scritto da Nino Maiorino - 24 Settembre 2022 07:29

Vincolo di mandato e cambi di casacca

foto tratta dal profilo Fb della Camera dei Deputati

Chiariamo subito che il vincolo di mandato è un istituto giuridico legato alla rappresentanza, che comporta l’obbligo del rappresentante di agire secondo le istruzioni ricevute dal mandante; nel diritto costituzionale viene applicato a coloro che entrano a far parte di un Organo collegiale, imponendo di attenersi alle istruzioni ricevute da chi li ha nominati.

Ma per i Parlamentari questo vincolo è proibito dall’art. 67 della Costituzione, il quale recita: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.

Per questo motivo i Parlamentari hanno la possibilità di staccarsi dal partito nell’ambito del quale sono stati eletti, aderendo ad altri partiti e ai cosiddetti “Gruppi misti” i quali, in un certo momento, rispecchiano meglio i personali orientamenti.

Questa abitudine viene definita con la locuzione “cambio di casacca”, e dal marzo 2018, data di inizio legislatura, ad oggi questi cambi sono stati numerosi: un terzo dei deputati e senatori uscenti ha cambiato collocazione politica rispetto al momento dell’elezione.

Molti dei principali giornali nazionali hanno riportato i dati sui cosiddetti “cambi di casacca” forniti da Open-Parlamento, un progetto della fondazione Open-Polis che raccoglie e monitora i dati ufficiali del Parlamento, e dei parlamentari che dall’inizio della legislatura (il 23 marzo 2018) al 4 agosto 2022, hanno cambiato gruppo parlamentare: 85 Senatori e 214 Deputati, per un totale di 299 parlamentari sui 945 totali, e sono stati ben 470 i cambi di casacca; in cinque anni un terzo dei parlamentari ha cambiato gruppo parlamentare.

E sono un centinaio i deputati e i senatori che hanno cambiato formazione politica anche più di una volta. Un gruppo molto folto del quale fanno parte anche alcuni dei protagonisti della attuale campagna elettorale, fra i quali i più noti Renato Brunetta, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, che lo hanno fatto in maniera palese, avendo lasciato FI, partito che hanno abbandonato dopo anni di militanza.

La XVIII legislatura, iniziata il 23 marzo 2018 ha avuto la durata di 4 anni e cinque mesi, ha visto in essere 3 Governi, il Conte 1 (M5S e Lega), poi il Conte 2 (M5S e PD), e infine il Governo Draghi (unità nazionale, tutti i maggiori partiti a supporto ad eccezione dalla estrema sinistra e di Fd’I).

In totale, infatti, i cambi di casacca nella legislatura corrente sono stati 449, quasi nove al mese nei quattro anni e quattro mesi dell’attuale legislatura.

Il numero è comunque inferiore rispetto a quello dell’ultima legislatura, quando i cambi erano stati 569, più di nove al mese in cinque anni e sette giorni.

Un gruppo nutrito, che occuperebbe più della metà degli scranni nelle nuove Camere e che vede tra le sue fila alcuni dei protagonisti dell’attuale campagna elettorale: dal leader di Iv (ora alleato di Azione), Matteo Renzi, che cinque anni fa correva con il Pd, a Luigi Di Maio, all’epoca uomo di punta (e poi capo politico) del M5S e ora alla guida di “Impegno civico”, fino alle attuali ministre Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, passate da Fi ad Azione, e a Vincenzo Spadafora, ministro pentastellato nel “Conte2” e ora in lizza per “I.C. – Impegno Civico”. Tra gli altri, a cambiare casacca in corsa è stato anche un altro dei leader di partito al centro della competizione elettorale: Gianluigi Paragone, eletto nei Cinque Stelle e ora alla guida di Italexit per l’Italia.

Anche con le Camere sciolte già da luglio e con le elezioni anticipate ormai alle porte, non si arrestano i cambi di casacca.

Questo continuo entrare e uscire da un Gruppo non è una cosa molto decorosa, ma le cose potrebbero cambiare con la riforma dei regolamenti interni di Camera e Senato, dettata principalmente dalla necessità di adeguarli alla riforma del taglio dei parlamentari approvata nel 2019.

