La sinistra referendaria e le acrobazie assolutorie sui numeri
L'istituto referendario mai come adesso va utilizzato con parsimonia, su temi particolarmente scottanti e divisivi. Viene confermata una sensazione da tempo avvertita. Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, fanno la fortuna della Meloni

Dai politici italiani c’è sempre da imparare. I leader di Pd, M5S e Avs non riconoscono la sconfitta ai referendum pur non avendo ottenuto il quorum. Elly Schlein ha dichiarato che “per questi referendum hanno votato più elettori di quelli che hanno mandato Meloni al governo nel 2022”. Un successo, insomma. Contenta lei. Nel suo Pd, però, non la pensano tutti così. Anzi. Stefano Bonaccini, sempre molto accorto, ammette la necessità di riflettere. Pina Picierno, vicepresidente de Parlamento europeo, va giù duro. “Una sconfitta profonda, seria, evitabile. Un regalo enorme a Giorgia Meloni e alle destre. Fuori dalla nostra bolla c’è un Paese che vuole futuro e non rese di conti sul passato. Ora maturità, serietà e ascolto, evitando acrobazie assolutorie sui numeri”. Già, acrobazie assolutorie sui numeri, proprio quello che hanno fatto Schlein e gli altri leader della sinistra. Non meno dura l’eurodeputata Elisabetta Gualmini. “Aver mobilitato tutto il PD su un referendum che doveva `correggere gli errori del vecchio Pd´ si è rivelato un boomerang. Un referendum politico contro se stessi”. La morale del voto referendario di ieri è duplice. L’istituto referendario mai come adesso va utilizzato con parsimonia, su temi particolarmente scottanti e divisivi. Viene confermata una sensazione da tempo avvertita. Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, fanno la fortuna della Meloni. Punto.