non è stata mai eseguita. Ora la demolizione delle costruzioni abusive è l’unica possibilità rimasta per poter regolarizzare il sito.
Abbattimento che, ovviamente, il comune deve fare prima di procedere alla messa in vendita tenuto conto che, ad oggi, non c’è legittimità urbanistica.
A quanto pare, da qualche giorno, sembra che il comune di Cava de’ Tirreni, in tutta segretezza, abbia iniziato l’abbattimento in economia, quantificabile in non meno di 150mila euro.
E come l’amministrazione Servalli intende pagare il costo del risanamento della Co.Fi.Ma.? Salvo errore nessuna delibera in merito è stata assunta. Sarà l’ennesima spesa “Fuori Bilancio”? La domanda viene spontanea visto l’attuale deficienza di cassa del comune.
Per questo intervento, sicuramente, l’amministrazione Servalli sarà chiamata dalla Corte dei Conti che vorrà chiarimenti in proposito. Esiste, poi, il rischio, più che probabile, per gli amministratori che si sono succeduti negli ultimi 10 anni, di essere chiamati a pagare eventuali danni cagionati proprio con l’abbattimento di parte dei capannoni. Infatti, dalla Co.Fi.Ma. furono comprati degli immobili che, se abbattuti, lasceranno il posto ad un suolo di minor valore.
Uscita dal Consorzio Farmaceutico e vendita della Farmacia Comunale
Anche l’uscita dal Consorzio e la contestuale vendita della farmacia, non è una cosa agevole così come spera Servalli. Prima di Cava, fu il comune di Scafati, con una identica situazione finanziaria precaria alla nostra che, per assicurarsi il rientro dal disavanzo certificato con il rendiconto dell’esercizio 2016, chiese il recesso dal CFI – Consorzio Farmaceutico Intercomunale procedendo all’alienazione delle farmacie di sua proprietà.
Il Comune di Scafati è proprietario di cinque farmacie comunali che a tutt’ora, nonostante siano passati 4 anni, sono ancora gestite dal Consorzio Farmaceutico.
Agli inizi del mese di giugno del corrente anno, vi è stato un violento scontro tra il comune di Scafati e il CFI. Il comune di Scafati ha lamentato la mancata ricezione degli atti inerenti allo stato economico-finanziario per le sue cinque farmacie comunali di Scafati.
Per tale motivo, l’amministrazione comunale di Scafatiha inviato una formale diffida al Presidente del CDA del Consorzio Farmaceutico, trasmettendone una copia alla Procura della Repubblica di Nocera Inferiore e al Prefetto di Salerno.
Il comune di Scafati ha lamentato i non pochi danni subiti a causa del comportamento del Consorzio che, a suo dire, avrebbe rallentato e/o impedito la disponibilità ed il legittimo esercizio di controllo delle sue farmacie.Nella diffida è stato evidenziato che, dal 2017, anno in cui i commissari straordinari del comune decisero l’uscita dal Consorzio con la contestuale alienazione delle cinque farmacie, è calato il silenziosulla gestione delle proprie predette farmacie.
Attualmente le cinque farmacie di Scafati sono ancora gestite in autonomia dal CFI, nonostante l’assenza di una convenzione.
Il comune di Scafati, in assenza anche dell’ultimi bilanci del Consorzio, è impossibilitato a procedere alla vendita, accumulando ben 4 anni di ritardo.
Tutto questo, nonostante la cessione delle farmacie fosse stata approvata dalla Corte dei Conti. Purtroppo, il Comune di Scafati, in assenza delle opportune verifiche contabili, è impossibilitato a promuovere qualsivoglia bando di vendita.
Da ultimo, è appena il caso di riferire che il CFI ha fissato un ristoro di 800mila euro per il comune di Scafati, che dovrà pagare se vuole rientrare nella piena disponibilità delle sue cinque farmacie.
Alla stregua di quanto riferito, per l’amministrazione comunale cavese si intravedono all’orizzonte solo nubi nere e minacciose.
Massimo Buchicchio
Responsabile Dipartimento per gli indirizzi politici-finanziari del Movimento politico La Fratellanza