scritto da Nino Maiorino - 05 Gennaio 2023 07:21

Stangata sulle famiglie: aumenta tutto

Le previsioni per le prossime settimane sono nerissime.

Era previsto, purtroppo si è verificato; i prezzi di benzina e diesel, tornano a due euro al litro.

Con l’inizio del 2023 è arrivato il temuto aumento del prezzo dei carburanti. Nei prossimi giorni potrebbe confermarsi il trend rialzista del petrolio: si torna ai 2 euro a litro?

Con la fine degli sconti sulle accise, aboliti dal governo Meloni, il prezzo di benzina e diesel è salito da un giorno all’altro.

La media dei prezzi della benzina, così, torna a viaggiare sugli 1,7 euro al litro, mentre il diesel è a 1,8. Nelle prossime settimane gli analisti parlano di un valore del petrolio sui mercati internazionali che tendenzialmente non scenderà. Anzi, potrebbe continuare il trend rialzista per l’aumento della domanda.

Già a inizio dicembre, con la riduzione dello sconto sulle accise, il carburante era salito di 12,2 centesimi al litro; poi a fine dicembre, per dinamiche di mercato, c’è stato un aumento di 2 centesimi al litro, che si somma ora alla cancellazione totale dello sconto. Così rispetto al 30 dicembre la benzina ora costa 20 centesimi in più al litro, con un pieno che pesa quasi 10 euro aggiuntivi, un aggravio rilevante.

In questo modo il prezzo del carburante si avvicina pericolosamente alla soglia dei 2 euro al litro e in alcuni casi l’ha superata, come è già avvenuto in qualche distributore, soprattutto per il servito.

Secondo i dati comunicati all’Osservatorio prezzi del Ministero dello Sviluppo economico ed elaborati da Staffetta Quotidiana il prezzo medio della benzina in Italia al self service è ora di 1,732 euro al litro (compagnie 1,730, pompe bianche 1,738), mentre per il servito si arriva a 1,891 euro al litro (compagnie 1,918, pompe bianche 1,820);

Quanto al diesel il prezzo medio del self service è a 1,794 euro al litro (1,791, pompe bianche 1,803), mentre il servito è pericolosamente vicino ai due euro, precisamente 1,953 euro al litro (compagnie 1,979, pompe bianche 1,884).

Infine il prezzo medio del Gpl servito è 0,780 euro al litro.

Secondo il Codacons l’aumento del costo carburanti comporterà per gli automobilisti una spesa aggiuntiva di 9,15 euro per ogni pieno, mentre complessivamente il rincaro sarà di 219,6 euro in più all’anno.

In alcune zone d’Italia, poiil prezzo della benzina è già tornato sui 2 euro al litro e in alcuni casi lo ha addirittura superato, soprattutto per il servito, specialmente sulle autostrade.

Ma c’è il rischio che ciò avvenga in tutti i distributori.

In questo 2023 la maggior parte degli analisti prevede un prezzo del petrolio sui mercati internazionali stabile o al rialzo.

Il “Wti-West Texas Intermediate” partirà sopra gli 80 dollari al barile, il “Brentpetrolio estratto dal sottosuolo del Mare del Nord”, sopra gli 85, dopo un 2022 caratterizzato prima da rialzi importanti e poi da una decisa discesa in estate e in autunno.

Salvo sorprese, quindi, per il Wti è possibile che nelle prossime settimane il prezzo salga a  85 dollari al barile: in questo caso si vedrebbero ulteriori rialzi sul prezzo di benzina e diesel, che liporterà entrambi sopra gli 1,8 euro al litro di media.

Insomma, Meloni aveva vinto la scommessa a inizio dicembre di alzare le accise sfruttando un trend di mercato al ribasso del prezzo del petrolio. Così, dopo venti giorni, il prezzo era tornato sostanzialmente uguale. Ora, però, le cose sono diverse e gli effetti sono già ben visibili.

Quanto alle previsioni di medio-lungo termine, per gli analisti finanziari, per il 2023 prevalgono nettamente le ipotesi rialziste.

Solo Citi è tra i pochi a prevedere un trend stabile o leggermente al ribasso; per JpMorgan, invece, il Brent salirà sui 90 dollari al barile. Gli analisti di Opisprevedono 90 dollari al barile per il Wti e 95-96 dollari per il Brent.

Quelli di Goldman Sachs e Bank of America vanno oltre, parlando di possibile valore a tre cifre, cioè vicino ai 100 dollari al barile per entrambi gli indici.

Infine la più indipendente Banca Mondiale parla di un petrolio sopra ai 90 dollari al barile.

Tutto questo, quindi, a fronte di accise su benzina e diesel tornate a pieno regime, potrebbe portare i carburanti sui 2 euro al litro, o addirittura oltre.

A sparigliare le carte, però, potrebbero essere le mosse dell’Opec+.

L’Opec+, o Opec Plus, è la Organizzazione dei paesi produttori che negli anni ’70 sconvolse il mercato mondiale del petrolio, con un obiettivo, oggi, apparentemente opposto: stabilizzare i prezzi dell’oro nero attraverso il controllo delle quote di produzione.

