Cava de’ Tirreni, a colloquio con Eliana e Mariano della libreria Centopagine
Eliana Calamiello, è laureata in lettere moderne con tesi su Calvino e la sua collana Centopagine (da cui prende il nome la libreria); prima di pianificare l’attività si è formata con corsi per librai/libraie. A lei si deve l’idea di Centopagine libreria, la quale ha aperto a Cava il 12 settembre 2021.
Mariano Mastuccino, laureato al Davimus con tesi sulla drammaturgia di Pinter, ha conseguito un master in formazione teatrale.
Come è nata l’idea di aprire la libreria?
Eliana: Dopo aver conosciuto la storia della collana Centopagine e il lavoro editoriale di Italo Calvino ho pensato di unire l’interesse per quella esperienza alla passione per i libri e la lettura; replicare la riscoperta dei testi che selezionava Calvino, con la ricerca e la selezione accurata di titoli un po’ fuori dai grandi circuiti della distribuzione.
Mariano: La mia partecipazione arriva in un secondo momento; ormai stavo affiancando tutte le fasi di progettazione della libreria (quando era ancora solo un’idea) e quindi ci è sembrato naturale continuare assieme le fasi “esecutive”.
Ci sono state difficoltà nell’avviare questa attività?
M: Una difficoltà molto pratica: costruire manualmente gli scaffali e allestire la libreria con materiali da riutilizzare e adattare allo spazio che avevamo rendendolo più accessibile (e all’immagine della libreria che volevamo dare). Abbiamo impiegato più di un anno a tagliare, smussare, montare vecchi pallet per dargli corpo.
E: Poi è stato importante anche il lavoro di scelta dei titoli, delle case editrici che componessero il catalogo. Ce ne sono davvero tante di grande qualità, per cui non è stato facile.
Centopagine è una libreria indipendente, quindi scegliete direttamente voi i libri da inserire sugli scaffali. Su quale criterio si basa la scelta?
M: Sulle copertine [ride n.d.r.]. Sembra strano, ma spesso anche la qualità del prodotto (dalla copertina all’impaginazione) ci guida, poi cerchiamo delle storie e degli argomenti che ci interessino.
E: E anche un equilibrio tra autrici e autori, spazio a scritture geograficamente meno vicine a noi.
Basandovi sulla vostra attività ma anche sulle vostre percezioni, persiste per i cavesi il piacere della lettura oppure credete sia calato?
M: Ci sembra che una piccola parte continui ad avere un forte piacere ma oggi ha molte più opportunità di acquisto ed è più difficile che prenda un solo luogo come “negozio di fiducia”, che poi è quello che proviamo ad essere. Una grande parte dei cavesi forse non ha grandi abitudini di lettura: l’assenza di luoghi stabili dove acquistare o fare comunità non ha aiutato, e anche le istituzioni offrono pochi spunti, anche da un punto di vista qualitativo.
C’è un genere che fa presa maggiormente nei clienti?
M: Nulla in particolare. Molte persone, di qualsiasi fascia d’età, sono anche influenzate dagli andamenti del mercato e dalle tendenze. Cercano più il “nome” che il “genere”: hanno poca abitudine ad ascoltare la proposta o a scoprire novità.
E: Notiamo che c’è un interesse anche per l’usato, per vecchie edizioni non più in commercio.
Create eventi?
M: Oltre i gruppi di lettura per tutte le età, facciamo presentazioni scelte con attenzione a seconda della proposta che vogliamo dare. Collaboriamo con le associazioni del territorio per festival od iniziative che possano creare rete.
Quali sono i progetti futuri sulla libreria?
M: Uscire il più possibile aprendoci alla città, rafforzare il rapporto di fiducia con lettori e lettrici
E: Vogliamo affacciarci alle scuole per incontrare lettori e lettrici molto giovani e promuovere con loro il fascino del libro in sé, anche come soggetto da conoscere, non solo come oggetto di studio scolastico.
Qual è il vostro libro preferito e perché?
M: In generale non ne ho uno. Di quelli letti nell’ultimo anno “Il giusto peso” di Keise Laymon (per Edizioni Black Coffee), per lo stile inconfondibile col quale il protagonista, in questo memoir, racconta la sua formazione tra le difficoltà di essere un nero povero di provincia e quelle di sentire addosso le ferite della sua famiglia disfunzionale.
E: Anche per me è difficilissimo sceglierne uno, ma direi “La giovinezza della signorina N.N.”, di Silvia Ballestra (per Baldini+Castoldi), che purtroppo ormai è fuori catalogo, ma mi piacerebbe davvero poterlo proporre.