A colloquio con la candidata sindaco Maria Citro: “Minori è pronta per un Sindaco donna”
Maria Citro, classe 1976, laurea in scienze dell’educazione e master in management del welfare territoriale, consigliere comunale e assessore alle politiche sociali a Minori dal maggio 2009 al 7 maggio scorso quando, con una lettera pubblica, ha comunicato le sue dimissioni dalla giunta comunale. Quindi pochi giorni fa, il 7 ottobre, con un comunicato diffuso dai giornali locali, ha manifestato l’intenzione di correre alla carica di sindaco di Minori.
In uno dei primi passaggi di questo comunicato Lei scrive di aver avuto interlocuzioni con “persone che mi hanno entusiasmata e mi hanno motivata a candidarmi, affinché continuassi con l’impegno sociale e politico nel nostro paese, garantendomi il loro sostegno in questo importante e complesso compito“. Quindi sono stati questi sostenitori a convincerla? Non teme che mandino avanti Lei?
Il discorso è questo: i sostenitori sono serviti per darmi la conferma che io dovessi ancora canalizzare il mio impegno sociale per Minori; sono stata a guardare per rendermi conto se effettivamente raccogliere le forze e se i risultati raggiunti potessero essere per i cittadini una testimonianza che su di me si può puntare come un’alternativa valida alle nuove elezioni amministrative a Minori.
Lei ha scritto il comunicato al plurale, dando per scontato che non si tratta di un «plurale maiestatis», Lei dovrebbe già aver formato una squadra di candidati. Se non può anticipare qualche nome, può dire se si tratta di fuoriusciti come Lei o fuoriuscenti dal gruppo di maggioranza ? Di consiglieri o ex consiglieri di minoranza o di persone finora completamente estranee alla politica locale?
E’ un’occasione utile, questa, per parlare di squadra e di gruppo e non di candidati. L’innovazione è proprio questa: iniziare con una raccolta di nuove proposte di persone che possano avere dei progetti per il paese e che si affaccino per la prima volta nel gioco politico a Minori. Non ci saranno consiglieri di minoranza. Ci sarà un ex amministratore, posso fare il nome, si tratta di Tommaso Manzi, nel ruolo di promotore del gruppo ma non come candidato. Per ora di candidata, a sindaco, ci sono solo io e non ci saranno nomi nell’immediato.
Facciamo un passo indietro e torniamo al 7 maggio scorso quando Lei con una lettera pubblica ha comunicato le sue dimissioni dalla giunta comunale, motivate con un “non condivido l’impostazione confusa e la mancanza di dialogo aperto all’interno del gruppo di maggioranza Via Nova”. Ci ha impiegato 14 anni a capire che l’amministrazione della quale faceva parte non era esattamente incline alla trasparenza e al confronto o lo ha sempre pensato?
Questi 14 anni li divido in tre grandi momenti. Il primo quinquennio è stato per me programmatico e produttivo. L’ho speso impegnandomi nel settore della prevenzione, disagio giovanile, violenza di genere, dare alle donne la possibilità di lavorare. Va detto che allora eravamo anche in una giunta di cinque componenti (precedente alla legge “Del Rio” L.56/2014, riforma degli enti locali, con la quale il numero dei componenti della giunta comunale è passato da 5 a 3 unità, NDA) in cui c’era confronto e capacità di partecipazione alle linee di indirizzo. I cinque anni successivi sono stati quelli “realizzativi”. Ho attuato il centro antiviolenza, l’asilo nido e il banco alimentare che ho lanciato per poi essere gestito dal volontariato.
Per quanto riguarda l’ultima legislatura, già tre anni fa avevo sollevato al sindaco durante una riunione di maggioranza le linee programmatiche per il futuro di Minori. Perché questi ultimi cinque anni dovevano servire a gettare le basi per creare una nuova classe politica. Considerando anche che c’era stata poca partecipazione giovanile nel nostro amministrare, era giusto che ci dovessimo fermare per cercare di capire come e dove avevamo intenzione di andare. Il mio dissenso si è manifestato già nella fase immediatamente successiva al «lockdown Covid». Quindi non si tratta di una decisione improvvisa.