La Camera e il Senato stanno inserendo alcune norme che puntano a limitare il fenomeno del cosiddetto “trasformismo parlamentare”.

Alcune di queste misure prevedono, per esempio, di modificare i criteri in base ai quali vengono ripartiti i fondi tra i vari gruppi, e di far decadere da alcuni incarichi i parlamentari che decidono di cambiare gruppo.

Chi è interessato a leggere quanto è stato esteso il fenomeno, e quanti sono stati i “pendolari” può proseguire nella lettura: e buon divertimento.

Vediamo ora il “report” del fenomeno.

Dal M5S ci sono state oltre 170 uscite.

Ben 306 deputati e senatori hanno cambiato casacca.

In totale i passaggi da un Gruppo all’altro hanno raggiunto quota 468.

Non si tratta di un record assoluto, perché nella XVII legislatura (2013-2018- governi Letta, Renzi, Gentiloni) gli “spostamenti” erano stati 569 con il coinvolgimento di 348 parlamentari.

A metà settembre, quindi pochi giorni fa, è finita sotto la luce dei riflettori un’altra decina di transfughi. Alla Camera Antonio Lombardo ha lasciato “Insieme per il futuro” per passare al Gruppo Misto. Da Forza Italia sono poi usciti, per approdare pure al “Misto”, Antonio Pentangelo, Vincenzo Labriola, Veronica Giannone e Matteo Dall’Osso, ex M5S, entrato circa un anno fa nella formazione guidata da Silvio Berlusconi.

Stesso percorso per la “dimaiana” Margherita Del Sesto e per l’ex capogruppo del Carroccio Francesco Zicchieri, già protagonista di una breve permanenza nel gruppo di Italia Viva.

Con l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale del 25 settembre cresce l’appeal del gruppo di Fd’I, data in testa in tutti i sondaggi.

In Parlamento gli ultimi a bussare alla porta di Giorgia Meloni sono stati Felice Maurizio d’Ettore dal Gruppo Misto, Dario Bond da Fi, e Gianfranco Di Sarno dal M5S.

Tra le uscite dai gruppi di appartenenza degli ultimi mesi anche quelle per confluire nel “Misto” (da Fi) del ministro della Pa, Renato Brunetta, e del ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà (dal M5S), ma entrambi non si sono ricandidati il prossimo Parlamento.

La prima vera ondata prese forma alla fine dell’estate del 2019, al momento del passaggio dal “Conte1” al “Conte 2”, con 51 ricollocazioni all’interno dei Gruppi, dovute in gran parte allo strappo di Matteo Renzi con il Pd, che portò alla nascita del Gruppo di Italia viva (in origine 25 deputati e 15 senatori).

In parallelo all’approdo, all’inizio del 2021, di Mario Draghi a Palazzo Chigi ci sono poi stati oltre 40 spostamenti tra i gruppi, saliti a 95 nei tre mesi successivi; altri 31 cambi di Gruppo hanno caratterizzato la partita per il Quirinale agli albori del 2022.

L’ultimo grande scossone nelle Aule parlamentari lo ha dato la scissione estiva nel Movimento Cinque Stelle, con la creazione da parte di Luigi Di Maio del Gruppo “Insieme per il futuro” nel quale sono originariamente confluiti 52 tra deputati e senatori ex 5Stelle.

Il Gruppo che ha patito l’emorragia più importante di parlamentari è quello del M5S. All’inizio di settembre dalla formazione guidata ora da Giuseppe Conte risultavano usciti 173 parlamentari. Ma, considerando due nuovi ingressi, il saldo era di -171.

Negativo anche il saldo, tra entrate e uscite, di Forza Italia (-52), così come quello del Pd (-30).

Sono un centinaio i parlamentari che hanno cambiato Gruppo più volte: sempre all’inizio di questo mese di settembre 2022 erano ben 99, tra deputati e senatori, che avevano cambiato Gruppo più di una volta. Ma l’asticella si è già ulteriormente alzata oltre quota 100 per effetto degli ultimissimi spostamenti: quattordici parlamentari hanno addirittura effettuato ben 4 cambi di gruppo.

Complessivamente, il gruppo che ha perso il maggior numero di parlamentari dall’inizio della legislatura è il M5S, che è passato da 331 a 159 rappresentanti: più del 50 per cento in meno. In particolare, il partito oggi guidato da Giuseppe Conte ha perso 46 senatori e 124 deputati, mentre ne ha guadagnati due.