Di essa fanno parte tredici Stati: Algeria, Angola, Arabia Saudita, Guinea Equatoriale, Emirati Arabi Uniti, Gabon, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Rep. del Congo, Venezuela.

I produttori di petrolio, che controllano l’offerta di greggio, potrebbero organizzarsi per mantenere i mercati in equilibrio durante l’anno, oppure agire in maniera più forte, magari impauriti da cambiamenti improvvisi negli ordini geopolitici mondiali.

In tal senso gli sviluppi della guerra in Ucraina e le relative sanzioni alla Russia, che colpiscono anche il petrolio, potrebbero risultare decisivi per stravolgere le previsioni degli analisti, in meglio o in peggio.

Circa l’eliminazione del taglio alle accise sui carburanti, Assoutenti stima un aggravio di spesa in media pari a +366 euro annui a famiglia e Staffetta quotidiana fa notare che il costo di benzina e gasolio è salito notevolmente rispetto al 30 dicembre.

“Sui trasporti gli italiani andranno incontro ad una vera e propria stangata nel corso del 2023,afferma Furio Truzzi, Presidente di Assoutenti. La cosa peggiore è che si tratta di rincari del tutto ingiusti, con i consumatori chiamati a pagare il conto della crisi economica in atto. La scelta del governo Meloni di non prorogare il taglio delle accise è sbagliata, perché gli aumenti dei listini alla pompa produrranno rincari a cascata per beni e servizi in tutti i settori”.

L’unico a beneficiare dell’aumento dei carburanti sarà lo Stato, per il quale il risparmio è notevole. La misura era infatti molto costosa: quando lo sconto era di 30 centesimi, dal 22 marzo al 30 novembre, l’esborso è stato di circa 7,3 miliardi di euro.

Senza contare che il taglio delle accise era indiscriminato, andando a beneficio di tutti i consumatori, indipendentemente dal reddito.

Va detto però che i prezzi di benzina e diesel sono scesi notevolmente negli ultimi mesi grazie al calo delle quotazioni di petrolio e derivati sui mercati internazionali.

Una discesa che ha più che compensato il successivo aumento delle accise.

La benzina era ai minimi da un anno e mezzo. Secondo le rilevazioni settimanali del ministero dell’Ambiente, tra il 19 e il 25 dicembre il prezzo medio nazionale della verde è sceso a 1,625 euro al litro, un valore che non vedeva da giugno del 2021. Il diesel è invece arrivato a 1,689 euro, ovvero al livello più basso dal 31 gennaio 2022.

Ma l’aumento del prezzo dei carburanti non è il solo à gravare sulle nostre tasche, giacché gli fanno buona compagnia anche i rincari dei pedaggi autostradali e dei biglietti di bus e metro.

I pedaggi autostradali sono aumentati, dall’ 1 gennaio 2023, del 2%, con l’aggiunta di un altro 1,34% dal primo luglio prossimo.

In base alle elaborazioni di Assoutenti, per andare da Roma-Sud a Milano-Ovest, ad esempio, il pedaggio sale dai 46,5 euro del 2022 agli attuali 47,3 euro, per poi raggiungere 48 euro a luglio, con un aumento di 1,5 euro. Da Napoli-nord a Milano si spendevano lo scorso anno 58,6 euro, ora servono 59,7 euro e da luglio prossimo 60,5 euro. Per andare da Bologna a Taranto la spesa sale da 55,1 euro a 56,1 euro e da luglio a 56,9 euro.

Riteniamo che l’aumento dei prezzi dei carburanti e dei pedaggi autostradali influirà sul costo dei trasporti di beni che, ovviamente, i trasportatori dovranno recuperare; per cui, alla fine, i prodotti costeranno di più.

Oltre all’aumento dei carburanti e dei pedaggi, da inizio gennaio sono aumentati anche i prezzi del trasporto pubblico, bus e metro.

A Napoli il biglietto del trasporto pubblico è già salito da qualche mese da 1 euro a 1,20 euro; a Milano il biglietto dal 9 gennaio costerà 2,20 euro, con un aumento di 20 centesimi. A Parma l’aumento è di 10 centesimi con il costo del biglietto di corsa semplice che passa da 1,50 euro a 1,60 euro.  A Ferrara il costo dei bus passa da 1,30 a 1,50 euro, mentre a Foggia dal prossimo marzo il biglietto semplice costerà 1 euro (+10 cent). A Roma il rincaro più notevole: da agosto 2023 il prezzo schizzerà dall’attuale  1,50 a 2 euro, con un aumento del 33%.

Il Codacons fornisce una stima del rincaro annuale: +2.435 euro a nucleo familiare, precisando che tale cifra non tiene conto dei possibili aumenti delle bollette di luce e gas.

Insomma, il Governo Meloni, invece di dare agli italiani il pacco con i regali di fine anno, ci ha regalato una bella stangata, una strategia assurda, perché da un lato fa pagare a tutti gli italiani questi aggravi, dall’altro beneficia gli evasori e i furbi con bollette arretrate, applicando loro percentuali irrisorie per more e ritardi.

E così non va bene.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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