Non ho lasciato la maggioranza per capriccio, perché il sindaco non mi ha designata come sua succeditrice, anzi nel caso fossi stata designata avrei dovuto avere il tempo per presentarmi alla cittadinanza come qualcosa in più e di nuovo rispetto all’amministrazione Reale. Mi dà proprio fastidio quando qualcuno mi dice che sono “una costola” di Andrea Reale, io sono Maria Citro che ha militato per un impegno politico per il proprio paese. Che abbia prestato questo impegno per il gruppo Via Nova non significa aver assimilato a 360 gradi le modalità di quello che è il sistema Reale. E questa è la mia forza.
Non è un mistero che Lei si aspettasse l’investitura del sindaco e del gruppo di maggioranza per potersi candidare come primo cittadino alle prossime elezioni, a tal proposito scrive “di aver espresso la sua piena disponibilità e chiesto di affrontare il tema della continuità del gruppo (…) ma con rammarico ho dovuto constatare di non essere stata ascoltata né tantomeno presa in considerazione”. Ad oggi ancora non si conosce chi sarà il candidato di Via Nova, Lei dopo 5 mesi si è data una risposta sul perché non abbiano scelto Lei?
Faccio due riflessioni: innanzitutto sfatiamo la diceria secondo la quale mi candiderei a Sindaco per le mie velleità personali. Credo che se avessi avuto la tolleranza di aspettare, come il «buon Andrea Reale» mi ha sempre chiesto di fare durante le nostre discussioni, io sarei sicuramente diventata il candidato sindaco del gruppo Via Nova, ma per sua convenienza politica. Ma questo era proprio quello che non volevo. Non volevo una designazione, ma una convergenza su una modalità operativa di governance. Invece si è stabilito che nulla si dovesse cambiare specie nelle modalità operative e gestionali della cosa pubblica che io non condivido. Così come non condividevo decisioni già prese dall’attuale sindaco.
Lei ha condiviso la gestione del paese del Sindaco Reale per 14 anni, pensa siano sufficienti 7 mesi di campagna elettorale per ricostruirsi un profilo politico differente ed immacolato? Cioè per far capire di essere un’altra cosa?
Io non ho bisogno di far capire di essere differente. Io sono così come mi hanno percepito i cittadini in termini di impegno e responsabilità. Che io poi riesca a calarmi e calibrarmi in questo impegno nuovo e alle relative aspettative, questo sta alle mie capacità di mettermi «in gioco».
In un video pubblicato da Quarta Rete l’8 maggio scorso, Lei dice anche che nella compagnia di maggioranza si “sono creati dualismi e si tentano di mettere in atto campagne elettorali anticipate”. Adesso si può dire a chi si riferiva?
Il dualismo più evidente era quello tra il vicesindaco (Sergio Bonito, NDA) e la sottoscritta: il problema era che mentre io, seguendo un’etica professionale, continuavo a portare avanti i miei programmi nell’indirizzo delle mie attività, dall’altra parte notavo che le sue attività non riguardavano la gestione della cosa pubblica ma situazioni personalistiche. Si stava creando quindi una corsa a chi fosse il più benvoluto per raggiungere un budget di voti.
Cioè, in sintesi, vuole dire che mentre Lei continuava a lavorare, lui era già in campagna elettorale?
Già.
Lei il 30 aprile scorso ha scritto sulla sua bacheca Facebook: “Le donne sanno perfettamente fare gruppo, supportarsi, sostenersi!”. Anche nell’ultimo comunicato Lei scrive “che la forza aggregante e mediatoria delle DONNE possa essere un valore aggiunto al bene collettivo“.
Le chiedo: ha mai pensato che la scelta del Sindaco uscente di puntare su qualcun altro (probabilmente il vicesindaco) sia anche legato ad una certa misoginia? Ovvero, pensa che l’essere donna, quindi avere caratteristiche come l’indipendenza, l’intransigenza, il “non essere ricattabile”, l’abbia penalizzata?
