Le elezioni comunali di ieri hanno dato un responso inequivocabile: il crollo del Pd. Per la prima volta nella storia della nostra Repubblica la rossa Toscana di Renzi cede alla coalizione di centrodestra alcune città simbolo: Siena prima di tutto, ma anche Pisa, oltre che Massa. E nell’altra regione rossa, l’Umbria, a Terni viene eletto sindaco un leghista con addirittura il 64% dei consensi.
Per il Pd siamo, in altre parole, ad una vera e proprio Caporetto. Dall’altro lato, invece, si afferma sempre più la Lega di Salvini.
Una circostanza incontrovertibile è che da oggi non saremo più in campagna elettorale, almeno per un po’ di mesi. Questo per dire che, dopo tanti annunci e proclami dal sapore inequivocabilmente elettoralistico, ora per il nuovo governo pentaleghista è il tempo delle decisioni e dei provvedimenti veri.
Sì, perché diciamoci la verità, al di là della decisione della chiusura dei porti e del braccio di ferro con l’Europa ed alcuni dei Paesi europei come la Francia, il nuovo governo non ha prodotto nulla. Certo, non ha avuto neanche il tempo di farlo, ma il diluvio di dichiarazioni poteva in larga misura essere limitato sia nei toni che nei contenuti. Questo vale per tutti, ma in particolare per il vicepremier Matteo Salvini (sui vaccini si è superato), che finora si è rivelato uno straordinario comunicatore e un formidabile catalizzatore di consensi nell’opinione pubblica e di voti nell’elettorato. Il risultato più evidente di questo fiume di parole e di buone intenzioni è stato innanzi tutto la confusione.
Insomma, l’auspicio è che tutto questo straparlare sia stato dovuto a ragioni elettorali, e che ora, al contrario, sia giunto finalmente il momento di cominciare a fare sul serio con fatti concreti. Stiamo a vedere, con gli occhi aperti e senza pregiudizi, cosa questo governo gialloverde combinerà.
E cosa dobbiamo aspettarci dal Pd, dalla sinistra, e dalle altre opposizioni? Da Forza Italia, forse c’è poco da aspettarsi: Salvini la sta prosciugando di uomini e voti. Sarà difficile per il vecchio leone Berlusconi rimettere in piedi decentemente la baracca. E Fratelli d’Italia? Anche loro con Salvini vedono i sorci verdi, ma sembrano essere più reattivi non fosse altro perché c’è più militanza oltre che una vocazione identitaria particolarmente pronunciata.
E il Pd? Qui il discorso è complicato. Deve una volta per tutte decidere la leadership. E la cosa è assai complessa. Per ora, l’unico vero leader che ha è Matteo Renzi. Gli altri non hanno la sua stessa statura politica. Il guaio è che Renzi presenta fin troppo controindicazioni, come il più discutibile quantunque il migliore dei medicinali.
Sì, perché il Pd rispetto a Renzi sembra rispecchiarsi nel verso d’amore di Catullo: “nec sine te, nec tecum vivere possum”. Non riesco a vivere né con te né senza di te. Un bel dilemma, insomma. E non è da escludere che la soluzione sia la fine del Pd, con un nuovo partito tutto renziano e un altro progressista a sinistra.
Nell’immediato, però, Renzi o non Renzi, gli esponenti del Pd dovrebbero scendere con i piedi per terra e contrastare il governo pentaleghista, e Salvini in particolare, sui contenuti e con proposte alternative. E’ inutile denunciare sbrigativamente che Salvini e soci parlano alla pancia del Paese, non fosse altro perché il Paese è fatto anche e forse soprattutto della pancia. Il guaio è che buona parte della classe dirigente del Pd non parla e non sta tra la gente, soprattutto quella appartenente economicamente e socialmente alle fasce più deboli. Più che frequentare imprenditori e banchieri, salotti buoni e locali vip, dovrebbe avere più vicinanza a operai e disoccupati, ma anche mettere in campo maggiore militanza, presenziando attivamente qualche gazebo in piazza e adoperandosi con qualche volantinaggio in più. E non bastano nemmeno le sole buone intenzioni, bensì necessitano comportamenti, modalità e relazioni tali da porsi in sintonia concreta con chi ha meno, con chi ha perso la speranza in un futuro migliore, con chi vive il disagio (che non è solo quello socio-economico, ma anche della sicurezza e di una giustizia certa, rapida, efficace e più dura per i condannati), con quanti pretendono a ragione più equità distributiva, più trasparenza, migliore gestione delle risorse pubbliche, lotta ai privilegi e contrasto alla corruzione, il giusto riequilibrio generazionale (fra giovani e anziani, disoccupati o in cerca di lavoro e pensionati) e territoriale (i ritardi e le difficoltà del Mezzogiorno).
E la sinistra in generale? Peggio che andar di notte. Assomma i limiti e le contraddizioni del Pd con gli schematismi politici e l’armamentario ideologico di un mondo che non c’è più. Pensare di fermare Salvini accusandolo di fascismo e di razzismo è semplicemente sciocco, non si fa altro che portare acqua al suo mulino, offendendo milioni di italiani che lo votano e che non si sentono per nulla fascisti e razzisti.
D’altra parte, gli italiani, ad esempio sul tema dei migranti, vedono e valutano cosa succede nella civilissima e democratica America di Trump, che odiosamente divide i bambini dai genitori migranti. O con l’altera Francia di Macron, che la “fraternité” la smarrisce a Bardonecchia. E lo stesso vale per la Spagna, che fino a ieri sparava sui migranti.
Peggio ancora quando affiora quella superiorità antropologica ed etica che rende la sinistra più odiosa di quella che è e svilisce più del lecito i principi ed i valori cui fa riferimento. Quando poi, come è il caso dei troppi intellettuali radical chic che popolano l’universo della sinistra, Salvini viene addirittura paragonato al criminale nazista Adolf Eichmann, allora si cade nel ridicolo ed è poi difficile scrollarsi di dosso l’accusa di “sinistra al caviale” o di avere “il cuore a sinistra e il portafoglio a destra”.
In conclusione, per come si sono messe le cose, Salvini, Di Maio e soci, ci toccherà tenerceli per un bel po’. Speriamo che facciano qualcosa di buono. D’altro canto, se non abbiamo ancora raschiato il fondo, poco ci manca. Tutto sommato, la strada della risalita potrebbe persino rivelarsi più semplice del previsto.