Nel conflitto in corso tra la Russia, invasore, e l’Ucraina, invasa, stiamo assistendo, principalmente sulle reti televisive, ma anche sui social-media, a spettacoli incredibili, che, se non fosse per il rispetto che si deve alle vittime di questa guerra che Putin si ostina a definire fumosamente in altro modo, potremmo classificare farseschi.
E la cosa più incredibile è data dal comportamento di taluni giornalisti e inviati, presenti sugli scenari degli scontri ma anche nei programmi televisivi.
Qualcosa di simile purtroppo si è già visto nei due anni che hanno preceduto questa nuova tragedia, cioè durante la pandemia da covid-19, a seguito della quale si scatenarono, sia sulle Tv che sui social-media, diecine di “esperti”, veri e improvvisati, che propagarono a piene mani la loro competenza, la loro scienza, non sempre attenendosi effettivamente ai dati scientifici e epidemiologici, spesso divagando dalla oggettività e viaggiando a ruota libera nella tragedia, frastornando il già impaurito pubblico.
Con la non lieve differenza che allora il timore era dato dalla possibilità di contagio da parte del mortale virus, mentre oggi la paura è data da un conflitto armato che si è impantanato quasi ai nostri confini, e che continua senza che si intraveda una concreta possibilità di svolta, di una prima tregua alle azioni belliche, seguita da un cessate il fuoco, nonostante i numerosi tentativi che in tanti stanno facendo.
Ovviamente, in una epoca in cui tutto è spettacolo, e pure i morti e i cadaveri maciullati fanno scena, sembra normale che giornalisti e inviati coraggiosi si rechino, a rischio della propria incolumità, sui luoghi martoriati; uno di essi è Massimo Giletti de La7, che già due volte ha fatto trasmissioni in diretta dall’Ucraina, uno che in questa fase sta degnamente rappresentando la nostra categoria, e non è il solo.
Tutti degni di rispetto e di grande considerazione, ma poi ci sono quelli che alla guerra partecipano sprofondati in comode poltrone nei vari studi televisivi che quasi incessantemente ci martellano con notizie e commenti, supportati da militari di alto grado, quasi sempre in pensione, i quali spesso ci parlano di strategia, tattica, e si lasciano andare a previsioni che alla fine risultano quasi sempre sballate.
Ma, visto che in tattica e strategia non siamo ferrati, ma qualcosa il nostro mestiere di cronisti e osservatori ci ha insegnato, lasciamo perdere gli esperti e limitiamoci ad esaminare i comportamenti e gli atteggiamenti dei colleghi, quasi sempre ben supportati da personaggi politici di varie estrazioni, tanti dei quali straparlano, spesso senza farsi capire.
La puntata di domenica 3 aprile di “non è l’Arena” di Giletti, condotta dallo stesso da Odessa, è stato uno dei classici esempi, un campionario di giornalisti e personaggi politici contornati da semisconosciuti commentatori di vari orientamenti, taluni filo-russi, altri filo-ucraini, con il supporto di alcuni filo-non si è capito cosa, perché non facevano ben comprendere dove volessero andare a parare.
C’era, ad esempio, una filo-Putin, che quando attaccava a parlare non la smetteva più e pure quando parlavano altri interveniva accavallandosi senza far capire niente, e, giacché in alcuni momenti lo studio televisivo sembrava diventato un pollaio, qualcuno bene ha fatto a chiamarla “gallina”.
Poi c’era un altro pseudo esperto che, abbigliato da pacifista, pretendeva di fermare la guerra con la diplomazia, ma non si è capito bene in che modo.
E considerando che di diplomazia stanno parlando da settimane personaggi di alto profilo dell’UE, dei vari paesi membri, e pure Presidenti di stati influenti, in verità senza grandi risultati, il pseudo esperto in diplomazia su La7 ha fatto solo scena senza dire niente.
A proposito di diplomazia, i personaggi di alto profilo ai quali abbiamo poc’anzi accennato quanto meno si stanno impegnando nell’avviare un dialogo e, fortunatamente, sembra che ci stiano riuscendo se è vero, come sembra, che finalmente l’ucraino Zelensky abbia fissato le sue condizioni, che sembrano non dispiacere ai russi; staremo a vedere.
Quello che non si è riuscito a comprendere è come il pacifista in tv intendesse fermare il conflitto, tutte le teorie sono belle e benvenute, è sul lato pratico che falliscono, specialmente se chi le enuncia non porta un vero contributo fatto non solo di fumose idee.
Comunque costui è in buona compagnia, giacché nei giorni scorsi è stato preceduto da altri che non sappiamo come definire.
Una di quella che ha maggiormente colpito l’opinione pubblica è stata la giornalista della Tv russa, Marina Ovajannikova, la quale, durante la trasmissione del telegiornale, si è presentata alle spalle della giornalista che stava trasmettendo il notiziario esibendo un cartello contro la guerra.
Evidentemente non ha ricordato che nella “democratica” Russia la democrazia non è mai stato un elemento concreto perché, oltre a parlarne di tanto in tanto, sembra che mai abbia brillato; e ora meno che mai.
Ci chiediamo, ma come le è venuto in testa?
Non è che non sia legittimo che una giornalista russa non approvi la feroce guerra che Putin ha scatenato in Ucraina, dopo di che cosa si aspettava: che la premiassero? che le mandassero fasci di fiori? che magari le conferissero un premio?
Ora sembra che si lamenti perché, oltre ad aver subito una pesante multa, verrà processata, e certamente condannata, e rischia parecchi anni di carcere; ma vien da chiedersi: benedetta ragazza, ma come t’è venuta questa brillante idea? E se pure fossi stata spinta da un irresistibile e insopprimibile desiderio di contestare lo Zar Putin, avresti dovuto tenere pronto un biglietto aereo per espatriare immediatamente.
Altri sono i paesi che censurano ma la cosa finisce lì, come, ad esempio, qui in Italia col caso di Alessandro Orsini, docente della Luiss in Sociologia e Scienze politiche, il quale, nonostante il linguaggio abbastanza ostico col quale si esprime, essendo stato considerato filo-putiniano (sembra sia stato lodato da Putin), è stato licenziato dalla Rai, con la quale aveva un contratto di consulenza, e la cosa è finita lì, anzi quel licenziamento, da tutti condannato, gli ha fatto pubblicità, tant’è che altre emittenti ora se lo contendono a suon di bigliettoni.
Cosa vogliamo dire? Che una persona di media intelligenza deve sapersi misurare con la realtà nella quale vive e trarne le conseguenze: a meno che non sia un masochista, o una novella Giovanna D’Arco.