Sicuramente sì. Ed è stato uno dei motivi per i quali il sindaco ha sempre creduto che io potessi avere un cervello e anche che io non sarei mai scesa a nessun tipo di compromesso e questa è una caratteristica che fa paura. Fa paura soprattutto una donna che guarda negli occhi, non abbassa mai lo sguardo e riesce a raggiungere gli obiettivi non con qualsiasi mezzo, ma circondandosi delle professionalità giuste. Se non abbiamo le premesse e le strutture non possiamo creare “cattedrali nel deserto”.
In un video del 30 aprile scorso Lei dice che ha fatto questa scelta con ponderazione anche pensando alle conseguenze che potevano esserci per il paese, per i cittadini e per l’amministrazione. Quali conseguenze immaginava ci fossero? E se ci sono state, quali sono?
Le conseguenze per me erano quelle legate alle responsabilità sociali. Io talvolta non ho svolto il ruolo di assessore ma quello di assistente sociale. Avevo sulle spalle tante situazioni da portare a termine, non ultima quella proprio di dotare Minori di un assistente sociale nella pianta organica. Ma anche altri progetti che sono riuscita a concludere e che voglio nominare prima che se ne attribuiscano il merito, come l’inclusione del Parco San Paolo in un progetto del PNNR per il social housing per gli anziani.
Parliamo proprio del suo impegno per il paese di Minori, Lei si è molto spesa per le fasce più deboli della popolazione, specie per i disabili e gli anziani. Li cita anche nell’ultimo comunicato elogiando il loro «valore morale». E’ soddisfatta del lavoro fatto per loro o si poteva fare di più?
Io penso che si possa sempre fare di più. Gli anziani di Minori hanno la fortuna di avere già un ambiente che li tutela sia da un punto di vista sociale che di inclusione. Si può fare di più specie nella fascia che va dall’adultità all’anziano, ovvero dai 60 anni in poi, dove c’è ancora bisogno di aggregazione.
A proposito di politiche sociali, parliamo anche di giovani. Lei nel comunicato scrive: “abbiamo il dovere di credere fermamente nelle capacità dei giovani, nel loro entusiasmo, nelle loro passioni, nella loro visione innovativa, sulla quale vogliamo contare per rendere concreto il loro desiderio di trasformazione”. In un consiglio comunale del 17 marzo scorso, il sindaco ha detto che non è d’accordo con chi nutre il timore che “i ragazzi a Minori non siano impegnati” e che ci sia “una condizione sociale dei giovani preoccupante o da tenere sotto attenzione”. Lei la pensa allo stesso modo? E cosa intende fare concretamente per questa categoria piuttosto generica dei “giovani”?
La programmazione per i giovani non deve essere occuparsi di come i giovani si devono organizzare perché i giovani sono già fin troppo autonomi e capaci a farlo da soli. Quello che è grave, dove ha peccato l’amministrazione della quale, ahimè, ho fatto anche io parte, è nel mancato coinvolgimento dei giovani nella politica attiva. Ciò in cui voglio impegnarmi sul serio è nella programmazione delle politiche giovanili ad ampio respiro. Immagino ai corsi di formazione con la nascita all’interno del contesto di Minori di hub; anche la stessa mediateca, che diventi un punto erogatore di servizi e utile al lavoro smart working. Inoltre occorre ripensare agli eventi per il target giovanile. Poiché «pensare ai giovani» non significa patrocinare un evento, ma fare in modo che i giovani diano la linea di indirizzo di quali eventi debbano tenersi a Minori.
Ma quindi la situazione dei giovani a Minori è preoccupante, richiede particolare attenzione o no?
Non c’è una devianza particolare. Minori contiene in sé una percentuale di devianza proporzionale al numero di abitanti. Non siamo considerati un paese a rischio, e questo è un dato verificabile dalla sua «spesa sociale». Siamo nella media, così come tutta la costiera amalfitana.
Lei scrive: “Crediamo fermamente nella forza delle istituzioni che sono al servizio di tutti i cittadini per raggiungere le stesse opportunità”. Vuole forse dire che in questi anni quel famoso «metro di 100 centimetri», immagine così cara a Reale, sia stato per qualcuno di 101 e per qualcun altro di 99?