Il secondo gruppo ad aver perso il maggior numero di parlamentari è Forza Italia, che al momento conta 43 rappresentanti in meno rispetto all’inizio della legislatura (31 deputati e 12 senatori), e il terzo è il Partito democratico, con un calo complessivo di 29 rappresentanti (16 deputati e 13 senatori).

Da marzo 2018 a oggi Fi ha però guadagnato 12 parlamentari (e ne ha persi 55), e il Pd 14 (perdendone 43).

Tra i gruppi che invece hanno al momento un numero di parlamentari più alto rispetto al 2018 troviamo in prima posizione il gruppo Misto, che dai 48 iscritti iniziali oggi ne conta 141 tra Camera e Senato. In totale, il Misto –che nelle due camere raggruppa diverse forze politiche, da Azione ad Alternativa, e da molti fuoriusciti dal M5s– ha perso 104 parlamentari, e ne ha guadagnati 197.

Il secondo gruppo ad aver guadagnato il maggior numero di parlamentari è “Insieme per il futuro”, il gruppo fondato da Di Maio in seguito alla scissione dal M5s. Questo non esisteva all’inizio della legislatura, e oggi conta 64 esponenti tra deputati (53) e senatori (11).

Al terzo posto troviamo “Italia viva” di Matteo Renzi, anche questo fondato dopo l’inizio della legislatura, che oggi conta 47 parlamentari tra Camera e Senato.

Oltre al Misto, tra i gruppi che erano presenti già a marzo 2018 quello che ha guadagnato più parlamentari è stato Fratelli d’Italia, che oggi conta in totale nove esponenti in più, mentre ne ha perso soltanto uno.

I deputati e senatori con il record di passaggi sono i seguenti.

Al momento la deputata che ha cambiato più volte il gruppo di appartenenza in questa legislatura è Maria Teresa Baldini, con cinque cambi di gruppo, e oggi nella componente di Coraggio Italia del Gruppo Misto.

Intervistata da Pagella Politica, Baldini, 61 anni, ha rifiutato categoricamente di essere chiamata “trasformista”. «Sono un medico specialista in oncologia, un mio lavoro ce l’ho e faccio politica per i miei ideali, per proporre e non per avere un posto garantito in Parlamento», ha spiegato. Eletta con Fratelli d’Italia, Baldini è uscita dal gruppo nell’agosto 2020, dopo lo scoppio della pandemia da Covid-19: «Sono stata una delle prime deputate a indossare la mascherina, e questa decisione non è stata apprezzata dal mio gruppo», ha raccontato. Dopo un breve passaggio tra i non iscritti del Gruppo Misto, il 18 agosto 2020 ha aderito al gruppo di Forza Italia, che però ha lasciato nove mesi dopo, a maggio 2021, anche per la sua posizione a favore dell’obbligo vaccinale per i parlamentari. Baldini è passata dunque nel nuovo gruppo di Coraggio Italia, il nuovo partito di centrodestra fondato dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che però ha abbondonato a dicembre, quando è entrata nel gruppo di Italia viva. Infine, delusa anche dall’esperienza in Iv, il 13 luglio 2022 Baldini è tornata nel Gruppo Misto, nella componente di Coraggio Italia, che nel frattempo si era sciolto come gruppo parlamentare autonomo a causa dell’uscita di diversi deputati.

Per quanto riguarda il Senato, invece, il senatore che per ora ha cambiato casacca più volte è Giovanni Marilotti, con cinque cambi. Dopo essere stato eletto con il M5s, Marilotti è passato al Gruppo Misto, per poi transitare nel gruppo delle Autonomie, in quello del Movimento associativo degli italiani all’estero, poi di nuovo nel Gruppo Misto e infine in quello del Partito democratico.

Poco sotto Marilotti, al momento ci sono 11 senatori che hanno cambiato gruppo quattro volte. Curiosità: la maggior parte di questi (nove) sono ora iscritti al gruppo “Uniti per la costituzione – Cal”, che raccoglie una serie di partiti minori, dall’Italia dei valori al Partito comunista di Marco Rizzo.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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