Cava de’ Tirreni, con il sindaco Servalli la città ancora non ha toccato il fondo: almeno per ora
Ormai il nostro Comune è un ente che prende acqua da tutte le parti e rischia di inabissarsi definitivamente quanto prima.
Abbiamo toccato il fondo? No. Siamo sulla strada “giusta”, ma il fondo ancora non è stato raggiunto.
Stiamo parlando della situazione in cui versa il Comune di Cava de’ Tirreni. Uffici chiusi per mancanza di personale. Cimitero interdetto alle visite pomeridiane sempre per carenza di personale. Dirigenti che fanno i salti mortali per cercare di metterci una pezza.
Siamo, purtroppo, solo all’inizio di un processo degenerativo della macchina comunale. Il fondo non lo abbiamo ancora toccato, quindi prepariamoci a vedere ancora di peggio. Magari quando qualche dirigente troverà il modo per scappare dal Comune metelliano per andare a lavorare altrove.
Ormai il nostro Comune è un ente che fa acqua da tutte le parti e rischia di inabissarsi definitivamente quanto prima.
Manca il personale, molto di questo preso a iosa dalle categorie protette per scellerate ragioni clientelari, di cui parecchi di loro non sempre all’altezza del compito e/o con scarsa voglia di lavorare. Un disastro scientemente compiuto dal sindaco Servalli alla fine della scorsa consiliatura.
Poi, in questa consiliatura, sono venuti fuori un mare di debiti, spuntati come funghi dopo abbondanti piogge. E così il cane si morde la coda. Ci sarebbero da assumere decine e decine di figure professionali ma non ci sono i quattrini per farlo. Meglio ancora: i numeri del Comune metelliano sono tali che la legge non consente di assumere nemmeno un affossino al cimitero.
Siamo proprio restati in braghe di tela. Un modo forbito per non dire, brutalmente, che siamo finiti in mutande, nella più totale rovina.
Poveri cittadini cavesi. Non solo schiacciati dalle tasse comunali, ma con i servizi costosissimi e per nulla al top. D’altro canto, i vigili urbani sono ormai ridotti all’osso, i tecnici sia di urbanistica che dei lavori pubblici sono diventati merce rara, per non parlare di quella specie di ecatombe che riguarda messi, operai qualificati (falegnami, elettricisti, stradini, giardinieri ecc.), assistenti sociali, impiegati amministrativi…
Per assurdo, fra non molto i cittadini cavesi saranno chiamati ad un self-service comunale: ti serve un documento? te lo vai a fare da te; una carta d’identità? te la prepari in autonomia. Il nostro, ovviamente è un paradosso. E’ una realtà, invece, la disastrosa situazione della struttura comunale che, come dicevamo prima, non ha raggiunto il suo punto più basso.
D’altro canto, se questa è lo stato dei servizi erogati dal Comune e che i cittadini cavesi, purtroppo, indistintamente toccano con mano, riesce sempre più incomprensibile e intollerabile, ma anche assai irritante, la favoletta che propinano un giorno sì e l’altro pure il sindaco Servalli e i suoi sodali.
La narrazione è che tutto va bene in una città in via di trasformazione e sempre più europea. Non sappiamo a quale parte dell’Europa il nostro amato sindaco faccia riferimento. Sta di fatto che più che trasformarla, Servalli e i suoi la nostra città la stanno completamente stravisando, Nel senso che Cava in questi anni sta subendo un processo di arretramento sotto tutti i punti di vista. Tanto da risultare del tutto svisata nella sua identità, snaturata nella sua vocazione turistica, sfregiata nella sua offerta culturale, svilita nella sua proposta commerciale, impoverita e mortificata del suo folklore.
Certo, la nostra città, per fortuna, ancora regge e rimane attrattiva. Non cresce, è vero, ma resiste, sopravvive, galleggia. Fino a quando, però, sarà in grado di riuscire a mantenersi ad un certo livello?
I danni, irrimediabili anche all’immagine, che l’attuale governo municipale ha finora causato alla nostra città sono incommensurabili e senza precedenti.
A questo punto, la domanda viene spontanea: quanti ancora ne dovranno fare prima di liberare i cittadini cavesi della loro arrogante e improvvida insipienza politico-amministrativa?