La linea di indirizzo non sempre è stata uguale. Ho capito dopo che qualcuno ha avuto di più e qualcuno di meno. La gestione è stata sempre “face to face”. Ad esempio nell’occupazione degli spazi pubblici, chi non ha debordato è stato per sua etica professionale. O semplicemente perché non ha chiesto.
A proposito di scelte condivise veniamo al concreto e parliamo di un tema piuttosto “caldo”, la galleria Minori-Maiori. Nell’intervista dello scorso marzo, il sindaco ha detto che il gruppo VIA NOVA su questo tema è coeso e che questa progettazione “ha praticamente la totale adesione di tutto il gruppo di maggioranza”. Quindi diamo per scontato che anche Lei almeno fino allo scorso marzo fosse d’accordo, d’altronde essendo membro delle Giunta comunale ha votato a favore dei documenti che hanno innescato questo progetto. Ha cambiato idea nel frattempo?
Non è proprio così. Io non ho mai cambiato idea sull’utilità o meno della galleria. Sono a favore delle grandi opere pubbliche ma non sono stata mai una sostenitrice della galleria per due ordini di motivi: primo perché non credo nella cantierabilità dell’opera e in secondo luogo perché i costi non sono proporzionali ai benefici. Quindi ho sempre detto che non sarei stata d’accordo proprio perché non la ritenevo utile. Non facendo parte del consiglio comunale non ho partecipato a tutte le deliberazioni, in particolare non ero presente alla votazione della delibera di giunta della presa d’atto della fattibilità tecnica ed economica del progetto ovvero la n°1 del 10 gennaio 2020. (Citro omette e/o dimentica di dire però di aver votato a favore nella delibera di giunta n.118 del 4 dicembre 2019 “Approvazione dello schema d’atto…” che cita testualmente che “sono inserite, quali interventi prioritari, la realizzazione della Funivia Minori Ravello e la Variante tra Minori e Maiori alla S.S.163”, ma soprattutto di essere stata presente ma di non aver preso la parola durante il consiglio comunale decisivo, quello in cui si è approvata la fattibilità tecnico ed economica del progetto della galleria, l’11 giugno 2020. NDA).
Aggiungiamo che nell’ultima riunione di maggioranza dove si è parlato di questa famosa galleria, in occasione della quale il vicesindaco era assente, io avevo chiesto proprio la sua presenza per capire la responsabilità futura sulla continuazione dell’opera nell’eventualità fosse stato designato lui alla candidatura di sindaco o la sottoscritta. Il sindaco mi rispose che la galleria “non si poteva fare se non ci fosse stato lui”. Quindi era opera sua. “Questa qua si porta avanti solo se ci sto io!”. Queste sono state le sue parole. Quindi lui, eventualmente da assessore ai lavori pubblici, sicuramente avrà la capacità per portare avanti il progetto.
Nella stessa intervista, a marzo, il sindaco dice che “stava capendo” come fare il referendum per fare esprimere i cittadini sulla questione galleria. Se si votasse domani lei come voterebbe?
Voterei no.
Quindi se lei diventasse sindaco la galleria si farebbe o no?
No. Non si farebbe. E anticipo che sto già cercando di capire, attraverso degli incontri, come gestire la bocciatura del progetto attraverso un’alternativa valida in merito ad eventuali penali da pagare per il Comune, deviazione del finanziamento ecc. Io su questo argomento, molto serio, non voglio fare propaganda populista. Lo dico perché sarebbe semplice sostenere questa tesi per “andare contro” ma i cittadini devono sapere quali sono, arrivati a questo punto, le alternative. Anche a costo di perdere il finanziamento e di dover pagare dei risarcimenti, perché l’appalto della progettazione esecutiva è stato già fatto, ed io vorrei proprio evitare che si svolga questa fase. Infine ribadisco che io non ero nemmeno d’accordo che il sindaco facesse quegli incontri (sempre nel marzo scorso, NDA) per mostrare il progetto di riqualificazione e conoscere il parere dei cittadini (di cui non si ha più traccia. NDA). Il mio limite è stato dunque questo: non rendere pubblica la contestazione interna.
