Cava de’ Tirreni, dimissioni del presidente dei revisori: solidarietà umana per Servalli e i suoi
l sindaco Servalli un giorno sì e un altro pure racconta la favoletta di una città in ripresa e dei conti comunali in via di risanamento. Non
Le dimissioni della presidente del Collegio dei Revisori al Comune di Cava de’ Tirreni sono alla stregua di un giallo. Chi è l’assassino? Chi o cosa, per essere chiari, ha costretto o comunque indotto una professionista di valore quale la dottoressa Luciana Catalano a capitolare? Non aver apposto alcuna motivazione alla sua lettera di dimissioni, lascia spazio alle più disparate ipotesi. Troppe. Tutte plausibili e quindi verosimili, tanto che l’una esclude l’altra.
Evitiamo di incamminarci, allora, su questa strada. Di fondo, c’è una verità ed è il disastro finanziario del nostro Comune.
E’ stato venduto tutto quello che si poteva del patrimonio comunale. Le tariffe sono aumentate oltre il sopportabile per i cittadini. La Metellia è stata trasformata in un odioso esattore. I servizi sono stati ridotti al minimo. Le iniziative promozionali e gli eventi culturali sono stati in azzerati. Nonostante ciò, i conti del Comune fanno acqua da tutte le parti.
Il sindaco Servalli un giorno sì e un altro pure racconta la favoletta di una città in ripresa e dei conti comunali in via di risanamento. Non sempre gli riesce, ma il nostro primo cittadino cerca di pettinare al meglio la comunicazione. In altre parole, di acconciare la realtà alla stregua di un parrucchiere con i capelli ingrigiti di una vecchia signora.
Tralasciamo la circostanza che viviamo in una città sedata, se non proprio moribonda se non addirittura già morta. Sta di fatto, altresì, che ancora non si è approvato il bilancio comunale preventivo per l’anno in corso, il 2023. E chissà se si riuscirà ad approvarlo entro la prossima data del 15 settembre, stando all’ultima proroga concessa dal Governo.
Dai corridoi di Palazzo di Città giungono voci insistenti di difficoltà nel far quadrare i conti. In un simile contesto, sono nate le dimissioni del Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti.
Scelta e votata poco più di sei mesi fa da questa maggioranza, ma subito entrata in contrasto con Servalli e i suoi. Il motivo? La Catalano e gli altri due revisori hanno cercato di fare al meglio il loro lavoro. A favore di chi? Del buon andamento della attività amministrativa e dei cittadini cavesi. La Catalano, giustamente, pretendeva che i numeri e le carte fossero in ordine. La correttezza, la legalità, l’osservanza delle procedure e delle norme, erano i suoi cardini. Molto probabilmente, però, tutto questo mal si conciliava con la situazione contabile e finanziaria del nostro Comune. E forse anche con le cattive abitudine contabili e amministrative di questa Amministrazione comunale. Da qui le sue dimissioni. Volontarie? Auspicate? Consigliate? Imposte? Chissà.
Ad ogni modo, ora la situazione è davvero complicata. In tutta onestà, non vorrei essere nei panni di Servalli, dei suoi assessori e dei suoi consiglieri di maggioranza. Non c’è da dormire la notte. A chi santi rivolgersi per venir fuori da queste sabbie mobili? E non c’è da fidarsi di nessuno. Hanno il fiato sul collo dell’opposizione, ma anche e soprattutto della Corte dei Conti. Quest’ultima, appare lenta e lontana, ma di sicuro è inesorabile quando agguanta la preda.
Le opposizioni di sicuro chiederanno legittimamente le dimissioni del sindaco Servalli e quindi la fine anticipata di questa consiliatura. Potrebbe essere una soluzione e chi scrive da due anni sostiene che il commissario prefettizio sarebbe la migliore soluzione per la nostra città, in questo momento così delicato e particolare.
Tuttavia, questo difficilmente accadrà. Servalli e i suoi, comprensibilmente, tenteranno di andare fino in fondo. Le ragioni sono tante, ma la verità è che non hanno altra scelta se non far proprio il proclama del procuratore capo di Milano ai tempi di Mano Pulite Francesco Saverio Borrelli. Resistere, resistere, resistere. Se mollassero e arrivasse adesso il commissario prefettizio, inevitabilmente, per i conti in rosso che troverebbe, sarebbe decretato lo stato di dissesto. Per noi contribuenti cavesi sarebbe un’operazione di verità, ma non indolore, purtroppo. A patire sarebbero ancora una volta le nostre tasche. Per i nostri attuali amministratori comunali sarebbe di sicuro la morte politica: per dieci anni non potrebbero candidarsi a nessun ruolo pubblico. Questo è il rischio che Servalli e soci correrebbero se mollassero adesso.
E allora? Devono continuare a stare nel tunnel, sperando di vedere la luce nel giro di qualche anno. Questa è la loro condanna.
In un simile scenario, come non esprimere la solidarietà umana a Servalli ed ai suoi? Certo, come dice un vecchio adagio, chi è artefice del suo mal pianga se stesso. Giusto. Ciò però vale anche per i cavesi che hanno rivoluto consegnare nuovamente a Servalli la guida della città nel 2020.
Oddio, su questo punto si aprirebbe un altro dibattito, che coinvolgerebbe la debolezza delle proposte e le divisioni ufficiali o recondite delle opposizioni di allora, ma anche di quelle di adesso.
Delle opposizioni, di quelle di oggi, ne riparleremo in seguito, quanto prima.
Per ora, potremmo dire che se Atene (Servalli) piange, Sparta (l’opposizione) non ride. E anche che guardando come si sta muovendo l’attuale, variegata minoranza, verrebbe da dire: peggio che andar di notte!
Fermiamoci qui.