Lei come membro del consiglio comunale del secondo mandato Reale ha votato a favore di tutti i documenti che hanno di fatto privatizzato tutta la parte est della spiaggia una volta “libera”, sottraendola alla disponibilità dei cittadini a vantaggio di pochi. E’ sempre convinta di quella scelta?
La situazione demanio, quindi la situazione spiaggia, merita un approfondimento che davvero deve essere più tecnico e di maggiore razionalizzazione dello spazio. Su questo argomento io ho delle idee ma prima di comunicarle e progettarle voglio informarmi dal punto di vista tecnico. Ad esempio un tema è la rivalutazione delle due spiagge adiacenti al molo d’attracco (la parte ovest, NDA). Come mai una è stata completamente esclusa dalla fruibilità? Perché è diventata accesso solo per le barche? Perché non potenziare il molo per un unico approdo e liberare la spiaggia ora dedicata agli attracchi? Quello a cui tengo è una sistemazione dell’area per i diportisti. E’ un’area abbandonata e penalizza i cittadini di Minori che posseggono una barca.
Parliamo anche delle cose che ha fatto lei personalmente durante questi 14 anni. Ad esempio qual è la cosa della quale va più orgogliosa di aver fatto in questi 14 anni
Aver fatto in modo che alcuni progetti diventassero servizi. Ad esempio il centro antiviolenza, l’asilo nido, il centro anziani, gli orti sociali e i servizi domiciliari. Noi viviamo di domiciliarità perché non abbiamo strutture residenziali. Ma la soddisfazione più grande è stata ridare, insieme agli altri paesi della costiera, vitalità in termini di bisogni nell’ambito sociale territoriale.
E quale il suo più grande rimpianto, qualcosa che non è riuscito a fare?
Di aver fatto poca politica. Ho assunto questo compito come se fosse la continuazione del mio lavoro cercando di raggiungere un obiettivo dopo l’altro.
Pensa allora che questo possa penalizzarla adesso?
Penso di no, perché il cittadino ha visto in me l’autorevolezza, la presenza in qualsiasi momento di bisogno e ha avuto sempre risposte non illusorie. Le politiche sociali, l’ho sempre detto, non dovevano essere assistenzialismo ma risposte adeguate ai bisogni. Inoltre presentarmi oggi con una coalizione dove non compaiono persone che hanno governato e che hanno avuto un peso importante nella vita politica di Minori, significa per me andare con le “mani libere”.
Alla fine dell’ultimo comunicato lei scrive anche: “Auspichiamo una campagna elettorale condotta senza ingiurie, ma con la convinzione che l’amicizia, la dignità e l’onestà siano valori irrinunciabili e non negoziabili”. Viceversa si dice che alcuni potenziali candidati nella sua lista siano già stati avvicinati per indurli a recedere. E’ falso, vero?
Eehhh (lungo sospiro, NDA). Qualcuno forse sì.
Mi dice, infine, al di là delle buone intenzioni piuttosto generiche citate nel comunicato ovvero “restituire senso civico, vivibilità e pluralismo di azioni ed interventi“ quale sarebbe la prima cosa che farebbe o proverebbe a fare, per Minori?
Dare una nuova veste al lungomare. Un nuovo biglietto da visita. Io amo il bello, quindi anche solo migliorarne l’aspetto estetico. Così come per il corso principale e i vicoli, una rivisitazione di quelle che sono le zone più belle del paese. Io non voglio partire da grosse cose, voglio partire dal ridare vigore alla quotidianità.
Crede che Minori sia pronta ad avere per la prima volta un sindaco donna come è accaduto, ad esempio a Scala?
Si. Penso proprio di sì. Anche perché nelle amministrazioni precedenti le donne ci sono state e hanno dato sempre testimonianza di riuscire a coniugare vita familiare, professionale ed amministrativa.
Quindi Minori è pronta?
Minori è più che pronta.
(Per leggere l’intervista al Sindaco Andrea Reale pubblicata lo scorso 29 marzo clicca QUI)
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